È tornato per alcuni giorni al centro del dibattito, e delle polemiche, nel mondo “antimafia” lo storico giornalista Michele Santoro, conduttore di trasmissioni d’inchiesta entrate nella storia della televisione italiana e di grandi inchieste. Oltre due anni fa, anche prima dell’uscita, furono sollevate polemiche e critiche sul libro “Nient’altro che la verità” in cui Santoro ha intervistato il collaboratore di giustizia Maurizio Avola. Al termine del libro Santoro ringraziava anche l’avvocato Ugo Colonna, ringraziamenti contro cui ci furono critiche (più o meno pubbliche) di esponenti dell’associazionismo “antimafia”.
Le nuove polemiche sono avvenute dopo la recente audizione nella Commissione Parlamentare Antimafia di Santoro. Audizione la cui videoregistrazione, dopo alcune ore, è stata rimossa dalla webtv della Camera dei Deputati. Ad oggi non sono pubbliche le motivazioni, essendo il video disponibile sui canali di Radio Radicale e Agenzia Italia non dovrebbe esserci state nessuna secretazione della seduta.
Sin dall’uscita del libro, e lo ha ribadito durante l’audizione, Michele Santoro ha sottolineato con forza che – per quel che è la sua esperienza ed emerge dal lavoro giornalistico suo e di Guido Ruotolo che ha portato al libro – la feroce mafia corleonese non prendeva ordini da altri, come disse già oltre due anni fa i boss di Cosa Nostra comandavano, trattavano, si accordavano, agivano, senza essere solo e soltanto pupi manovrati da altri. I boss manovravano non erano manovrati. Questo è uno dei punti che ha scatenato critiche da Salvatore Borsellino, fondatore del Movimento delle Agende Rosse e fratello del giudice ammazzato nella strage di Via D’Amelio, e di altri.
Durante l’audizione in Commissione tra Santoro e l’On. Stefania Ascari (Movimento 5 Stelle) ci sono stati alcuni momenti di forte scontro. Due, tra gli altri, i punti principali: l’aver dichiarato dove lavora oggi Avola e sull’attendibilità del collaboratore di giustizia.
Santoro ha contestato durante l’audizione l’aver reso noto dati personali di Avola, rivelazioni che (come sostenuto successivamente anche sulla stampa, per esempio dal quotidiano Il Tempo) potrebbero “bruciare” Avola con tutte le possibili conseguenze che ne potrebbero derivare in termini anche di sicurezza.
Sul secondo, dopo aver replicato durante l’audizione, Michele Santoro ha inviato successivamente una lettera aperta all’On. Ascari e alla Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia On. Chiara Colosimo che riproduciamo integralmente.
Onorevole Ascari (M5S) chieda scusa
Alla cortese attenzione dell’Onorevole Stefania Ascari
e per opportuna conoscenza al Presidente della Commissione Antimafia Onorevole Chiara Colosimo.
Gentile Onorevole,
nel corso della mia recente audizione mi ha posto alcune domande che avevano come scopo quello di accertare la sincerità della collaborazione di Maurizio Avola in merito alla strage di via D’Amelio.
Credo che derivassero da affermazioni, per altro secretate, di altri soggetti precedentemente sentiti dalla Commissione Antimafia, piuttosto che da approfondimenti personali e che, quindi, lei non fosse in grado di percepirne la portata offensiva.
Pur non avendo il piacere di conoscerla personalmente, mi sembra tuttavia di intuire l’onestà delle sue intenzioni e, essendomi impegnato a fornirle delle risposte, le scrivo per rispettare l’impegno preso.
Lei ipotizzava che Avola avesse reso le sue dichiarazioni subito dopo essere stato scarcerato in cambio di un lavoro in una azienda sospetta di inquinamenti mafiosi. Avrei potuto facilmente contraddirla facendole presente che il collaboratore di giustizia aveva parlato di Via D’ Amelio con me e Guido Ruotolo quando era ancora detenuto nel carcere di Voghera. Ben prima dunque delle dichiarazioni a verbale che, come lei ha ricordato, risalgono al 31 gennaio 2020.
Riteniamo con un certo orgoglio di aver avuto un ruolo nello spingerlo a fornire ai magistrati una confessione completa senza la quale, mi creda, non avremmo pubblicato “Nient’altro che la verità”.
Ma oggi, dopo aver raccolto le necessarie informazioni, posso aggiungere con assoluta certezza che Maurizio Avola non ha dovuto negoziare un bel niente per ottenere il suo posto di lavoro e che il libro non può essere entrato a far parte di alcuna contrattazione.
Il 26 ottobre 2017 il Magistrato di Sorveglianza di Pavia, tenuto conto del comportamento positivo di Maurizio Avola, gli ha concesso i permessi premio, aprendogli la possibilità di richiedere una misura alternativa al carcere. Pertanto, già nel 2018,
l’avvocato Ugo Colonna, difensore di Avola e tutore legale del detenuto, ha chiesto al suo amico nonché cliente amministratore della EdS Infrastrutture spa di valutare la possibilità di inserirlo lavorativamente nella sua impresa. Ciò anche al fine di ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali in alternativa alla detenzione.
In quello stesso anno la richiesta è stata inoltrata al Tribunale di Sorveglianza di Milano, competente territorialmente. Dal verbale di udienza del 19 febbraio 2019 risulta infatti che, in data antecedente, la società EdS Infrastrutture aveva dichiarato per iscritto la disponibilità all’assunzione e a concedere la consueta sistemazione alloggiativa garantita ai dipendenti impiegati in cantieri fuori sede.
Avola sapeva, dunque, quasi due anni prima che avrebbe lavorato nell’’impresa dove è stato regolarmente assunto dieci giorni dopo la sua definitiva scarcerazione per fine pena (10 Gennaio 2020).
L’interrogatorio del 31gennaio 2020 in cui ha reso le sue dichiarazioni non è avvenuto su richiesta di Maurizio Avola o del suo difensore ma è stato fissato autonomamente dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta. In pratica per Avola è stata la prima circostanza utile per mantenere l’impegno morale che aveva assunto nei confronti miei e di Guido Ruotolo.
Ma molto più gravi sono le insinuazioni suggeritele sulla presunta mafiosità della impresa, di cui prima dell’audizione non conoscevo neanche il nome, che ha fornito ad Avola l’occasione di un riscatto.
La EdS Infrastrutture spa ha sede in Roma ed ha altre sedi operative in Sicilia e Sardegna; opera dal 1976 nei settori dell’impiantistica Ferroviaria, delle Telecomunicazioni ed Energie Rinnovabili con oltre 300 dipendenti e un fatturato che supera i 30 milioni di euro l’anno. L’amministratore delegato della società è il Cavalier Sebastiano Buglisi e da circa 50 anni dirige la società godendo di stima e considerazione unanimi anche per il suo coraggio.
Il Dottor Buglisi, infatti, ha ricevuto richieste di estorsione dopo aver aperto numerosi cantieri in Sicilia, in Calabria e in Puglia, subendo danneggiamenti e furti. Si è sempre rivolto all’Autorità Giudiziaria per sporgere denuncia, deponendo in seguito a
viso aperto anche in pubblici dibattimenti. Questo comportamento gli ha determinato il riconoscimento dello status di vittima di attività estorsiva mafiosa.
Per quanto riguarda, invece, i “mafiosi” da lei citati, apprendo che dal 1987 al 1990 Giovanni Rao ed Eugenio Barresi sono stati effettivamente, come lei ha affermato, dipendenti della EdS Infrastrutture. Non si trattava nel loro caso di ex detenuti ma al
momento dell’assunzione i due non erano conosciuti come appartenenti ad alcuna associazione mafiosa, non risulta fossero stati condannati per mafia né risulta avessero a carico processi pendenti. Solo a partire dal 1993, quando da tre anni non erano più dipendenti della società, cominciarono a diffondersi notizie di un loro coinvolgimento in attività criminali. Ad esempio con il processo Mare Nostrum nel quale, però, entrambi furono assolti.
La mafiosità di Giovanni Rao divenne conclamata con condanna soltanto nel 2015, mentre Eugenio Barresi è morto nel 2001 senza aver riportato condanna.
Peraltro la società EdS Infrastrutture spa risulta a tutt’oggi nella cosiddetta “White List”, ossia una certificazione assimilata ad una “liberatoria antimafia” rilasciata dalla prefettura competente, e dispone del Rating di legalità col massimo punteggio (tre stelle)
rilasciato nel febbraio 2024 dall’Autorità Garante della Concorrenza.
In conclusione: Maurizio Avola svolge la sua attività lavorativa in una società con i massimi riconoscimenti in punto di affidabilità e legalità. La sua assunzione deriva da accordi di molto precedenti alle dichiarazioni su via D’Amelio. L’amministratore
delegato della EDS, cavalier Sebastiano Buglisi è un valente imprenditore vittima della mafia.
Mi permetto di suggerirle di fare a meno di quei consiglieri che le hanno fornito informazioni farlocche e di valutare di chiedere scusa a chi di dovere. Ho motivo di credere che la sua passione politica e il suo desiderio di moralità la spingeranno a farlo.
In caso contrario mi auguro che nella Commissione, a partire dal suo Presidente, ci sia chi si senta obbligato a rimettere le cose a posto.
La ringrazio per l’attenzione
Michele Santoro
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