Cordoglio e commozione a Vasto e nel mondo dell’amministrazione penitenziaria per la scomparsa di Giuseppina Ruggero. 64 anni, la direttrice della Casa Lavoro di Vasto è morta nel pomeriggio di ieri, nel giorno del suo compleanno. Pescarese, dopo la laurea in Giurisprudenza e la specializzazione in Criminologia clinica Giuseppina Ruggiero ha svolto incarichi di dirigenza e vice dirigenza nelle case circondariali di Milano, Ascoli Piceno, Lanciano, Pescara e Chieti prima di approdare a Vasto.
La sua straordinaria competenza e professionalità l’hanno portata anche ad essere componente del Consiglio regionale di disciplina e docente del corso allievi agenti di Polizia penitenziaria presso il ministero della Giustizia.
Giuseppina Ruggero si è distinta in tanti anni di carriera come una direttrice dal volto straordinariamente umano, con passione e determinazione ha sempre perseguito percorsi di inclusione e recupero del detenuto. Incarnando, così, lo spirito della Costituzione italiana troppo spesso dimenticato e cancellato nelle carceri italiane. Sotto la sua direzione l’istituto penitenziario vastese è diventato l’attuale Casa Lavoro.
Innumerevoli i percorsi, i progetti, le iniziative svolte in questi anni nella Casa Lavoro, diventata luogo di cultura, cinema, musica, solidarietà.
«Con profondo dispiacere apprendo della scomparsa della Direttrice del Carcere di Vasto, Dott.ssa Giuseppina Ruggero – ha dichiarato commossa Anna Bosco, assessora alle politiche e all’inclusione sociali del Comune di Vasto – la sua figura rappresentava un esempio raro di professionalità, dedizione e autentico spirito di servizio».
«Con fermezza e sensibilità, ha saputo affrontare le sfide di un ruolo tanto complesso, distinguendosi per il suo impegno costante nel promuovere il rispetto, la dignità e il valore umano anche nei contesti più difficili – ha ricordato l’assessore Bosco – La sua capacità di coniugare competenza e umanità non sarà dimenticata da chi ha avuto la possibilità di collaborare con lei o di conoscerla».
«Una donna straordinaria ed umile, preziosamente attenta ai bisogni collettivi della comunità penitenziaria – la ricorda Giuseppe Merola, segretario nazionale Fsa Cnpp – che ha saputo incondizionatamente affermare i diritti del personale di polizia penitenziaria, anche in condizioni di precarietà e senza mai perdere la lucidità professionale ed umana. Un brutto male, però – conclude Merola – le ha strappato prematuramente la vita, lasciando un dolce e sincero ricordo a tutti coloro che l’hanno conosciuta ed apprezzata».