Un’importante operazione antimafia ha portato all’arresto di 39 persone tra le province di Catania e Messina, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia (DDA) delle due città siciliane. L’operazione, condotta da Carabinieri e Guardia di Finanza, ha portato all’emissione di misure cautelari personali per reati legati ad associazione mafiosa, narcotraffico, estorsione e trasferimento fraudolento di valori.
Le indagini hanno fatto emergere la forte influenza del clan Cappello-Cintorino, attivo nel controllo delle attività illecite nella fascia territoriale tra Calatabiano, Giardini Naxos, Taormina e zone limitrofe. L’organizzazione, storicamente legata al clan catanese Cappello, operava con una struttura solida e ramificata, esercitando intimidazione, violenza e controllo economico attraverso estorsioni, traffico di stupefacenti e attività illegali.
L’azione investigativa ha ricostruito l’evoluzione degli equilibri criminali dal 2020 ad oggi, dimostrando come il gruppo mafioso operasse in modo capillare nel traffico di droga, nella gestione delle estorsioni e nel riciclaggio di denaro. Particolarmente rilevante è stato il ruolo del clan Cintorino, che ha imposto il proprio dominio su vari settori economici, compreso quello turistico e delle escursioni marittime nella zona di Isola Bella a Taormina.
Figure chiave e ruoli all’interno del clan
Secondo le indagini, tra i principali esponenti dell’organizzazione criminale figurano:
- Mariano Spinella, promotore e reggente del clan Cintorino.
- Riccardo Pedicone, braccio destro del boss Mario Pace del clan Cappello, operativo nella zona ionica.
- Carmelo Spinella e Giuseppe Raneri, esponenti storici dell’organizzazione attualmente detenuti.
- Christopher Filippo Cintorino, nipote del boss Antonino, con un ruolo di primo piano nel traffico di stupefacenti.
- Alessandro Galasso, Diego Mavilla, Carmelo Mobilia e Cinzia Muratore, coinvolti nell’organizzazione del traffico di droga.
Le intercettazioni e le indagini sul campo hanno documentato l’uso sistematico della violenza e delle intimidazioni per il controllo del territorio. Si è scoperto inoltre che alcuni esponenti del clan continuavano a impartire ordini anche dal carcere, utilizzando telefoni cellulari ottenuti illegalmente.
Le indagini hanno portato al sequestro di:
- 13 kg di cocaina
- 55 kg di hashish
- 72 kg di marijuana
Una delle basi operative del clan era situata nel cimitero di Giarre (CT), utilizzato come deposito di sostanze stupefacenti. Il traffico di droga veniva gestito con un sistema di distribuzione capillare, grazie a una rete di corrieri e spacciatori.
Estorsioni e infiltrazioni nell’economia locale
L’organizzazione imponeva un controllo capillare su diversi settori economici, in particolare:
- Edilizia e trasporti: gli imprenditori erano costretti a pagare il pizzo per poter lavorare.
- Turismo e attività marittime: il clan gestiva il settore delle escursioni turistiche nella zona di Isola Bella, imponendo il proprio dominio sugli operatori locali.
- Attività commerciali: molti esercenti subivano minacce per cedere parte dei propri guadagni al clan.
Coinvolgimenti in ambito politico
Secondo gli inquirenti, il clan avrebbe anche cercato di influenzare le elezioni regionali del 2022, supportando la campagna elettorale di un candidato catanese all’Assemblea Regionale Siciliana. Nonostante non siano emerse prove sufficienti per configurare il reato di scambio elettorale politico-mafioso, le indagini hanno dimostrato la capacità del clan di influenzare dinamiche politiche locali.
L’operazione rappresenta un duro colpo alla mafia siciliana, smantellando un’organizzazione che controllava un ampio territorio attraverso attività criminali diversificate. Gli arresti e i sequestri effettuati dimostrano la continua lotta delle forze dell’ordine contro la criminalità organizzata.
Le indagini proseguono, e i Giudici per le Indagini Preliminari di Catania e Messina valuteranno l’adozione di misure cautelari per altri 13 indagati. La magistratura e le forze dell’ordine continueranno a monitorare l’evoluzione della situazione per prevenire una possibile riorganizzazione del sodalizio criminale.