• Quale impatto sulla famiglia?
• Livello di sostenibilità e condivisione
• Risorse sociali e collettive
• Quali differenze tra l’Italia e gli altri paesi
• Affidabilità della “linea italiana” della Cei?
Relatori:
• Introduce – Francesco Zanardi – portavoce Rete L’ABUSO
• Illustra il COORDINAMENTO – Cristina Balestrini – Responsabile e coordinatrice del gruppo Famiglie, membro dell’Ufficio Direttivo della Rete L’ABUSO
• Aspetti psicologici – Dottor Dante Ghezzi – Psicologo, psicoterapeuta, supervisore Emdr, membro dell’équipe Tiama e membro del coordinamento italiano CISMAI
• Intervento famiglie – Giovanna, Claudia, Yolanda, Luisa, Roberto, Silvio… sono alcuni dei familiari del coordinamento che interverranno con la loro testimonianza
• Lo staff – Anna Ipata (sopravvissuta) e Daniele Colonnelli che seguono il progetto e la sua organizzazione
“C’è un termine che congiunge le vittime di abusi con i genitori, è survivors.
Siamo tutti dei sopravvissuti, ma non sappiamo fino a quando e, anche quelli che attualmente soffrono, sono ancora a rischio di suicidio se il loro dolore non viene visto, non viene riconosciuto e non viene condiviso.”
…“C’è una bella frase che ho sentito… dice: Quando a una farfalla tocchi le ali smette di volare.”
Cristina e Alessandro Giacoletto, genitori di Chiara
Quasi fantasmi le famiglie dei sopravvissuti.
Elementi fondamentali nel sostegno della vittima ma al tempo stesso anch’essi vittime, spesso nel dramma, isolate a loro volta da chi fino al giorno prima aveva pregato con loro ma oggi, diventati colpevoli di aver denunciato l’abuso.
Famiglie cattoliche che avevano mandato in chiesa i propri figli perché avessero quell’educazione e che invece glieli ha resi stuprati.
Una chiesa che li ha isolati, che ha affiancato chi accusato persino nei tribunali affossando la vittima, senza rendergli neppure il risarcimento umano della verità.
Famiglie rimaste sole come Chiara, Cristina e Alessandro Giacoletto, prova di quanto la pedofilia possa arrivare a sterminare un’intera famiglia.
Per questo nasce e si ispira ai Giacoletto il “COORDINAMENTO Famiglie Sopravvissuti”, perché questi eroi fantasma, i genitori dei sopravvissuti, possano non solo trovare un gruppo di persone che avendo subito le stesse esperienze possano sostenersi a vicenda, ma anche dare forza ai loro stessi figli e sostenerli.
Al tempo stesso, il COORDINAMENTO concretizza finalmente, anche in Italia, un importante segnale di coscienza ed opposizione che parte da dentro la chiesa, ad oggi, tranne per il puntuale isolamento di chi denuncia, rimasta immobile, chiusa nel più assordante silenzio, quasi ignara che tutti “in un secondo”, potrebbero trovarsi anche loro catapultati…
Essere genitori non è facile.
Essere genitori di una vittima o sopravvissuto è ancora meno facile.
Attraversi momenti di sconforto, di rabbia, vuoi piangere, sei deluso, senti un dolore profondo che “gli altri” non capiscono… ma in tutto questo c’è un filo conduttore: NON PUOI MOLLARE!
Tuo figlio, tua figlia, il tuo familiare È PIÙ IMPORTANTE DI TE.
Ci tenevo a fare questa piccola introduzione prima di presentarmi.
Sono Cristina Balestrini, mamma di un sopravvissuto. Opero nel Direttivo della Rete l’ABUSO da diversi anni, e lavoro da più di 30 anni nel campo psichiatrico.
Con Francesco Zanardi è da un po’ di tempo che ragionavamo sulla possibilità di creare un gruppo di familiari, proprio per riconoscere quel ruolo fondamentale e peculiare che assume una famiglia nella quale avviene un trauma così grande quale un abuso sessuale.
Mio figlio ha fatto 4 tentativi di suicidio prima di conoscere la Rete.
Poi c’è stata la svolta: è stato invitato a Berlino ad un incontro di sopravvissuti organizzato da Eca, dove ha potuto conoscere decine e decine di persone che avevano vissuto il suo stesso dramma, provenienti da tutto il mondo. Lì ha visto un muro sul quale vi erano tanti nomi. Ha chiesto chi fossero e gli è stato spiegato che erano nomi di vittime che non ce l’avevano fatta a convivere con il dolore di quello che avevano subìto. In quel momento mio figlio ha scelto: HA DESIDERATO CHE QUELLA LISTA NON AVESSE PIÙ ALTRI NOMI AGGIUNTI, ha fatto il “passaggio” da VITTIMA a SOPRAVVISSUTO.
Ma non tutti riescono. Qualche settimana fa abbiamo seguito la vicenda della famiglia GIACOLETTO, la triste e drammatica vicenda che ci ha dato il LA per costituire il GRUPPO FAMILIARI.
Personalmente ho conosciuto Alessandro e Cristina Giacoletto a Milano, due anni fa, durante un incontro al quale ha partecipato anche la Rete L’ABUSO, abbiamo pranzato insieme, abbiamo parlato parecchio.
Il loro SUICIDIO mi ha profondamente scossa, ho immaginato la loro profonda solitudine e il dolore che non ha trovato un luogo dove essere depositato dopo il suicidio della loro figlia.
È nato quindi questo GRUPPO DI FAMILIARI, oggi è qui presente una piccola rappresentanza.
È un gruppo AUTONOMO, RISERVATO, formato da cattolici scontenti e delusi.
È triste riconoscere che molti di noi hanno perso la Fede proprio a causa della chiesa stessa. Chiarisco meglio questo ultimo punto: a parte RARISSIME ECCEZIONI, tutti noi siamo passati dal considerare la Parrocchia come la nostra seconda casa, all’essere allontanati perché “persone sgradite”, soprattutto dopo aver denunciato il fatto. Qualcuno è anche stato minacciato e ha subìto “dispetti” per usare un eufemismo.
Quindi VITTIME DUE VOLTE.
Molti di noi hanno perso amici, siamo stati giudicati e additati proprio dalle persone che consideravamo una sorta di famiglia.
Il copione della prima denuncia alle autorità ecclesiastiche per poi scoprire la totale inutilità, se non un danno nei nostri confronti, ci accomuna tutti.
Giustamente ci si prende cura delle vittime, qualcuno riesce ad accedere a percorsi di cura specialistici, qualcuno CE LA FA, pur rimanendo una persona fragile e comunque affetta da un disturbo post traumatico da stress.
E LE FAMIGLIE? Difficile spiegare e comprendere che il dramma di un ABUSO SESSUALE crea una vittima ma anche tante altre vittime nelle persone a lui vicine. La famiglia intera SOFFRE. Il DOLORE dei familiari è incompreso: “ce la devi fare, non puoi mollare, sempre e comunque”.
ESSERE ACCANTO a un familiare che soffre è un dolore DOPPIO, un dolore che NON SAI DOVE METTERE. Anche noi familiari siamo dei SOPRAVVISSUTI.
E ti è sempre più chiaro che può capirti DAVVERO solo chi ci è passato.
Questa è la forza del GRUPPO: sapere che si parla la stessa lingua.
Ci si può sostenere in una sorta di auto-aiuto. Ognuno ha la sua storia e il suo “percorso”, le sue fasi di malessere/benessere, il suo iter processuale… si può esprimere la propria rabbia, il proprio dolore, si possono condividere esperienze, chiedere consigli, sostenerci a vicenda. Si pensa ad iniziative e progetti.
In Italia non ci risulta essere un altro Gruppo di questo tipo, e posso da qui confermare che è aperto ad altri familiari che volessero unirsi a noi. Ovviamente garantiamo riservatezza, e non vi è nessun obbligo. Qui ognuno deve potersi SENTIRE A CASA.