Lo scorso 31 ottobre avevo definito la povertà in Italia un’emergenza nazionale
Torno sul tema focalizzando lo spettro del sovraindebitamento, argomento di cui mi sono occupata nella definizione giuridica e nelle implicazioni fiscali in un lavoro dedicato (Transazione fiscale e codice della crisi e dell’insolvenza, Maggioli editore) scritto a quattro mani con la collega Raffaella Salerno che cito per chi volesse approfondire la conoscenza di un tema così interessante.
Mi limito a dire che l’insolvenza consiste in una situazione strutturale e non transitoria di incapacità di soddisfare regolarmente e con i mezzi normali le proprie obbligazioni a seguito del venir meno delle condizioni di liquidità e di credito. Per far fronte a tale situazione patologica è necessario imprenditori e istituzioni, cooperino nel creare le condizioni per nuovi investimenti, lavorando sui fattori in grado di sviluppare la competitività dell’intero sistema economico, rendendolo più solido ed orientato verso il mercato internazionale. Quale scenario si profila in questo momento in Italia?
La risposta nelle evidenze desumibili dal Rapporto Annuale sul sovraindebitamento in Italia – presentato a Roma l’8 novembre in occasione della terza edizione del Forum Nazionale sul Sovraindebitamento – è la seguente: una crescente difficoltà economica nel nostro paese. I dati relativi al 2023 sono allarmanti. Aumenta ancora la povertà assoluta, che riguarda l’8,5% delle famiglie italiane, mentre il 13% arriva a fine mese con difficoltà. Più di 1 famiglia su 10 (10,4%) non riesce a far fronte alle spese impreviste. Ad essere maggiormente penalizzati sono i nuclei composti da 5 o più persone (13,4%) e i chi abita da solo (13,5%).
Il 2023 conferma il dato drammatico della percentuale di famiglie che non può permettersi di beneficiare di alcuni servizi e beni che non dovrebbero essere considerati un lusso: il 9% delle famiglie non può permettersi di mangiare carne o pesce ogni 2 giorni; che il 10% non può riscaldare adeguatamene la casa; 1 famiglia su 3 non può concedersi una settimana di ferie all’anno.
Molte ancora le persone (privati o imprenditori) che si trovano in situazioni di sovraindebitamento e decidono di accedere alle procedure offerte dalla legge. Lo scorso anno sono state gestite dagli OCC – Organismo di Composizione della Crisi, in totale 10.432 istanze di cui 2.648 relative agli anni precedenti. Delle pratiche in lavorazione, il 55% riguarda liquidazioni controllate (esclusi incapienti), il 34% la ristrutturazione dei debiti del consumatore, e l’11% concordato minore. Si tratta, però, di dati che presentano delle sostanziali differenze dal nord al sud della penisola. Se al nord la liquidazione controllata rappresenta oltre 2 pratiche su 3, e circa la metà di quelle presentate nelle regioni del centro Italia, nel Meridione e nelle isole oltre la metà delle istanze riguarda la ristrutturazione dei debiti del consumatore.
Il grave problema del sovraindebitamento si inserisce in un contesto congiunturale che lascia margini a prospettive ancora più inquietanti.
Se l’economia internazionale mostra una crescita stabile nel terzo trimestre, il livello del Pil italiano, in base alla stima preliminare, è rimasto stazionario rispetto ai tre mesi precedenti, registrando un risultato peggiore rispetto ai principali partner europei e alla media dell’area euro.
Dal lato dell’offerta, a settembre la produzione manifatturiera è diminuita dello 0,4% in termini congiunturali, dopo la variazione nulla segnata ad agosto.
Nei primi otto mesi del 2024, le esportazioni in valore hanno registrato una riduzione dello 0,6% in termini tendenziali, riflettendo in particolare l’andamento negativo delle vendite verso i mercati Ue.
A settembre, dopo tre mesi di crescita ininterrotta, l’occupazione è diminuita, con un calo diffuso tra uomini, donne e i 35-49enni.
In Italia, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) ha continuato a crescere più lentamente rispetto alla media dell’area euro e alle sue principali economie.
A ottobre, è peggiorato il clima di fiducia delle famiglie, con un deterioramento delle opinioni sulla situazione economica generale e su quella futura. In calo anche il sentiment delle imprese, in particolare nella manifattura e nei servizi di mercato