Il 23 maggio non è una data qualunque. È l’anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sono passati 33 anni, eppure ogni anno rischiamo di smarrire il senso autentico del fare Memoria, soffocato da verità assolute, primati da rivendicare e manifestazioni contrapposte.
In queste ore apprendiamo dell’organizzazione di una manifestazione alternativa a quella ufficiale. Un’iniziativa cui hanno aderito diverse associazioni, ma il cui impianto politico e culturale e le motivazioni ci sono apparse poco chiare. Per questa ragione non abbiamo aderito: non per sottrarci al confronto, ma perché non ci interessa sommare un nome senza partecipare a un percorso.
Noi crediamo che la condivisione venga prima di una postuma richiesta di sottoscrizione.
Non scoraggiamo il dissenso, anzi. Conosciamo bene cosa significhi restare fuori dal coro; lo abbiamo fatto quando quel coro ha taciuto su nodi centrali della nostra storia recente: dal “modello Saguto” al “modello Montante”, dalle false piste come il caso Scarantino alle ombre sull’antimafia di facciata e proprio per questo esigiamo che sia autentico, non strumento per rivendicare leadership, primati morali o verità indiscutibili, anche perché per rivendicare autorevolezza serve conoscenza senza filtri e merito, per bastano parentele né proclami.
La nostra posizione non vuole essere polemica né un j’accuse, semplicemente chiediamo senso di responsabilità affinché, in questa giornata, nessuno – soprattutto tra i più giovani – possa sentirsi nel “corteo sbagliato”.
E auspichiamo, sopra ogni cosa, che ogni corteo, ogni memoria, porti rispetto a ciò che è accaduto quel 23 maggio del 1992 e a chi ha sacrificato la propria vita per il Paese perché la Memoria non deve trasformarsi, come spesso accade, in narcisismo né in una gara tra fazioni.
L’insegnamento di Rita Atria rimane sempre la base da cui partire, in fondo: “Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi”.
Associazione Antimafie Rita Atria