La decisione della giunta regionale abruzzese di far abbattere quasi cinquecento cervi, animale considerato tra i simboli della “Regione Verde d’Europa”, ha scatenato in questi mesi tantissime proteste e una forte mobilitazione, anche nazionale. Alcune associazioni ambientaliste si sono rivolte alla giustizia amministrativa per tentare di fermare quella che è stata definita “mattanza dei cervi”.
Dopo che il TAR ha rigettato il ricorso delle associazioni la questione è finita nelle aule del Consiglio di Stato. Poco più di un’ora fa è stata battuta dall’Ansa la notizia del pronunciamento dei giudici amministrativi di secondo grado: il ricorso è stato accolto, stop all’abbattimento dei cervi. «I giudici di secondo grado hanno ribaltato l’ordinanza del Tar Abruzzo che aveva rigettato il ricorso delle associazioni contrarie all’abbattimento degli animali – riporta l’agenzia stampa – sarà proprio il Tar, ora, che dovrà pronunciarsi di nuovo nel merito, come stabilito nell’ordinanza del Consiglio di Stato del 7 novembre».
«La gioia per questo risultato è immensa. Non solo per la salvezza di questi cervi, ma anche perché, seppure in una fase cautelare, abbiamo fatto affermare un principio importante sulla necessità di effettuare i monitoraggi che erano stati previsti in sede di valutazione ambientale del piano faunistico venatorio e che non sono stati effettuati – ha dichiarato all’ANSA Michele Pezone, l’avvocato che ha curato il ricorso al Consiglio di Stato – Si tratta di monitoraggi da effettuarsi anche su base annuale, per raccogliere indicatori sull’incidenza del prelievo dei cervi su altre specie particolarmente protette, come lupi e orsi. E’ inutile prevedere questi monitoraggi se poi non ci sono conseguenze dalle loro omissioni. Devo inoltre dire che mai come in questo caso abbiamo sentito l’affetto e il sostegno dei cittadini di una intera regione che hanno seguito ogni passo di questa avventura e ci hanno fatto sentire la loro vicinanza».
«Decisiva la questione dell’omesso monitoraggio nella Valutazione Ambientale Strategica centrale, Accesso agli atti aveva fatto emergere le omissioni della Regione sui dati delle specie protette come orso bruno, camoscio e su molto altro, Regione inadempiente sul proprio piano faunistico, brutta figura di alcuni tecnici ISPRA che avevano avallato l’operazione» ha sintetizzato in questo comunicato stampa quanto evidenziato dal Consiglio di Stato lo storico ambientalista abruzzese Augusto De Sanctis.
Cervi, decisiva la questione dell’omesso monitoraggio nella Valutazione Ambientale Strategica centrale
Accesso agli atti aveva fatto emergere le omissioni della Regione sui dati delle specie protette come orso bruno, camoscio e su molto altro
Regione Abruzzo inadempiente sull’applicazione del proprio piano faunistico, brutta figura di alcuni tecnici ISPRA che avevano avallato l’operazione
“La regione Abruzzo era completamente inadempiente da anni sull’obbligatorio monitoraggio del proprio Piano faunistico venatorio nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) come avevo evidenziato grazie anche ad un accesso agli atti che avevo attivato e le cui risultanze erano poi finite nel ricorso delle associazioni come argomento principe tra le censure rivolte alla decisione della regione. La Regione nel 2020 si era auto-vincolata, come d’altro lato prevede la norma europea sulla VAS, a monitorare l’applicazione del Piano faunistico attraverso la raccolta dei dati di decine di indicatori, tra cui lo stato delle popolazioni delle specie particolarmente protette come orso bruno, camoscio, lupo, aquila reale ecc ” così Augusto De Sanctis commenta la decisione del Consiglio di Stato sui cervi.
Scrivono infatti nell’ordinanza i giudici del Consiglio di Stato che le motivazioni del ricorso “meritano adeguato approfondimento specie con riferimento alla questione dell’omesso monitoraggio“.
Altro schiaffo sonoro rivolto dai giudici riguarda la questione della mancanza di prevenzione per gli incidenti stradali: nella Regione dei parchi abbiamo n. ZERO ecodotti!
“Da un lato sono contento di aver dato un contributo ma dall’altro vi è da rimanere basiti su come viene gestita la fauna selvatica nel nostro paese, visto che anche alcuni tecnici di ISPRA, come Genovesi e Riga, quest’ultimo che pure aveva scritto il Piano Faunistico regionale, avevano dato parere favorevole alla strage senza censurare il macroscopico buco nero che la Regione Abruzzo aveva nella raccolta dei dati ritenuti fondamentali proprio dall’istituto. Una figuraccia anche per ISPRA, insomma. Fa specie pensare che la Regione Abruzzo abbia investito soldi e tempo degli uffici per fare sparare i cervi quando non si censisce l’Orso bruno dal 2014. La regione avrebbe dovuto monitorare anche le azioni di prevenzione del bracconaggio, il disturbo alla fauna derivante dall’attività venatoria e tanto altro. Questa ordinanza è importante anche sul monitoraggio di tante altre questioni ambientali, dai rifiuti alle coste, dall’acqua alle bonifiche. Il monitoraggio è fondamentale per decidere correttamente e non è un orpello“.