Una lunga intervista in cui il giudice Di Matteo parla del processo Trattativa, di come con un “Colpo di spugna” (citando il suo ultimo libro) siano stati cancellati decine di migliaia di pagine di motivazione di sentenza di primo e secondo grado dello stesso processo. Specifica pure quale era l’ipotesi di reato:
“Noi avevamo contestato il reato di minaccia aggravata a corpo politico dello Stato. Ai mafiosi avevamo contestato una diretta minaccia a suon di bombe nel biennio ’92-’94: Cosa Nostra metteva le bombe per ottenere certi scopi, per ottenere dalla politica favori. Agli ufficiali dei carabinieri e ai politici lo avevamo contestato sotto forma di concorso perché avevano fatto da cinghia di trasmissione tre le richieste mafiose e i tre diversi governi che si erano succeduti in quel periodo: il governo Amato, il governo Ciampi e il primo governo Berlusconi.”
Il magistrato ha parlato pure del pericolo che si sta correndo in Italia con le varie riforme della giustizia che si sono approvate negli ultimi anni e di come siano stati importanti le indagini partite con un ipotesi di corruzione o abuso d’ufficio, reati che in parte sono già stati ridimensionati o che si ha la voglia di eliminare:
“Sono molto preoccupato per alcune riforme del governo che sono in discussione in questo momento, alcune sono state anche già approvate. Indeboliscono moltissimo sia a livello processuale che sostanziale la lotta al sistema corruttivo. Sono molto preoccupato perché indebolire la lotta al sistema corruttivo significa indebolire anche la lotta alla mafia perché mai come in questi anni corruzione e mafia devono essere visti come fenomeni completamente distinti e separati. Anzi, stanno diventando sempre più due facce della stessa medaglia criminale. Non considero esatto il ragionamento, che spesso viene sbandierato da tutti i fautori delle riforme, in cui si sostiene che non si indebolirà la lotta alla mafia.”
Inoltre ha parlato di come lo Stato stia tradendo il sogno di Falcone:
“Il sogno di Giovanni Falcone, quello di una politica che rifiutasse qualsiasi tipo di rapporto con la mafia, è ancora molto lontano dal potersi dire realizzato. Mi trovo a pensare che forse questo Paese nei fatti sta tradendo il giudice”.
immagine di copertina dall’archivio di WordNews.it
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«Credo che l’opinione pubblica abbia non soltanto il diritto ma, oserei dire, il dovere di essere informata sui processi che sono stati celebrati e che non vengono raccontati dalla grande stampa. L’opinione pubblica deve essere informata e chi ha un ruolo all’interno dello Stato, della magistratura e delle forze di polizia, ha il dovere di non fermarsi.»
Nino Di Matteo
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