La holding Tozzi di Ravenna, dopo aver acquistato a Terni un impianto di incenerimento per una cifra pari a 3 milioni e mezzo di euro, abbandona l'impresa. Pur essendo apparentemente una scelta puramente economica ed industriale (la chiusura è stata decisa dalla proprietà stessa) è importante capire il contesto nel quale questa scelta è maturata. Sono venuti meno i finanziamenti pubblici, che per anni hanno rimpinguato questa forma di impianti: è cambiata l'idea di gestione dei rifiuti e la strada intrapresa, a livello nazionale ed europeo, è quella legata ad un'economia verde, circolare, necessariamente ispirata alle nuove politiche ambientali. Tutto ciò che non è incenerimento.
Il nuovo ciclo dei rifiuti mette nel cassetto questa obsoleta prassi di bruciare i rifiuti urbani, essendo basato essenzialmente sulla raccolta differenziata, sul riciclo ed sul riuso; i risultati sono ottimi e questo comporta inevitabilmente il venir meno della materia prima che serve al funzionamento degli inceneritori e il loro utilizzo risulta sempre meno conveniente da un punto di vista economico. Inoltre, l'acquisto dell'impianto è avvenuto in un momento storico mutato rispetto agli anni precedenti, con una città stanca di scelte inappropriate per il territorio, con i cittadini consapevoli che la presenza di un ulteriore camino avrebbe comportato un ulteriore fattore di rischio in una realtà già pesantemente gravata dalla presenza di industria pesante. Una città preoccupata nel registrare un livello elevatissimo di inquinamento ed una percentuale di malattie oncologiche maggiore rispetto al dato nazionale.
Cittadini più consapevoli ed informati si sono fatti gruppo di pressione sulla politica locale e su tutte le autorità preposte alla tutela della salute pubblica. Questo aspetto lo conferma Fabio Neri, presidente del Comitato NO INCENERITORI, che non nasconde la soddisfazione.
Il Comitato degli anni ha costantemente fatto informazione rendendo pubblici molti passaggi relativi alle scelte politiche in tema di rifiuti, tenendo quindi alta l'attenzione della cittadinanza che per questo si è sentita fortemente parte in causa nella tutela della propria salute e del territorio.
Le pressioni della società civile hanno profondamente inciso sulle politiche in tema di gestione dei rifiuti; la Usl e l'Arpa, altri soggetti preposti a tutela della salute pubblica, hanno finalmente espresso pareri negativi relativamente a nuove emissioni inquinanti sul territorio ternano. Pareri al vaglio della Regione che dovrebbe modificare ed aggiornare il piano umbro dei rifiuti valido per gli anni a venire.
Un impianto, quello dell'inceneritore, al quale sono state fatte, dagli organi preposti, contestazioni importanti in merito al funzionamento e che per questo è stato interessato anche da procedimenti giudiziari ancora in corso. In maniera trasversale molti rappresentanti della politica rivendicano, adesso, questa prima vittoria sul territorio Ternano: non possiamo di certo dimenticare le ambiguità politiche, a destra e a sinistra, di molti rappresentanti delle istituzioni comunali e regionali che per anni si sono mostrati sordi alle istanze della popolazione e, soprattutto, disinteressati ad una situazione che era palesemente grave e non più sostenibile. Non è mancato il negazionismo ambientale da parte anche di rappresentanti delle istituzioni che, per legge, avrebbero avuto l'obbligo di tutelare la salute pubblica dei propri concittadini.
Poi gli interessi privati degli investitori, che spesso "inquinano" il buon andamento della politica, con investimenti che al territorio non portano molto, neanche in termini occupazionali. Ultimamente, invece, una nuova sensibilità ed un maggior senso civico vede singoli soggetti (appartenenti alle varie forze politiche) impegnati sul fronte ambientale. Anche questo lavoro ha spinto la comunità a farsi corpo unico in battaglie necessarie e non più rinviabili.
Come dice Fabio Neri «la chiusura dell'inceneritore è soltanto una prima vittoria all'interno di una battaglia ben più ampia». A Terni c'è un altro inceneritore attivo, gestito da Acea (società in parte pubblica in parte privata), che non sembra voler cedere, soprattutto ora che non ha più competitori nel settore. Acea ha presentato, da pochi mesi, una richiesta alla Regione per poter tornare a bruciare rifiuti urbani. E, proprio, dalla Regione dipende il futuro di questa terra: il nuovo piano regionale sarà un passaggio fondamentale per capire quali scelte si vorranno fare per il futuro. Da poco è stata annunciata l'istituzione di una commissione tecnica per "ulteriori approfondimenti" in tema di incidenza dei fattori inquinanti sulla salute. Data l'esistenza di ben noti e approfonditi studi sul tema (Studio Sentieri), la cosa non tranquillizza. Serve ancora tempo per decidere? Servono ulteriori dati e pareri tecnici? Da oggi le cose sono cambiate. La comunità ha imparato a fare squadra, ha preso coscienza, dei propri diritti e la politica non può non tenerne conto: un nuovo percorso è iniziato e i cittadini-elettori vogliono farne parte. Attivamente.
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2020-03-10 16:00:18
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