Dov’è Philippe Pomone? Che fine ha fatto? Perché è sparito da un anno? Sono le domande che i figli pongono. E con loro l’associazione Penelope. Domande che si aggiungono a dubbi, zone d’ombre, incongruenze, sottovalutazioni di atti e fatti, dati e circostanze. Un triste copione che si ripete, ancora una volta. C’è da riflettere sul numero enorme, immenso, di persone scomparse, di vite umane inghiottite da buchi neri. Ma non è astronomia, sono vita reale che non può essersi dissolta come cerchi nell’acqua.
I figli Yan e Claire Pomone vivono nel limbo dell’attesa, nella terra di mezzo dell’incertezza. Quella terra di mezzo che, come riportato dall’associazione Penelope nel dicembre scorso, negli ultimi cinquant’anni ha catturato le famiglie di oltre mille persone, cento solo in sei mesi del 2024.
È passato un anno dalla scomparsa di Philippe Pomone tra Atessa e Casalbordino, le ultime notizie sono del 31 maggio 2024 poi più nulla, come inghiottito da un buco nero. I familiari non hanno più sue notizie ed è sparito, apparentemente nel nulla. «Vogliamo sapere cosa è successo – hanno dichiarato i figli Yan e Claire – nostro padre non avrebbe mai lasciato la sua casa e i suoi affetti in quel modo, merita verità e rispetto». Insieme all’associazione Penelope Abruzzo Yan e Claire Pomone ad un anno dalla scomparsa dal padre tramite l’avvocato Katia Ferri (legale dell’associazione) hanno presentato richiesta di riapertura delle indagini alla Procura di Lanciano, territorialmente competente in quanto il cittadino francese era residente in contrada Pili ad Atessa. L’istanza, ha reso noto, l’associazione presieduta in Abruzzo da Alessia Natali e la cui referente provinciale è Maria Elena Cutracci è stata accolta e le indagini sono state riaperte.
«Un anno di silenzio, ora finalmente si riapre uno spiraglio di verità – sottolinea l’associazione Penelope – Era maggio 2024 quando Philippe è scomparso, la sua assenza, all’inizio, è passata quasi inosservata». «La denuncia di scomparsa in Italia è stata presentata solo a luglio – ricostruisce questi dodici mesi il sodalizio – poi, a fine settembre, l’archiviazione del caso, senza nemmeno un’ipotesi di reato, come se Philippe fosse svanito nel nulla».
Il 29 settembre 2024 l’associazione ha organizzato una giornata di ricerca tra Atessa e Casalbordino. Tre giorni prima, ma i familiari e Penelope ne hanno avuto notizia oltre cinque mesi dopo, la Procura di Lanciano aveva archiviato il fascicolo, iscritto nel registro degli “atti non costituenti notizie di reato” (modello 45) dopo la prima denuncia di scomparsa da parte del figlio di Philippe Pomone, Yann, e dell’associazione Penelope. «Frettolosa e inaccettabile» è stata definita l’archiviazione del 26 settembre da Penelope. «Il silenzio che avvolge il suo caso continua a pesare come un macigno sulla sua famiglia e sull’intera comunità» sottolinea l’associazione. «Non possiamo accettare l’ipotesi dell’allontanamento volontario – ha dichiarato Alessia Natali, presidente di Penelope Abruzzo – ci sono elementi gravi e inequivocabili che meritano un approfondimento serio e non una chiusura sommaria». «Troppe incongruenze, troppi silenzi» evidenzia Penelope: «Secondo la ricostruzione dei familiari, Philippe Pomone ha lasciato la casa aperta, con un tablet in carica, senza documenti né effetti personali: nessuna carta d’identità, nessun passaporto o patente – riporta l’associazione – dal 1° giugno 2024 nessuna spesa o prelievo è stato più registrato, mentre in precedenza l’uomo era solito utilizzare quotidianamente carte e bancomat. All’interno dell’abitazione erano presenti scritte sui muri, segni di disordine e possibili tracce di effrazione: elementi che, secondo l’associazione, non sarebbero stati adeguatamente analizzati».
«Testimonianze ignorate» rende noto l’associazione impegnata da decenni sul fronte delle persone scomparse: «Tra i punti critici dell’inchiesta, l’associazione evidenzia la mancata audizione di testimoni chiave, come il tassista che la sera del 31 maggio avrebbe riportato Philippe da un ristorante cinese di Pescara (lo “Shanghai”) ad Atessa, e una tassista che avrebbe trattenuto effetti personali dell’uomo per due mesi senza comunicarlo alle autorità»
foto: giornata di ricerche del 29 settembre 2024