Ricordo una affermazione forte della Thatcher: “la società non esiste. Esistono gli individui”. In pratica negava valore a forme di associazionismo comunitario, anzi le combatteva ferocemente, affinché l’individuo fosse solo nella società.
Era questa una delle massime espressioni del neoliberismo che andava ad affermarsi, sostituendosi al Keynesismo, e che aveva come scopo finale che tutti gli individui dovessero competere tra di loro per accumulare sempre più soldi e potere.
L’individuo solo è la base portante del neoliberismo che mira ad una costante crescita economica. Questo individuo, tra l’altro, non deve mai essere contento e soddisfatto della propria posizione nella società ma deve costantemente competere per superare gli altri. Non è la felicità lo scopo del suo vivere. Questo individuo ha valore solo se è capace di produrre ricchezza. Nel momento in cui non ha più questa capacità viene emarginato, in assenza di vecchie organizzazioni sociali comunitarie.
Guardando la trasmissione di Iacona sulla solitudine pensavo proprio a questo. In Giappone molti anziani muoiono ed i loro cadaveri vengono rinvenuti dopo mesi nelle case. Esiste una struttura organizzata proprio per rimuovere questi cadaveri e sgombrare le case. Detto fenomeno non è solo giapponese ma è diffuso in tutte le società a stampo neoliberista.
A Milano il 55% dei nuclei familiari sono costituiti da un solo individuo. I nuovi quartieri costruiti a Milano sono, come descritto nella trasmissione, quasi del tutto privi di spazi comunitari e persino di negozi.
Le costruzioni devono far ricavare profitto e non si può sprecare spazio per creare spazi comunitari.
Lo scopo fondamentale degli individui che abitano questi quartieri è quello di lavorare per cui i bisogni primari vengono spesso risolti con Amazon o simili.
Poiché la solitudine si diffonde sempre più come problema sociale si cerca di dare risposte con robot o animali o creando quartieri per anziani o come un problema medico. Tutte forme queste che, senza mettere in discussione l’organizzazione sociale neoliberista, cercano di rendere produttivo anche questo problema, creando business.
Nonostante la crisi profonda del neoliberismo non ancora nasce e si afferma un’idea forte di rilocalizzazione dei mercati con la ricostruzione delle comunità. Questa sarebbe la vera risposta al problema sociale della solitudine ma non è affrontabile se non si mettono in discussione la visione di una economia in costante crescita che ha come valori dominanti l’accumulo di ricchezza e potere.
Forse è il momento di proporre un pensiero alternativo a questo neoliberismo decadente che, oltre a rischiare di portarci in una guerra rovinosa, genera solitudine.
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