“Criminalizzazione del dissenso”,
così è stato definito il ddl 1660, chiamato decreto sicurezza, da vari esponenti politici e da vari esponenti pubblici. L’intento sembra proprio limitare il diritto di protesta sancito nella Costituzione all’articolo 17:
“I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.”
Inoltre vengono inasprite le pene per le proteste fatte vicino a luoghi di “pubblica utilità”, sembra proprio che il riferimento sia all’opera che dicono di voler far iniziare i lavori: il Ponte sullo Stretto di Messina voluto fortemente da Salvini e che, grazie all’ultima puntata di Report, siamo venuti a conoscenza delle forte criticità non ancora risolte.
Un altro articolo fortemente pericoloso e che desta preoccupazione a quella parte di italiani con gli occhi aperti e che, magari, hanno vissuto sulla propria pelle il passato, è l’articolo 31. Con questo articolo si ampliano i poteri ai servizi segreti italiani:
“Le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare al DIS, all’AISE e all’AISI la collaborazione e l’assistenza richieste, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale. Il DIS, l’AISE e l’AISI possono stipulare convenzioni con i predetti soggetti, nonché con le università e con gli enti di ricerca, per la definizione delle modalità della collaborazione e dell’assistenza suddette. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”.
Grazie alla modifica del comma 1 dell’articolo 13, quello appena trascritto, un grido dall’arme arriva pure dagli studenti, rettori, ricercatori e operatori delle università perché, se dovesse venire approvato, si obbligano le università a collaborare con i servizi minando l’indipendenza delle università che si trovano a fare segnalazioni. Per questo è particolare una intervista rilasciata al quotidiano “La Nazione” del rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi dove ha affermato
“Se dobbiamo segnalare ai servizi segreti studenti o professori perché dicono che nel mondo ci sono guerre che causano stragi, allora si faccia anche coi rettori a partire da me. In Unipi (Università di Pisa) siamo aperti a tutte le opinioni”.
Molte critiche sono arrivate a livello internazionale al nostro governo come Amnesty International e l’ONU.
Il testo, dopo esser stato approvato alla Camera il 18 settembre, aveva trovato un rallentamento al Senato. Hanno ripreso i lavori in maniera celere a seguito delle proteste che si sono svolte nelle piazze italiane nell’ultima settimana citando proprio lo “Scudo Penale”, una sorta di protezione a carabinieri e poliziotti in fase penale.
Se si pensa che tutto ciò sia stato unito in un ddl che prevede, tra le altre cose, alle “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” con le “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata nonché in materia di beni sequestrati e confiscati e di controlli di polizia”, è difficile non far sorgere il dubbio del tentativo di insabbiamento che volevano dare a determinati articoli.
Vedremo come si svolgeranno i fatti.
immagine di copertina creata con IA