Il Natale è una ricorrenza cristiana, ma viene celebrato anche da molti che non lo sono. Questo accade poiché rappresenta spesso solo un’occasione per evadere dal quotidiano, per una frenetica corsa ad acquisti non sempre necessari e utili, per eccedere nel cibo.
Quanti, anche tra i credenti, si fermano a riflettere sul messaggio autentico del Natale, che è un richiamo alla sobrietà nello stile di vita, all’attenzione verso il prossimo, all’Amore Universale?
Nel mondo vi sono milioni di esseri umani che muoiono di fame, che non hanno un tetto o vivono in tuguri, che sono schiavi delle loro condizioni di lavoro, che sono analfabeti, decimati dalle malattie, abbandonati da tutti e vivono una devastante solitudine.
A coloro, anche tra i governanti, che, talora pubblicamente, si professano cristiani, suggerisco di rileggere la parabola del Buon Samaritano (Luca, X, 25-37 — Matteo, XXV, 31-46), e di improntare ad essa le proprie scelte, sia pubbliche che private. Ammonisce Gesù Cristo che se passi indifferente davanti al tuo fratello che soffre, “non avrai la vita eterna”.
E cosa dovremmo dire di coloro che invece della sofferenza del loro fratello sono la causa? E magari, mossi da un impeto di “amore”, lo seppelliscono sotto le bombe?