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Legittimare la schiavitù non è rivoluzione e non è libertà

Forza Italia, col plauso della Lega, ha presentato una proposta di legge per cancellare la legge Merlin, legittimano lo sfruttamento sessuale e lo chiamano “rivoluzione liberale”.

by Alessio Di Florio
4 Luglio 2025
in Approfondimenti
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Giornata internazionale contro la tratta. È una delle tante giornate internazionali che si celebrano ogni anno. Al contrario di tante altre, anche molto più leggere, cade ogni anno nel silenzio totale o quasi del fu BelPaese. La schiavitù sessuale, lo sfruttamento schiavistico della tratta è tra i capisaldi delle mafie. Nel silenzio indifferente italico, rotto da ben poche voci, una dimostrazione l’abbiamo avuto con lo sfruttamento dell’emergenza umanitaria ucraina dal febbraio 2022 ad oggi. Lo dimostra l’avanzare in Italia delle mafie nigeriane, albanesi, rumene e di altre provenienze. Lo documentano il record mondiale, che resiste da decenni, del turismo pedofilo.

L’elenco è lunghissimo, sterminato, infinito. E dietro ogni racket, ogni mafia, ogni sfruttatore, ogni schiavista, ogni numero, ci sono volti, vite, abusi, violenze, lacrime, sofferenze. Interessa a qualcuno? Smuoverà mai le coscienze? Passano gli anni e le risposte son sempre più negative.

Nei mesi scorsi sono stati inseriti codici Ateco per la “prostituzione”. In queste settimane, a poco più di un mese dalla Giornata internazionale contro la tratta, Forza Italia (con il plauso degli allegati di governo della Lega che esultano perché loro lo propongono da anni) ha presentato una proposta di legge che abolisce la Legge Merlin e riapre le case di sfruttamento, le cosiddette case chiuse. Verrebbe da aggiungere chiuse all’umanità. Associazioni, movimenti, attiviste, sopravvissute, denunciano e testimoniano da anni (Adelina ci ha dedicato gli ultimi anni della sua vita) cosa significa questo favore verso la schiavitù sessuale, Sex Industry is violence documenta da anni cosa scrivono e pensano gli sfruttatori paganti, Rachel Moran e altre hanno testimoniato e documentano cosa si nasconde dietro l’industria criminale dello stupro a pagamento.

Eppure Forza Italia addirittura presenta la sua proposta come «rivoluzione liberale» e atto di tutela. Tutto avvenuto, ormai due settimane fa, nel silenzio totale di chi si definisce opposizione e alza barricate per ogni cosa. Le vittime e le sopravvissute sono in Italia censurate e perseguitate in maniera bi-partisan, se Forza Italia parla di rivoluzione liberale c’è chi – da altro lato della barricata politica – fa riferimento addirittura a rivoluzione femminista.

I fatti hanno la testa più dura delle propagande e delle chiacchiere. Lasciamo, quindi, parlare i fatti, riportiamo ancora una volta cosa si nasconde dietro il velo di Maya imposto sul tema da tutto o quasi l’arco a-sociale e a-politico. Nella galleria di quest’articolo ripubblichiamo alcuni dei tantissimi commenti sui forum degli stupratori paganti documentati in questi anni da Sex Industry is violence https://www.instagram.com/sexindustryisviolence/ .

«La tratta ha interrotto la mia vita di persona normale, non so dire cosa sarei diventata se non ne fossi finita dentro…. ma so che così sono diventata una merce disponibile su chiamata, infatti il cliente ordinava pagava e venivo inviata a casa sua…. speravo sempre che entrando in queste case trovassi qualcuno che avendo pietà di me mi aiutasse invece le parole che mi venivano sempre dette “sei un essere spregevole che nessuno vuole e poi chi vorrà una cagna negra schifosa (sputandomi addosso per disprezzarmi ancor di più) dai apri le gambe o succhia qua questo solo a questo servi!”. La tratta uccide. La tratta ruba i tuoi sogni. La tratta ti condanna»

«Ho 42 anni sono una donna tutta rotta dentro e libera di corpo, ma non di mente. Ci provo ogni giorno: quell’esperienza mi ha distrutta e faccio le cose con fatica. Loro, papponi e clienti, hanno fatto il lavoro così bene che a volte quando trovi qualcuno che ti maltratta, la tua carne dice, eccoci qua, riconosce quel dolore e quasi lo sente come familiare. Avete già vissuto una sbornia, di quelle che hai bevuto fino a vomitare l’anima?

E quando corri in bagno e vomiti tutto? Immagini che schifo!?? Quello schifo e molto, sì, molto, molto di più è quello che proviamo quando un cliente gode dentro di te, quello schifo e lì, ti dice che sei una merda e vivi così ogni volta che un cliente gode. Per questo e per tutto il dramma che c’è dietro, come si fa a dire che è un lavoro come un altro???»

(Liliam Altuntas)

«Mary, diciotto anni, era una ex bambina soldato. Una giovane martire della mafia nigeriana venduta come una bestia, violentata e costretta più volte ad abortire. Nel viaggio della tratta degli esseri umani, in piena traversata del deserto, è costretta persino a bere le proprie urine. Quante sono le Mary che popolano ogni giorno le nostre strade? Quali sono le storie drammatiche che si celano dietro questa moderna tratta delle schiave (e degli schiavi) che è la prostituzione e che spesso fingiamo di non conoscere? Quali sono le responsabilità di quelli che definiamo “clienti”?».

Questa la drammatica testimonianza e denuncia della presentazione del libro di don Aldo Bonaiuto, Comunità Papa Giovanni XXIII, sulla «vergogna della tratta raccontata dalla strada». Donne crocifisse le definisce già nel titolo del libro don Aldo. Crocifisse dalle mafie che le sfruttano, dagli stupratori a pagamento che sfogano contro i loro corpi le depravazioni più immonde, i desideri più perversi, che le utilizzano come fossero un oggetto. In alcuni forum online ci sono stupratori a pagamento che si vantano della brutalità, della violenza, di come considerano le donne vittime della tratta passatempi, sfogatoi anti stress. Frasi nauseanti, che fanno stare male al solo leggerle, devastanti. Abusi disumanizzanti, che devastano e cancellano la vita delle donne sfruttate.

«La mia iniziazione alla prostituzione fu uno stupro di gruppo da parte di cinque uomini…Sono stata trattata come una bambola gonfiabile di plastica, sollevata e portata avanti e indietro. Hanno allargato le mie gambe da un lato all’altro, spingendo le loro cose verso di me e dentro di me, stavano giocando a sedie musicali con parti del mio corpo»

(Linda Susan Boreman nota come Linda Lovelance)

«So semplicemente che la prostituzione è la cosa più malvagia e perversa che esista. Utilizza i corpi delle ragazze per il piacere degli uomini. Oltre 5.000 uomini mi hanno violentata»

(testimonianza di Emma, una sopravvissuta, raccolta da Nordic Model Now)

“[La prostituzione] non è come le cose vengono descritte dai media. Lungi da ciò. È una vita di sopravvivenza, droga, tortura e morte. Venivo picchiata e violentata quasi tutti i giorni e ho subito un degrado oltre ogni immaginazione. Ero costantemente spaventata per la mia vita, e desideravo che finisse. Tutt’ora delle volte mi sento ancora un po’ persa nell’oscurità, sì, sono sopravvissuta, ma a quale prezzo?”

(testimonianza di una sopravvissuta pubblicata da Nordic Model Now)

A differenza della lobby pro-prostituzione, i cui membri parlano di “sesso sicuro” e non parlano del sesso che concretamente viene messo in atto, le donne sopravvissute o ancora in prostituzione che ho intervistato raccontano i dettagli. Parlano dell’odore tremendo dei compratori, del dolore di una vagina disidratata e ulcerata che viene penetrata da una molteplicità di uomini.

L’orrore di avere lo sperma o altri fluidi corporali vicino alla faccia. La barba che sfrega sulla guancia fino a farla sanguinare, il collo dolorante a forza di girare la testa di colpo per allontanarla dalla lingua che cerca di entrare in bocca. O di non riuscire a mangiare, a bere o a baciare i figli per via di quello che hanno dovuto fare con la bocca. Di come il braccio e i gomiti fanno male per avere disperatamente cercato di farlo venire per non essere penetrata un’altra volta.

(Julie Bindel – Il mito Pretty woman)

«Diventate la mia voce, date voce a quello che è successo a me perché tutte le Adeline possano avere quello che non ho avuto io, che queste cose non possano accadere più» gridò, malata e abbandonata dallo Stato e da tanti, Adelina in una diretta social poche ore prima del suicidio. Ad Adelina e Lilian Solomon dedicammo, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno contro le mafie, due anni fa una diretta facebook con Ilaria Baldini di Resistenza Femminista. Ben pochi hanno raccolto, dopo essersi voltati dall’altra parte mentre era in vita, il grido di dolore e l’appello di Adelina. In questa terra desolata e desolante che è l’Abruzzo, nonostante lo sfruttamento della schiavitù sessuale e le mafie nigeriane sono ben consolidate, nessuno ricorda più Lilian. Un’omertà vergognosa, vigliacca e squallida che continuamente cerchiamo di squarciare. Lilian è morta il 1° ottobre 2011 presso l’Ospedale di Pescara. È stata sfruttata dalle mafie nigeriane della tratta prima in Lombardia e poi in Abruzzo, nella drammaticamente nota “bonifica del tronto”, costretta con violenza ad abortire ingerendo alcolici e medicinali. Per mesi e mesi continuò ad essere preda degli schifosi appetiti dei suoi quotidiani aguzzini (quelli che vengono definiti “clienti”) nonostante soffrisse dolori lancinanti, insopportabili quotidianamente. E proprio perché troppo vittima di questi dolori, proprio perché le stavano letteralmente impedendo di vivere, troppo spaventata dal loro persistere e aumentare, decise di sfidare la paura e i suoi sfruttatori. Denunciò e si affidò a On the Road. I dolori sempre più lancinanti erano i sintomi dell’avanzata di un linfoma. Per un tempo infinito Lilian ogni notte continuò ad essere violentata, sfruttata, a dover nascondere una sofferenza inumana. Il linfoma che la uccise avanzava, le provocava dolori sempre più atroci. Eppure gli stupratori e i suoi aguzzini non si sono mai fermati. Le centinaia, se non migliaia, di maschi che la stuprarono per mesi sono stati totalmente indifferente al suo calvario.

Tra le africane schiave della tratta, «Siamo diventate bancomat di carne»

Alla fiera dell’Est

Racconta il terribile fenomeno del mercato di carne umana, di corpi femminili, che sconvolge numerosi paesi dell’est Europa. La crisi dei sistemi di protezione sociale, politiche sociali e salariali miserabili, hanno spinto decine di migliaia di giovani donne nelle mani di mercanti senza scrupoli del sesso a pagamento e turisti sessuali. Un affare milionario e di facile accesso.

La troupe di “C’era una volta” ha filmato l’acquisto di alcune ragazze da avviare alla prostituzione in Italia.

Bambole

Uno dei prodotti più perversi della localizzazione è la nascita di un immenso mercato dei corpi a fini di sfruttamento sessuale. Nelle aree più miserabili del pianeta nascono autentiche città del turismo sessuale a costi bassissimi e dalle stesse aree si muove un flusso enorme di giovanissima umanità che raggiunge in forma di moderna schiavitù i nostri marciapiedi. A fronte di questa tragedia che distrugge la vita di milioni di ragazzine e ragazzini, nel nostro mondo ci si attarda ancora su parchi del sesso popolati da ragazze che “liberamente” scelgono la prostituzione come una delle tante possibilità della vita.

I documenti presentati questa sera mostrano una crudele e incontestabile realtà. La grandissima parte del mercato di massa del sesso è fatta di miseria, violenza e schiavitù. E l’uso di questa dolente umanità a fini sessuali

Vi ho tanto amato

Mae, una giovane prostituta thailandese morente a causa dell’Aids, racconta l’inferno della sua vita aprendo squarci impressionanti sulla realtà del turismo sessuale nel sudest asiatico, sulle reti pedofile, sui traffici di giovani vite e sul lucroso mercato della pedopornografia e della pornografia estrema, quella in cui la protagonista femminile, alla fine muore veramente.

Mae aveva appena tredici anni quando venne avviata alla prostituzione nell’area di Pattaya, una città thailandese di circa un milione e mezzo di abitanti, di cui ben 350.000 sono giovani donne e bambini in vendita esposti ad un flusso di turisti che raggiunge quasi i dieci milioni l’anno. Di lei è stata venduta prima la verginità, poi il suo corpo bambino, in un crescendo di orrore, lo stesso che vivono quotidianamente tantissime giovanissime tra Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam e Birmania. Ma niente e nessuno è riuscito a piegarne l’anima.

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Vicedirettore WordNews.it - È nato ad Atessa (Chieti), nel 1984. Attivista e volontario di varie associazioni e movimenti culturali, ambientalisti, pacifisti e di lotta alle mafie. Collaboratore della redazione abruzzese di Pressenza e di TeleJato.it. Ha collaborato con Adista, Primadanoi, Terre di Frontiera, Unimondo, Libera Informazione, Popoff Quotidiano e SocialPress. Ha curato, per oltre dieci anni, il sito personale del giornalista e regista RAI Stefano Mencherini, dove è stata curata la diffusione e la pubblicizzazione del documentario d’inchiesta «Schiavi. Le rotte di nuove forme di sfruttamento», con il quale è stata portata avanti la “Campagna di sensibilizzazione per l’informazione sociale”, in collaborazione con MeltingPot e Articolo21, e per la creazione di un Laboratorio permanente di inchiesta e documentari sociali in RAI, nata per rompere la censura televisiva del documentario d’inchiesta “Mare Nostrum”. Articoli su tematiche sociali e culturali sono stati pubblicati dal mensile Vasto Domani. Per contatti: redazione@wordnews.it

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