Le carceri italiane traboccano di poveri diavoli, al loro interno aumentano suicidi e violenze, ma alcune categorie di persone sembrano riuscire a evitare spesso il processo e le sbarre.
Si tratta di tutti quei politici, imprenditori, mafiosi in doppio petto, pubblici funzionari, che hanno goduto e continuano a godere dei benefici dell’impunità.
Impunità che, minando la fiducia nello Stato di Diritto e nelle Giustizia, rappresenta un vero e proprio sfregio alla democrazia.
Da alcuni anni chi ci governa appronta una serie di norme che rendono sempre più difficile punire in particolare i reati economici e contro la pubblica amministrazione, quelli commessi da notai, avvocati, commercialisti, imprenditori, impiegati.
Tale sistematica e crescente impunità determina anche una profonda disuguaglianza sociale.
L’abolizione del reato di abuso d’ufficio e il progetto di limitare a 45 giorni il termine delle intercettazioni per i reati diversi da quelli di mafia e terrorismo sono tra gli strumenti utili alla descritta impunità.
Il cittadino comune appare miope, indifferente a quanto accade, egoisticamente prigioniero del proprio interesse personale.
Risvegliare le coscienze assopite è un dovere morale di tutti coloro che avvertono quanto accade.
Attraversiamo una fase di regressione etica, culturale, politica e sociale, e chi rimane ignavo
è oggettivamente complice.