Onorevole Angela Napoli, madrina del Premio Nazionale dedicato a Lea Garofalo. Quest’anno siamo arrivati alla terza edizione. Il suo impegno è stato ed è tutt’oggi importante, da ricordare il periodo da onorevole e l’impegno profuso in commissione antimafia. Proprio da ex componente della commissione parlamentare antimafia quando parla con gli alunni riesce a spiegare il lavoro complesso che si svolge, con le sue sfaccettature?
Innanzitutto mi lasci ringraziare il Presidente Paolo De Chiara e tutti gli organizzatori della Terza Edizione per avermi, anche quest’anno, onorata con l’affido dell’incarico di madrina del Premio Nazionale dedicato a LEA GAROFALO. Entro subito nel merito della sua domanda dicendole che prima di spiegare ai ragazzi le prerogative della Commissione Parlamentare Antimafia, mi adopero per metterli a conoscenza di cosa sono le mafie, in particolare la ‘ndrangheta, quali sono le loro principali attività illecite e come ledono quotidianamente la libertà degli onesti cittadini. Lo faccio raccontando le storie delle mafie e come le stesse, ripeto in particolare la ‘ndrangheta, siano riuscite ad evolversi, spesso inabissandosi e diventando quindi non facilmente individuabili per essere colpite.
Faccio anche incontrare gli studenti con vittime di mafia o familiari delle vittime. Uso questo metodo poiché nelle famiglie e nella scuola non si parla dell’argomento e la mancanza di conoscenza delle potenzialità e dell’invasività della ‘ndrangheta non solo fa diventare spesso i giovani vittime inconsapevoli del potere mafioso, ma fa sì anche che proprio gli studenti non siano in grado di distinguere il brutto dal bello, il cattivo dal buono e quindi la strada corretta da intraprendere nella loro età evolutiva.
Successivamente illustro ai giovani quali sono le Istituzioni e le principali norme di contrasto alle mafie e tra queste illustro la Commissione Parlamentare Antimafia, della quale ho fatto parte per quattro legislature anche con la carica di vicepresidente, e quali siano le prerogative di una Commissione d’inchiesta. Anche questo argomento con gli studenti non posso trattarlo in maniera approfondita giacché presentare le dinamiche di una Commissione di questa portata non diventa facile.
Parlando proprio di commissione antimafia stiamo assistendo ad una delle peggiori commissioni: niente attenzioni per collaboratori e testimoni di giustizia; indagare solo sulla strage di via d’Amelio e non sulle altre stragi e seguendo solo il filone del dossier mafia e appalti, tradendo un po’ la visione unitaria di Chinnici prima e Caponnetto dopo; e potremmo fare tantissimi altri esempi. Secondo lei è giusto questo modo di agire?
Con enorme dispiacere mi duole concordare con lei sulla valutazione non positiva dell’attuale Commissione parlamentare antimafia, ma anche quella della penultima legislatura. Dell’ attuale Commissione Parlamentare si disconoscono i lavori che possano dimostrare l’efficienza nelle inchieste sulle organizzazioni mafiose tantomeno le proposte per aumentare e renderne efficace il contrasto. Chiedo scusa perché forse oso troppo nel dire che l’attuale Commissione appare inabissata come le mafie. Né Chinnici, né Caponnetto, né Falcone, né Borsellino, le loro visioni di contrasto alle mafie ed il loro sacrificio di vita servono da riferimento alla Commissione in questione.
Ai miei tempi le Commissioni d’inchiesta, con tali prerogative, lavoravano su importanti inchieste di mafia, si recavano sui territori inquisiti, denunziavano, si interessavano delle vittime di mafia e dei loro familiari, si interessavano dei Testimoni di giustizia e dei Collaboratori di giustizia, proponevano al Parlamento norme utili ad aumentare il contrasto alle mafie. Oggi a volte mi domando se la Presidente e gli attuali componenti della Commissione abbiano consapevolezza delle mafie e della loro evoluzione e soprattutto se abbiano davvero voglia e interesse a contrastare per abbattere tutti coloro che ledono la libertà dei cittadini onesti.
Come dicevamo lei è stata minacciata di morte dalla ‘ndrangheta ed è dovuta camminare per ben 22 anni sotto scorta. Cosa le resta di quel periodo di totale impegno nella lotta alle mafie e quali sono i suoi obiettivi da portare avanti oggi in questa lotta?
Si, le mie annose attività di contrasto alla criminalità organizzata e anche alla corruzione, non mi hanno reso la vita facile. Per ben 22 anni ho camminato sotto scorta a causa di pesanti minacce di morte da parte di grossi boss della ‘ndrangheta. Tra le tante minacce una sera a Roma, sotto la casa dove risiedevo, è stata trovata, una macchina predisposta per essere imbottita di esplosivo, che secondo gli inquirenti doveva servire per farmi saltare in aria l’indomani mattina quando sarei uscita per recarmi alla Camera dei Deputati.
Una vita di sacrificio dicevo, ma che comunque rifarei, perché ho sempre creduto nella vera antimafia, non in quella di pura facciata. Oggi, ormai non più parlamentare da 10 anni, non intendo abbassare la guardia, non voglio rendere vane tante delle mie battaglie e continuo ad essere presente e dare il mio contributo, soprattutto con i giovani, contrastare tutti coloro che lavorano all’insegna della illegalità, della corruzione e della collusione con le mafie.
Lei è madrina di questa terza edizione del Premio. Come valuta l’impegno delle scuole e degli alunni negli anni precedenti e cosa si aspetta da questa terza edizione?
Intanto un plauso agli organizzatori di questa Terza Edizione del Premio che coinvolge le Scuole. So che non è facile sensibilizzare le Scuole su questo argomento, so che ci sono resistenze, ma occorre insistere perché è importante far conoscere e far ricordare le figure di vittime quale quella di Lea Garofalo, donna coraggiosa che in Calabria e non solo sarebbe già stata dimenticata se non fosse per la ferma determinazione del Presidente Paolo De Chiara e di tutta l’Associazione DIOGHENES.
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