Mentre oggi si celebra la Festa del Lavoro, tra cortei, concerti e riflessioni sociali, il 1° maggio porta con sé anche un anniversario che profuma di arte, ribellione e genialità. Proprio il 1° maggio del 1786, al Burgtheater di Vienna, andava in scena per la prima volta “Le Nozze di Figaro, ossia la folle giornata” (K 492), opera lirica di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte. Non una data scelta a caso, verrebbe da dire: perché quella musica, quella trama, quel sottotesto – oggi più che mai – parlano anche di lavoro, potere, e diritti.
Tratta dalla commedia di Beaumarchais (che già in Francia aveva fatto tremare l’Ancien Régime), l’opera racconta un’unica, movimentatissima giornata in casa del Conte Almaviva, decisa a colpi di travestimenti, intrighi, seduzioni e ribaltamenti di ruolo. Il Conte vuole sedurre Susanna, la cameriera della Contessa e promessa sposa di Figaro, cercando di imporre lo “ius primae noctis” – antico privilegio feudale già abolito ma mai davvero morto nei comportamenti.
E proprio qui sta la forza dell’opera: i servi – Figaro, Susanna, persino il paggio Cherubino – dimostrano più intelligenza, cuore e dignità dei loro padroni. Una commedia? Certo. Ma anche una rivoluzione in musica: un affondo elegante e ironico contro i privilegi aristocratici, mascherato da duetti spiritosi e arie indimenticabili.
La partitura di Mozart, a tratti irresistibilmente vivace, a tratti malinconica e struggente, regala momenti di pura meraviglia: dal “Voi che sapete” di Cherubino, che sospira d’amore senza nemmeno capirlo, al finale dell’ultimo atto, in cui il perdono chiude ogni conflitto, quasi a dirci che l’umanità è più forte del potere.
Lorenzo Da Ponte, geniale librettista e futuro esule in America, traduce la comicità corrosiva di Beaumarchais in versi leggeri e profondi, facendo convivere servette maliziose, contesse dolenti, conti gelosi e giudici balbettanti in un affresco che è, insieme, teatro e specchio sociale.
Un’opera moderna, ancora oggi
“Le nozze di Figaro” non invecchiano. Restano attualissime. Raccontano l’amore in tutte le sue età, la disparità tra chi comanda e chi subisce, l’astuzia di chi non ha potere ma ha cervello. Figaro non combatte con la spada, ma con l’intelligenza e la parola. Susanna è la vera eroina: sveglia, libera, padrona del proprio destino.
E in un 1° maggio in cui si discute ancora di diritti dei lavoratori, dignità e potere, fa quasi sorridere pensare che Mozart ci aveva già avvisati 239 anni fa: senza giustizia e rispetto, persino l’amore rischia di diventare una farsa.