Contro la mercificazione della salute, dell’istruzione e della democrazia
Viviamo in un’epoca in cui ciò che dovrebbe essere diritto universale viene trasformato in merce. Salute, istruzione, cultura, lavoro, ambiente: tutto diventa oggetto di profitto, oggetto di spartizione tra pubblico impoverito e privato affamato. Ecco perché i referendum dell’8 e 9 giugno rappresentano una svolta possibile. Una possibilità di dire basta al declino programmato.
Sanità pubblica: da diritto a privilegio
Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla trasformazione delle USL in ASL, diventate vere e proprie aziende sanitarie, che non rispondono più solo alla salute pubblica, ma alla logica del profitto.
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I posti letto sono stati dimezzati: da 6 a 3 per mille abitanti.
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Il personale sanitario è stato ridotto, anche a causa di politiche miopi come il numero chiuso a medicina.
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Il peso burocratico è aumentato a dismisura, allontanando medici e pazienti.
E mentre si riducevano le risorse del Fondo Sanitario Nazionale, aumentavano le convenzioni con i privati, che accedono ai fondi pubblici per offrire solo le prestazioni più redditizie, lasciando indietro i bisogni reali della popolazione.
In questo modo, lo Stato finanzia la sanità privata mentre quella pubblica viene lasciata morire. Il risultato? Liste d’attesa infinite, ticket insostenibili e popolazione spinta verso le assicurazioni sanitarie integrative.
Scuola e università: due binari, due velocità
Lo stesso schema si applica al mondo dell’istruzione. La scuola e l’università pubblica subiscono definanziamenti continui, mentre le strutture private ricevono fondi statali e offrono servizi solo a chi può permetterseli.
Un sistema educativo basato sul reddito, non sul merito. Che distrugge uguaglianza, mobilità sociale, cittadinanza consapevole. E rende la cultura, come la salute, un privilegio per pochi.
Draghi, il neoliberismo e i beni svenduti
L’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, celebrato come “salvatore” d’Italia, ha guidato un processo di privatizzazione sistematica:
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Banche
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Industrie strategiche
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Infrastrutture
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E ora… servizi essenziali come sanità e istruzione
Questa è la filosofia del neoliberismo: tutto può e deve essere profitto. Anche i beni comuni. Anche la vita.
Dal darwinismo sociale alla crisi ambientale
Il darwinismo sociale impone la logica del più forte: se sei ricco, vivi meglio e più a lungo; se sei povero, sei un peso. In questo scenario, non stupisce che si moltiplichino:
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tagli al welfare
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crisi ambientali irrisolte
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venti di guerra
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polarizzazione sociale
È un modello fallito, eppure ancora dominante.
Il referendum: una possibilità storica
L’8 e il 9 giugno abbiamo una possibilità concreta, democratica e costituzionale, di dire basta. Votare ai referendum promossi dai lavoratori e dalle organizzazioni civiche significa:
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Difendere sanità e scuola pubblica
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Riaffermare il valore dei beni comuni
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Contrastare la logica del profitto senza limiti
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Fermare la deriva autoritaria e la decadenza etica dell’Occidente
La posta in gioco è altissima. Non è solo una battaglia politica, ma una battaglia culturale e morale. È la lotta tra una società dei diritti e una società della disuguaglianza.
Andiamo a votare. Partecipiamo. Difendiamo il nostro futuro.
8 e 9 giugno: non lasciamo decidere ad altri.