La riforma sull’autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perché?
L’immagine del voto finale alla Camera, con tutte le opposizioni che alzano il tricolore cantando l’Inno mentre i parlamentari della Lega agitano i propri i vessilli regionali, fa emergere chiaramente l’obiettivo politico del partito guidato da Matteo Salvini: issare una bandierina elettorale sulla pelle degli italiani. Sono contrario a questa proposta perché rischia di acuire le diseguaglianze e i gravi problemi già esistenti nel nostro Paese. E non siamo solo noi parlamentari che abbiamo votato contro a pensarlo, se in dieci giorni dall’apertura della possibilità di sottoscrivere il referendum abrogativo siano già state raccolte più di 500 mila firme e in tutta Italia, al Sud e anche al Nord nonostante il caldo d’agosto e la fila ai banchetti per firmare.
Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?
Si tratta di una riforma sbagliata, che, non solo fotografa e accresce le attuali diseguaglianze che dividono in due il Paese, tra cittadini di serie A, che si possono permettere di pagare di tasca propria i servizi, e cittadini di serie B. condannati a un destino diverso solo per la famiglia o la città in cui sono nati, ma rischia anche di mettere in discussione la coesione e la competitività dell’intero Paese. la Legge Calderoli non conviene al Nord e non conviene al Sud: come sarà possibile far competere il nostro Paese nel mondo con politiche energetiche differenti per ogni regione? Per non parlare di quello che accadrà al nostro sistema sanitario nazionale e al sistema scolastico.
C’è chi dice che per primi, questa legge, l’ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?
Se così fosse, vorrebbe dire che il Governo più a destra della Storia della Repubblica ha come obiettivo quello di completare le riforme sbagliate avviate dal Centrosinistra? Chiaramente si tratta di una forzatura. Non si possono paragonare due stagioni politiche assolutamente diverse. L’unica cosa vera è che questa riforma non interviene sulla Costituzione ma a Costituzione vigente. Ma opera nel modo sbagliato. La vera ferita aperta nel paese è quella di garantire a tutte e a tutti gli stessi Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), e farlo mettendoci risorse concrete. Senza non possiamo parlare di autonomia, ma solo di differenziazione sempre più dilagante.
Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal Ddl di attuazione? Se no, perché?
Nell’articolo 116 c’è molto di più, inclusi gli anticorpi per evitare le distorsioni che posso farci precipitare indietro rispetto ai principi dell’unità nazionale. Nel Titolo V è indicato con chiarezza il fatto che le ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia possono essere attribuite solo nel pieno rispetto dei principi fondamentali della perequazione in favore dei territori con minore capacità fiscale, dello sviluppo e delle aree svantaggiate, della rimozione degli squilibri economici e sociali. L’esatto contrario di quello che sta facendo la Legge Calderoli.
Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?
Assolutamente no. Noi dall’opposizione sosteniamo un’agenda che mette al primo posto i veri bisogni delle cittadine e dei cittadini. Lo abbiamo fatto col salario minimo per offrire una prospettiva a milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, lo abbiamo fatto con la proposta a prima firma della Segretaria Schlein sulla sanità pubblica per ridurre davvero le liste d’attesa e migliorare le condizioni di lavoro dei medici, lo stiamo facendo con la battaglia per il trasporto pubblico locale, l’emergenza mobilità che questo Governo nega. È la destra che pensa solo a restare al potere e per farlo va avanti tra ricatti reciproci con riforme dannose come questa.
Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull’autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?
I sindaci sono in prima linea per risolvere i problemi dei cittadini, vanno sempre ascoltati con attenzione a prescindere dalla loro tessera di partito. Questo governo invece preferisce usarli per fare scaricabarile delle proprie responsabilità o come bancomat attraverso una dissennata politica di tagli. Per non parlare poi del personale, abbiamo un milione di persone che da qui al 2033 andranno in pensione e non si riesce nemmeno a fare le proroghe e gli scorrimenti delle graduatorie necessari ad assumere tutte le persone che hanno già superato un concorso. Se il Governo Meloni cominciasse a tenere conto del grido di dolore dei primi cittadini di destra verso alcune scelte incomprensibili che sta compiendo, farebbe meno errori ed orrori.
Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c’è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c’è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d’Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perché?
Molto difficile spaccarsi sui LEP. La spaccatura, in realtà, è tra chi dice che finalmente, grazie a questo disegno di legge verranno determinati i LEP e chi, invece, come il Partito Democratico, ritiene – come ripete sempre il nostro Responsabile Coesione territoriale, Sud e aree interne Marco Sarracino, che sta guidando la nostra mobilitazione -che con questa legge il tema non sia quello di determinare i LEP ma di garantirli. Abbiamo chiesto più volte queste cose a Calderoli, da dove avrebbero preso i soldi, dato che questa è una legge ad invarianza finanziaria. Il Ministro per molti mesi non ci ha risposto, sin quando in un Question Time ha detto di non avere la più pallida idea di quanto potranno costare i Livelli Essenziali delle Prestazioni.
C’è chi afferma, però, che con l’autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno…
Uno studio dell’Università Cattolica di Milano ha dimostrato che l’autonomia differenziata farà diminuire le risorse del bilancio dello Stato, causando anche la perdita di oltre 1,5 punti del PIL. Per questo noi diciamo che questa è una legge che fa male a tutto il Paese, ed in particolar modo alle imprese ed all’economia italiana.
Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?
Ovviamente no. Oggi, per quel che riguarda le differenze tra Nord e Sud, noi viviamo in un Paese nel quale lo Stato spende 19 mila euro circa all’anno per un cittadino del Veneto e 13.500 per un cittadino della Calabria. Per cui, se oggi vogliamo accorciare quelle diseguaglianze, che hanno raggiunto livelli che sono inaccettabili dal punto di vista etico, dobbiamo investire di più in quelle regioni che fanno più fatica, perché la riduzione di quelle diseguaglianze può costruire non solo un Paese più giusto ma anche un Paese che sappia competere di più nel mondo.
Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro Paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?
La Legge Calderoli non solo legittima le diseguaglianze già esistenti tra le varie parti del nostro Paese, ma spezza l’idea stessa di Servizio Sanitario Nazionale universalistico, producendo una vera e propria desertificazione sanitaria di intere regioni. Siamo di fronte a una legge che è un vero pericolo per l’Italia e per i cittadini, soprattutto i più fragili e bisognosi di cure. Servirebbe, invece, come proposto dalla Legge Schlein, portare la spesa sanitaria al livello della media europea, in modo da consentire il rilancio delle politiche per il personale sanitario, la reale abolizione delle liste di attesa, l’erogazione uniforme dei Livelli Essenziali di Assistenza e l’accesso equo alle innovazioni.
Trova aspetti critici in questo Ddl? Se sì, quali e perché?
La riforma non affronta i veri problemi del Paese – dal dramma delle aree interne a quello delle periferie, alle carenze del trasporto pubblico locale – ma, in assenza di risorse, si basa sul concetto della spesa storica, alimentando la guerra tra poveri che stiamo già vedendo e che questa riforma può solo peggiorare. La Legge sull’autonomia differenziata voluta dal Governo è un atto antistorico che punta a spaccare il Paese e aumentare le disuguaglianze territoriali e sociali, compromettendo il futuro del Nord come quello del Sud.
A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?
Far guadagnare qualche voto in più alla Lega, ormai in perenne crisi di consensi, nell’ambito di uno scambio di potere tra le forze di maggioranza. La reazione di tutte le forze politiche, sociali, e sindacali, che si stanno mobilitando per abrogare la Legge sull’autonomia differenziata, dimostra, però, che la maggioranza degli italiani non ha alcuna voglia di pagarne il prezzo.
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