Giusy Rosato, sei la nuova Responsabile scuole e università dell’associazione Dioghenes APS. Cosa ti spinge a svolgere questo impegno?
Ho sempre ritenuto che un bravo insegnante debba essere in primo luogo un buon educatore. Vi è stato però un episodio, che mi ha ulteriormente incoraggiata a coniugare la mia ordinaria attività didattica di docente di Lettere con un impegno sempre più fattivo nell’ambito dell’Educazione alla Legalità. Era il 23 maggio 2023 e, come referente del CPL (Centro Promozione Legalità) Cremona, mi trovavo a Palermo per il viaggio della Legalità, organizzato dalla Fondazione Falcone, in occasione del 31° anniversario della strage di Capaci.
Quella mattina, l’incontro con il Giudice Pietro Grasso nell’Aula Bunker dell’Ucciardone è stato una pietra miliare nel mio percorso di discernimento sul da farsi in un momento di “crisi” di scelte professionali da operare (continuare la preparazione per il concorso a Preside?, presentare la candidatura per la vicepresidenza del mio Collegio universitario di Roma?, continuare l’insegnamento a Cremona, affiancato all’attività della scrittura, ai convegni, le conferenze, gli
eventi culturali e tutto ciò che riguardasse l’educazione alla Legalità?). L’aula del maxi processo, la cosiddetta “astronave verde”, pullulava di vita, fiducia, speranza in un futuro migliore: dall’efferatezza più violenta, dai misfatti più atroci riecheggiati tra quelle mura, dietro quelle 30 celle-gabbia, alla purezza di volti candidi e degli animi innocenti di centinaia di adolescenti, giovani studenti accompagnati dai loro insegnanti, che ascoltavano con attenzione,
coinvolgimento e trasporto la magistrale lezione dei giudici Giuseppe Ayala e Pietro Grasso.Ebbene, in particolar modo le parole del Giudice Grasso mi hanno scossa profondamente. La sua ferma fiducia nella Scuola come unica forma di antimafia sociale è risuonata per me quella mattina come conferma di una “chiamata”: continuare a vivere l’insegnamento come missione educativa! In quella luminosa mattina di maggio, a Palermo, piccola piccola con le mie fragilità nell’immensa “astronave verde” mi sono detta in cuor mio: “questo è sempre stato il mio destino!”. Quando ripenso a quella fiammella che, in conclusione della sua lectio magistralis, il giudice Grasso ha fatto
scaturire dall’accendino del giudice Giovanni Falcone, che custodisce gelosamente e porta sempre con sé, sento ancora i brividi scorrere lungo la schiena. Con il mio impegno attivo, con il mio lavoro serio e appassionato, voglio contribuire, per quanto mi sarà possibile, a tener sempre accesa quella fiamma-Luce di speranza in un rinnovamento delle coscienze, basato sul Sapere e sulla Cultura.
Da docente che riscontro trovi dagli alunni in merito alle tematiche di legalità e lotta alle mafie?
Se motivati, incoraggiati e accompagnati, gli alunni si lasciano coinvolgere con particolare entusiasmo e interesse nei percorsi di Educazione alla legalità, rivelando sensibilità e attenzioni talvolta difficili da riscontrare persino in molti adulti.
“La mafia teme più la scuola della giustizia. L’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. Con queste parole il giudice Nino Caponnetto che, dopo aver guidato il pool antimafia di Palermo tra il 1983 e il 1988, continuò il suo impegno incontrando i giovani in Italia per trasmettere loro il senso di una legalità che si fonda sulle scelte quotidiane, ci richiama a una dimensione profonda, irrinunciabile dell’educazione, che non è una questione di parole, ma di responsabilità. Responsabilità e conoscenza: ecco le due anime del processo formativo! Proprio queste due anime
intrecciate guidano le nostre proposte educative e formative ai giovani che ci vengono affidati in un una fase così delicata del loro percorso di crescita.E proprio queste due anime hanno guidato, ad esempio, il Viaggio della Legalità 2024 a Palermo per due classi del mio Liceo. Un’esperienza densa, intensa, ricca e arricchente sotto diversi profili: umano, professionale, culturale, sociale. Un’esperienza estremamente interessante, coinvolgente, appassionante, commovente per alcuni tratti, emotivamente forte tra le tessere preziose di un mosaico: Cinisi, Capaci, Palermo, Brancaccio, Partinico, Portella della Ginestra, Corleone. Grandi emozioni e commozione negli uffici dei Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino all’interno del Bunkerino, nel Palazzo di Giustizia di Palermo, con il GIP dott. Lirio Conti e il Presidente dello stesso Tribunale, il Giudice Piergiorgio Morosini.
Paolo Borsellino affermava: “La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Far sentire la bellezza del fresco profumo di libertà: è questo ciò che cerchiamo di fare ogni giorno con i nostri studenti e le nostre studentesse, sensibilizzandoli e appassionandoli alle tematiche di legalità e lotta alle mafie, grazie ad incontri-testimonianza significativi con attivisti, giornalisti d’inchiesta, magistrati, rappresentanti delle FF.OO, collaborando attivamente con Libera e il Gruppo Abele, aderendo a progetti regionali e nazionali di Educazione alla cittadinanza attiva, sviluppando le progettualità dei CPL, accogliendo le proposte di Enti e Istituzioni locali e non,
replicando da anni il progetto “Legalità: cornice che orienta e protegge giovani e adulti”, suddiviso in tematiche diverse a seconda degli anni di corso, in sinergia con la Prefettura, la Questura, la Polizia (postale e stradale), i Carabinieri, a sottolineare l’importanza della rete ai fini di una quanto più efficace possibile “comunità educante”.
Siamo arrivati alla terza edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo. Per chi ancora non lo conoscesse cosa è il Premio Nazionale Lea Garofalo? Che obiettivi ha? E a chi è rivolto?
L’Associazione Antimafie e Antiusura Dioghenes APS vuole tenere viva la memoria nei confronti di Lea Garofalo, “la fimmina calabrese” massacrata e bruciata in un bidone dalla ‘ndrangheta a Milano il 24 novembre del 2009, attraverso il coinvolgimento degli studenti delle scuole italiane (di ogni ordine e grado), delle Università, dei centri di formazione professionale, dei centri di aggregazione giovanile, e con l’individuazione di personalità (“Testimoni” del nostro tempo) che si sono distinte per la loro professione e il loro impegno, dando un contributo fattivo alla lotta alle mafie e al contrasto della mentalità mafiosa.
Con il Premio Nazionale dedicato a Lea Garofalo, si intende valorizzare, attraverso le diverse competenze degli alunni delle Scuole italiane, i temi legati all’educazione alla legalità, all’inclusione sociale e culturale.
Le modalità plurime con cui si può partecipare al Premio – elaborato scritto, fumetto, opera pittorica, video-intervista, videoclip musicale, cortometraggio – sono un chiaro segno dell’apertura di orizzonti, vedute, prospettive e punti di vista per leggere, interpretare, (re)interpretare il fenomeno in generale e il tema scelto per l’edizione dell’anno in particolare: “La Memoria e l’Impegno contro le mafie: quindici anni dopo il massacro ‘ndranghetista di Milano”. La diversità
diventa così una risorsa preziosa, nella ricca fenomenologia di parole, note, colori, suoni, immagini, a seconda della sensibilità, della percezione, del vissuto, dell’esperienza, della storia di ogni partecipante.
Cosa ti aspetti da questa terza edizione?
Questa terza edizione coincide con un anniversario importante: 15 anni dall’efferato massacro di Lea Garofalo.
Mi aspetto una partecipazione accorata di tanti giovani con i loro insegnanti, per vivere le giornate del 21-22-23 novembre con la consapevolezza che la memoria sia innanzitutto impegno. Impegno costante a lavorare nella società per creare una coscienza antimafiosa. La lotta alla mafia, infatti, deve essere un impegno di tutti, a partire dal basso. Impegno costante significa contribuire alla costruzione di una cultura condivisa della legalità, attraverso la scuola, l’istruzione, la sensibilizzazione dei giovani, che sono persone non indurite dagli egoismi, non corrotte o intossicate
dalla sete di denaro e di potere, persone ancora sensibili al sogno, all’utopia e a tutto ciò che trascende i confini di un Io sempre più facile preda dei demagoghi e degli spacciatori di illusioni. Abbiamo bisogno di una memoria viva, che si traduca ogni giorno in responsabilità e impegno concreto.Dobbiamo trasformare la memoria del passato in un’etica del presente! Dobbiamo fare della nostra
Costituzione un’etica e una pratica di vita. Il sentimento di amore deve essere inseparabile dal sentimento di giustizia, dalla volontà di costruire una società con molti meno IO e molti più NOI. Solo se ci crediamo veramente potremo essere per i nostri alunni dei testimoni credibili e, con ferma convinzione, potremo rivolgerci loro, con le stesse parole del giudice Antonino Caponnetto: “Ragazzi, godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova Resistenza, la Resistenza dei valori, la Resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli. State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre!”.E, allora, le ali della “Nike”, quella scultura suggestiva posta in piazza della Memoria, alle spalle del Palazzo di Giustizia di Palermo, possano portare libertà e bellezza nelle vite personali e professionali di ciascuno di noi, indirizzando il volo delle nostre scelte come insegnanti, educatori, uomini e donne che si fanno interpreti, con il loro esempio concreto, di un’etica della responsabilità. L’etica, infatti, è il primo argine all’illegalità. Nei contesti professionali non può mai essere vista come un “di più”: non è un obiettivo fra gli altri, ma ciò che deve fare da sfondo ad ogni progetto, ad ogni investimento e scelta strategica. Il nostro lavoro – di docenti – è innanzitutto “etico”.
Dunque, non solo “etica nelle professioni”, ma etica come professione di tutti, mettendo le nostre migliori capacità, conoscenze e competenze al servizio di un rinnovamento etico, culturale, sociale dei contesti in cui viviamo e operiamo.
III Edizione Premio Nazionale Lea Garofalo
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