La disuguaglianza, problema umano e morale, civile e sociale, ovunque si manifesti, esige certezze. La prima delle quali è che si ponga termine al dibattito sulle responsabilità del potere pubblico e di quello privato rispetto ai bisogni della gente. E’ necessario che il Paese, nel quale ci si azzuffa più spesso per i privilegi che per la soddisfazione dei bisogni, prenda coscienza che essa rappresenta ormai un’emergenza nazionale.
Le disuguaglianze non si risolvono con la filantropia, con uno stato sociale, malato di corruzione, burocratizzato e dalle tasche bucate, con proclami di fantapolitica, con un apparato legislativo elefantiaco che sforna troppe norme o troppo poche e uno giudiziario incapace di farle rispettare.
La società si aspetta biodiversità economica, giustizia, inclusione e politici competenti e affidabili. E grava sulla responsabilità collettiva il destino di povertà che sconterà la generazione a venire, condannata a scontare le incapacità e le stolte volontà di chi li ha preceduti, deliberatamente o incoscientemente volti a sostenere che, come affermava Hugo von Hofmannsthal “tutto ciò che è creduto esiste, e soltanto questo”.
Nel 2023 sono stati 4,9 milioni gli italiani – l’8,4% della popolazione over 16 – che non potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni. L’impossibilità di mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese ha riguardato invece 2,9 milioni di persone, cioè il 5,8% degli italiani sopra i sedici anni. Una crescita di un punto percentuale dei tassi di deprivazione materiale e sociale – 500mila persone per ciascun indice- rispetto al 2022 e un’inversione di tendenza dopo anni di calo. A salire del 40% sono anche gli aiuti alimentari distribuiti negli ultimi 5 anni. Sono i dati contenuti nel quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid, “I numeri della povertà alimentare in Italia a partire dalle statistiche ufficiali” (*) che analizza la povertà alimentare nel nostro Paese a partire dalla sua intensità, diffusione, distribuzione regionale. La povertà alimentare è un fenomeno multidimensionale influenzato da istruzione, condizioni abitative e accesso al mercato del lavoro e ha conseguenze materiali e psicologiche gravi su adulti e minori.
Torna a crescere la povertà alimentare. La deprivazione alimentare materiale significa l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni; quella sociale è il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. In Italia, tra il 2019 e il 2022, la deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%, un risultato a cui hanno contribuito le misure come il Reddito di cittadinanza introdotte a partire dal 2019. Tuttavia, nel 2023, la loro diffusione è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l’8,4% – 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni – per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% – 2,9 milioni di italiani. Ciascuna voce sale di circa 500mila unità: nel 2022 erano stati infatti 4,37 milioni (il 7,5% della popolazione con almeno 16 anni di età) per la deprivazione materiale, mentre erano 2,4 milioni (4,8%) per quella sociale. Tale peggioramento riflette la crescente vulnerabilità delle famiglie italiane, aggravata dall’erosione del potere d’acquisto e dall’insufficienza delle politiche adottate per contrastare il fenomeno. L’Italia si trova ancora sotto la media europea: la UE registra un’incidenza di deprivazione alimentare materiale pari al 9,5% e quella sociale del 7,8%.
In 5 anni +40% di aiuti alimentari in Italia. Tra il 2019 e il 2023, il numero di chi riceve aiuti alimentari FEAD (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari (dati Ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro). Tale incremento ha riguardato tutte le Regioni italiane ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia. Ad esempio, in Sicilia si regista un aumento del 70%, mentre in Lombardia l’aumento è stato più moderato (+25,3%) fattori come i criteri restrittivi di accesso, lo stigma sociale e le barriere logistiche possono portare a una sottostima del bisogno reale. A conferma di ciò, ad esempio, nel 2022 il 9,6% della popolazione viveva in povertà assoluta, ma solo il 4,9% riceveva aiuti alimentari. Tale divario tra povertà assoluta e quota di beneficiari del FEAD è più marcato al Nord, rispetto al Sud. Come in Piemonte dove a fronte di un 7,1% di persone che vivono in povertà assoluta, solo il 3,6% ha beneficiato del FEAD, avviene così anche in Lombardia e Veneto.
A guidare la classifica assoluta 2023 per aiuti distribuiti è Roma con 152.572 persone, segue Palermo con 115.796, al terzo posto Catania con 81.699; al quarto posto Napoli e i suoi 73.609 beneficiari, Milano è quinta con 62.157, Torino ha visto 49.713 persone chiedere pacchi alimentari, Genova poco sotto con 43.138, all’ottavo posto Reggio Calabria con 31.341, Firenze al nono con 21.452, infine Bologna al decimo con 20.195 persone.
Nel 2023, le città di Catania (27,4%), Reggio Calabria (18,5%) e Palermo (18,4%) presentano i tassi più elevati di beneficiari rispetto alla popolazione residente. Al contrario, nelle città del Centro-Nord, l’accesso agli aiuti alimentari appare meno consistente. Milano e Roma, sebbene presentino un numero assoluto elevato di beneficiari (rispettivamente oltre 62mila e 152mila), mostrano percentuali relativamente basse: il 4,5% e il 5,5% della popolazione residente. Venezia, con una percentuale di beneficiari del 3,1%, risulta la città con il tasso più basso tra quelle analizzate.
I dati analizzati pongono interrogativi sulla sostenibilità delle attuali politiche per la povertà alimentare, evidenziando l’urgenza di una revisione delle strategie di contrasto. L’aumento del 40% dei beneficiari del Fondo Europeo per gli Aiuti agli Indigenti e del Fondo Nazionale Indigenti registratosi negli ultimi cinque anni, pur non dando indicazioni sulla diffusione della povertà alimentare, riflette l’intensità del bisogno tra le persone in condizione di indigenza. Gli stessi dati del Ministero delle Politiche Sociali suggeriscono che l’aiuto alimentare non è sufficiente per affrontare efficacemente il fenomeno. È essenziale sviluppare strategie integrate che garantiscano accesso a cibo adeguato, nutriente e sicuro, rispondendo alle specifiche esigenze individuali.
E’ quanto mai urgente sviluppare un sistema di monitoraggio locale sulla povertà alimentare, che consideri non solo l’accessibilità economica al cibo ed è essenziale disporre di risultati della scala di esperienza di insicurezza alimentare (FIES[1]) disaggregati almeno a livello regionale, per consentire un’analisi più dettagliata dell’andamento e delle peculiarità del fenomeno dal punto di vista territoriale.
(*) I dati riportati emergono dal Report 2024 di ActionAid Italia “I numeri della povertà alimentare in Italia a partire dalle statistiche ufficiali”: https://actionaid-it.imgix.net/uploads/2024/10/Report_Poverta_Alimentare_2024.pdf
[1] La Food Insecurity Experience Scale (FIES) è una scala di misurazione della sicurezza alimentare individuale o familiare basata sull’esperienza. Il modulo di indagine FIES (FIES-SM) è composto da otto domande riguardanti l’accesso delle persone a un’alimentazione adeguata e può essere facilmente integrato in vari tipi di indagini sulla popolazione
Le domande FIES-SM si riferiscono alle esperienze del singolo intervistato o della sua famiglia nel suo complesso.