Il sesto episodio di La Confessione rivela che per la chiesa italiana i reati sessuali dei suoi sacerdoti si possono cancellare con il denaro. Il prezzo è 25 mila euro, una cifra ricorrente in molti casi simili. Il denaro si prende dai fondi della Caritas, quelli che i fedeli donano per aiutare i poveri.
E’ una puntata importante, perché si parla di soldi, e in particolare di come vengono usati quelli dell’otto per mille, cioè risorse che la Chiesa italiana ottiene dai contribuenti attraverso le dichiarazioni dei redditi.
Nessuno, negli spot televisivi che sollecitano a destinare quella quota dell’Irpef alla Chiesa cattolica, ha mai spiegato che tali risorse possono essere usate anche per pagare avvocati, debiti e mantenere in esilio i preti accusati di abusi sessuali che dunque hanno difficoltà economiche.
E’ quello che è successo nella diocesi di piazza Armerina, come sentirete nella puntata numero 6, Il prezzo della santità.
Come segnala Elia Acciai in questa analisi per lavoce.info, il numero di contribuenti italiani che sceglie di destinare le risorse alla Chiesa tende lentamente a ridursi, mentre aumenta quello di chi destina la quota allo Stato.
Che in tanti inizino a preferire pagare le tasse allo Stato invece che destinarle alla Chiesa dovrebbe far riflettere parecchio Vaticano e Conferenza episcopale.
Non mi risulta che il vescovo Rosario Gisana debba rendere conto a nessuno di preciso di come usa tutti quei soldi.
Oltre 2,5 milioni, che bastano e avanzano per pagare anche certi debitucci dei preti accusati come Rugolo, ma non per risarcire le vittime, visto che i soldi che il vescovo vuole dare ad Antonio propone di prenderli non dalle casse della diocesi, ma di toglierli ai poveri assistiti dalla Caritas.
Stefano Feltri
Il sesto episodio di La Confessione rivela che per la chiesa italiana i reati sessuali dei suoi sacerdoti si possono cancellare con il denaro. Il prezzo è 25 mila euro, una cifra ricorrente in molti casi simili. Il denaro si prende dai fondi della Caritas, quelli che i fedeli donano per aiutare i poveri.
Per il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana è giusto usarli per offrirli ad Antonio Messina, vittima degli abusi del sacerdote Giuseppe Rugolo, in cambio del silenzio.
Nel frattempo preleva 50 mila euro dai suoi fondi 8 per mille (oltre un milione di euro all'anno per la sola diocesi di Piazza Armerina) e li dà a Rugolo per fare fronte al pagamento degli avvocati, di vecchi debiti del padre e dei costi dell'esilio a Ferrara.
E' il punto più oscuro della storia che La Confessione racconta.
Il 5 ottobre 2019, quando Antonio Messina sta già chiedendo giustizia alla Chiesa da 5 anni, Gisana annuncia ai suoi genitori che il sacerdote abusatore, "non degno di guidare la parrocchia di san Cataldo", andrà via da Enna e non vi tornerà più, e che il vescovo lascerà un'ammonizione scritta in modo che anche i suoi successori siano informati della pericolosità di Rugolo.
Un mese e mezzo dopo, con una inspiegabile capriola, Gisana convoca i Messina e dice loro che Rugolo tornerà in sella dopo due anni perché la parrocchia di San Cataldo senza di lui andrebbe allo sfascio, e che loro devono accontentarsi di 25 mila euro (che non hanno mai chiesto) firmando un impegno al silenzio. I genitori di Antonio rifiutano e lo mandano al diavolo, dicendogli che non si vedranno mai più. "Magari per strada", sibila cinicamente Gisana.
Mentre i Messina padre e madre gli dicono che a loro non interessano i soldi, Gisana (difeso a spada tratta da papa Francesco come "un uomo giusto ingiustamente accusato") andrà in giro ad accusarli di un tentativo di estorsione.
Giorgio Meletti
2024-05-02 08:01:00
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