«Chi poco sa subito parla» ammonisce antica saggezza popolare. In un mondo in cui sempre più assediano superficialità, volgarità, prepotenza, tracotanza e ignoranza si è andati oltre e chi nulla sa parla ancora prima di subito. Cercando di imporre il proprio non sapere con arroganza e violenta prevaricazione, ergendosi a censori degli altri e unico (non) pensiero.
«Troppa è la corruzione, la falsità, il trionfo dell’apparenza e della volgarità. Troppo accreditati i finti rinnovamenti, moralismi abusivi, demagogia e semplicismo. Troppo evidente la carica di eversione e deviazione che caratterizza mansioni che dovevano essere di estrema responsabilità. Troppo tracotanti si riaffacciano durezza sociale, logica del più forte, competizione selvaggia. Davvero non si sa dove trovare le risorse spirituali per cimentarsi su un terreno sempre più impervio. Non sarà magari più saggio abbandonare un campo talmente intossicato da non poter sperare in alcuna bonifica, e coltivare – semmai – altrove nuovi appezzamenti, per modesti che siano?» è il doloroso interrogativo che Alexander Langer poneva nel 1991. Se la risposta può essere positiva, se può esserci una risposta positiva, è dubbio che ci arrovella ancora oggi nell’anno del trentesimo anniversario della sua scomparsa.
Non lo sappiamo, non sappiamo se un altro mondo è possibile. Ma una cosa è certa: questo mondo intossicato è sempre più impossibile. È necessario, vitale, doveroso quindi aprire finestre di luce dove domina il buio, superare il gretto provincialismo e i nauseanti giochetti al ribasso di squallide consorterie che vorrebbero egemonizzare la polis.
«Ciascuno cresce solo se sognato» scrisse in una poesia Danilo Dolci. Sognare è narrare il futuro che vorremmo costruire, l’avvenire di cui poniamo i mattoni nel presente. Per poter costruire la narrazione del futuro è necessario ascoltare, guardare (non solo vedere) e narrare il presente, il mondo che ci circonda. Narrare è già trasformare, raccontare è donare un’anima, rendere vivo. Narrando si può colorare il mondo che ci circonda e costruire quel che può apparire un sogno o troppo lontano.
Ed invece può essere qui, anche in una città e in un territorio lontano dai grandi centri, che si vede troppo spesso come provincia ferma e immobile. Un mondo che sta cambiando rapidamente, in cui tutto si può trasformare, entrare in una nuova era complessa e allo stesso tempo sfida affascinante. È possibile, quindi, crescere. E per crescere è necessario sognare, narrare, dare forme nuove a ciò che ascoltiamo, guardiamo e viviamo. Saper andare oltre gli asfittici piccoli orizzonti per essere protagonisti e attori dell’orizzonte globale.
Può apparire impossibile tutto questo ed invece, come la poesia che è sempre in agguato negli angoli più disparati dei nostri territori, improvvisare può accadere e vitali raggi di sole illuminare i nostri orizzonti soffocati. Pasolini ammoniva a splendere ancora più forte ogni volta che ci viene imposto di non splendere, di non cedere al fatalismo e alla soffocante corsa al ribasso fino a sguazzare in stagni putrescenti.
L’orizzonte globale, un mondo lontano e fin troppo sconosciuto, la capacità di andare oltre e solcare mari della ricerca della conoscenza, dell’approfondimento, del confronto, della cultura, sabato pomeriggio si sono materializzati nella Pinacoteca di Palazzo D’Avalos a Vasto. L’occasione è stata la presentazione del libro «2100 – Come sarà l’Asia, come saremo noi» con l’autore Simone Pieranni, l’intervento di Claudio Caniglia, presidente dell’associazione Giappone-Abruzzo, i saluti istituzionali dell’assessora Anna Bosco e la moderazione della giornalista Novella Di Paolo.
Questo il comunicato di sintesi e racconto dell’incontro inviato dall’Amministrazione Comunale di Vasto.
Un pubblico numeroso ha partecipato ieri alla presentazione del libro “2100 – Come sarà l’Asia, come saremo noi” di Simone Pieranni, un evento che ha saputo unire approfondimento culturale e riflessione su temi globali. Moderato dalla giornalista Novella Di Paolo, l’incontro ha visto la partecipazione di Claudio Caniglia, presidente dell’Associazione Giappone Abruzzo, e il saluto istituzionale dell’Assessore alle Politiche Europee, Sociali e Internazionali, Anna Bosco.
Nel suo intervento, l’Assessore Bosco ha sottolineato come le trasformazioni globali, in particolare quelle legate al futuro dell’Asia, abbiano ricadute concrete anche a livello locale. “Economia, lavoro, migrazioni, innovazione tecnologica e cambiamenti culturali sono fenomeni che si riflettono sulle comunità locali per esempio sul commercio locale, sugli investimenti stranieri, sul turismo e sulle opportunità di collaborazione culturale o economica. Parlarne significa preparare la comunità a cogliere le opportunità che questi cambiamenti possono portare, oltre che a fronteggiare eventuali sfide. Affrontare temi di respiro globale dimostra che le amministrazioni locali non sono isolate dal contesto mondiale, ma sono parte attiva di un sistema interconnesso. È fondamentale coinvolgere i giovani, che hanno più di altri un approccio globale alla lettura del presente”, ha dichiarato l’Assessore.
Simone Pieranni ha analizzato con lucidità il panorama asiatico, evidenziando temi cruciali legati alla Cina e ad altri Paesi della regione. Ha parlato della trasformazione urbana della Cina, passata da una vocazione rurale a una forte urbanizzazione, degli investimenti in istruzione e tecnologia, e del rallentamento economico cinese e della sua percezione da parte dei cittadini. L’autore ha inoltre approfondito aspetti culturali, come l’eredità del confucianesimo, e presentato esempi concreti di fenomeni sociali unici, come l’assenza di una legge sul divorzio nelle Filippine, unico Paese al mondo con questa peculiarità.
Claudio Caniglia ha offerto un prezioso contributo ripercorrendo il ruolo ed il lavoro della sua Associazione così come la storia dell’Asia, ricordando figure emblematiche come Marco Polo, che per primi hanno raccontato questo continente al mondo occidentale.
Novella Di Paolo, moderatrice dell’incontro, ha evidenziato la necessità di un giornalismo autentico e di qualità, capace di abbattere barriere culturali e pregiudizi. Ha elogiato l’impegno di professionisti come Pieranni nel garantire un’informazione trasparente e consapevole, essenziale per comprendere le dinamiche globali. E ha invitato il pubblico a partecipare alla discussione, perché venire informati è un diritto, ma informarsi è un dovere se si vuole contribuire a costruire e mantenere una società democratica. Una partecipazione attiva che lo stesso Pieranni ha notato e apprezzato. “Non mi capita spesso di venire in queste zone e al sud in generale – ha precisato l’autore- non perché io non voglia ma perché non ricevo mai proposte“.
Un dettaglio non da poco questo, che ha reso ancora più significativo l’incontro, rivelatosi una importante occasione di approfondimento culturale e di riflessione collettiva, lasciando nei partecipanti la consapevolezza che fenomeni globali e locali sono sempre più intrecciati, e che comprendere il presente è il primo passo per costruire un futuro condiviso.