Crisi sanitaria, certo, ma anche crisi economica: la pandemia Covid-19 colpisce e non risparmia nessuno. Chi vive in condizioni di povertà assoluta è spinto ancora di più ai margini andando ad aumentare il numero di persone indigenti: secondo l’ISTAT sono 2,1 milioni le imprese che hanno chiuso per lo stop del governo alle attività produttive, pari al 48% del totale. Mentre, sempre secondo l’ISTAT, sono 7,1 milioni le persone rimaste a casa per la chiusura delle aziende, di cui 4,8 milioni sono dipendenti.
Numeri impietosi che, ovviamente, non risparmiano il Mezzogiorno d’Italia e le regioni di Abruzzo e Molise. “L’emergenza sanitaria in Abruzzo e Molise presto diventerà anche emergenza economica e porterà inevitabilmente ad un aumento del numero di persone in stato di povertà nelle 2 Regioni” asserisce Maria Pallotta, Segretaria Confederale Cisl per l’Abruzzo e il Molise.
Il Covid19 non ha solo messo in crisi il sistema sanitario nazionale e la salute di migliaia di cittadini italiani, ma anche messo in ginocchio, o quasi, il sistema produttivo ed economico italiano. 50mila imprese e 300mila posti di lavoro in meno: è la stima del costo economico della pandemia secondo Fipe-Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi). A rimetterci sarà soprattutto il settore dei pubblici esercizi, come bar, ristoranti e locali, che stanno già subendo perdite stimate a 30 miliardi di euro. A macchia di leopardo, hanno riaperto le librerie e cartolibrerie, negozi per neonati e attività di silvicoltura.
Tuttavia, nonostante la pandemia sanitaria, molte attività produttive definite ‘essenziali’, lavorano a regime ridotto mentre altre si sono dovute riconvertire, altre ancora sono state chiuse a causa del virus. “Sono giorni in cui i servizi sociali stanno lavorando senza sosta per poter dare risposte a quante più persone possibili ma purtroppo questo è ancora insufficiente. – continua Pallotta – Vi sono interi nuclei familiari, anziani soli o senza fissa dimora che hanno difficoltà nell’approvvigionamento di cibo o di medicinali in quanto senza reddito”.
Il Governo ha anticipato i fondi ai comuni ma purtroppo tutto questo è solo una goccia nel mare in quanto non sufficienti a soddisfare le esigenze di una platea che a causa della situazione che stiamo vivendo è aumentata. I comuni non hanno i fondi necessari per soddisfare i bisogni di tutti e allora bisogna mettere in campo altre azioni che siano in grado di fronteggiare il problema. “Persone che prima attraverso lavori saltuari riuscivano almeno a procurarsi il minimo indispensabile per sopravvivere oggi si trovano in una situazione drammatica” evidenzia la Segretaria.
In Abruzzo e in Molise molte sono le aziende al di sotto dei 15 dipendenti e stando “alle richieste di ammortizzatori che ci sono pervenute – spiega la Segretaria Confederale Cisl – abbiamo riscontrato che almeno il 40% di queste sono aziende con meno di 5 dipendenti”. Aziende quasi sempre a conduzione familiare, piccole partite iva che sono il tessuto economico produttivo delle due regioni: queste saranno le attività che faticheranno di più a superare questo difficile momento e che avranno maggiori difficoltà nel riprendere la propria produzione o addirittura rischieranno di non riaprire se non supportate e aiutate adeguatamente. Relativamente alle misure messe in campo nell'immediato per fronteggiare lo stop di gran parte delle attività, così Pallotta: “il ricorso massiccio alla cassa integrazione è un tampone nell'immediato. Ma dopo? Quando e quante delle attività fermate in una condizione di emergenza, saranno effettivamente in grado di ripartire? Difficile pensare che torneremo a breve nella condizione ante-pandemia. Al contrario, dovremo prepararci ad una lunga e dura crisi occupazionale”. Molte le aziende che in questi giorni hanno inviato richiesta di ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, CIGD, Fondi Bilaterali) e “se oltre le soluzioni in fase emergenziale messe in campo dal Governo Centrale non si mettono in campo delle Politiche di programmazione e sviluppo post COVID – 19 ci saranno delle ripercussioni pesanti sul nostro sistema produttivo già messo a dura prova del perdurare della crisi”, spiega Pallotta.
Tutto questo, ovviamente, si ripercuote inevitabilmente su un sistema economico già fortemente provato da una crisi economica e occupazionale già in atto, ben prima che arrivasse il ciclone coronavirus. Da qui ne scaturisce inevitabilmente un aumento della povertà sia relativa che assoluta. A pagare lo scotto più alto saranno, purtroppo, le regioni del Mezzogiorno dove molte persone vivono di lavori precari/saltuari o addirittura in nero. Molise e Abruzzo compresi. Proviamo a vedere qualche dato.
Nei periodi pre-Covid19 secondo l’ISTAT le famiglie che vivevano in condizioni di povertà relativa in dati percentuali erano:
Tipo dato |
incidenza di povertà relativa familiare (% di famiglie in povertà relativa) |
|||
Seleziona periodo |
2016 |
2017 |
2018 |
|
Territorio |
|
|
|
|
Italia |
|
10,6 |
12,3 |
11,8 |
Lombardia |
|
5 |
5,5 |
6,6 |
Abruzzo |
|
9,9 |
15,6 |
9,6 |
Molise |
|
18,2 |
21 |
17,5 |
Dalla tabella si evince che l’Abruzzo era di poco al di sotto della media nazionale mentre il Molise già era di gran lunga sopra la media nazionale. Dati peggiori del Molise li registrano solo la Campania e la Calabria.
Il CAF CISL nelle due Regioni in esame, durante il 2019 e nel primo trimestre 2020 ha inoltrato oltre 5.000 richieste di Reddito di Cittadinanza (RdC): “tra aprile e dicembre 2019 oltre 22mila famiglie abruzzesi e 6mila famiglie molisane hanno beneficiato del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza con un importo medio erogato per nucleo familiare di € 461,63 in Abruzzo e € 476,03 in Molise”.
Secondo il sindacato è fondamentale mettere in campo in campo tutte le misure necessarie per salvaguardare i livelli occupazionali e di sostegno all’intero tessuto produttivo delle due regioni: “mettere in campo politiche di sostegno al settore turistico e a tutte le attività ad esso collegate in quanto il tracollo delle presenza di visitatori avrà pesanti ricadute sulla nostra economia” e ancora: ”bisogna che si realizzino infrastrutture all’avanguardia e che si potenzi il settore delle telecomunicazioni in quanto ci sarà un aumento vertiginoso della domanda e le nostre regioni non sono pronte ad affrontare la sfida.
Trovare e individuare strumenti nuovi e flessibili per supportare l’ industria e l’agricoltura, due settori importanti che vedranno un calo nell’export e l’aumento del consumo nazionale non basterà per far fronte alle perdite”. Nulla sarà come prima: ”bisognerà discutere con le aziende come organizzare e ridistribuire il lavoro in maniera diversa, più flessibile. Cambiare anche il modo di produrre, in ambienti più salubri, e senza eccessiva vicinanza tra i dipendenti, almeno fino a quando non sarà pronto il vaccino” conclude la Segretaria Confederale Cisl Abruzzo – Molise, Maria Pallotta.
Solo mettendo in campo misure incisive e strutturali si potrà far fronte al periodo difficile che verrà subito dopo la pandemia altrimenti molte imprese non riprenderanno la loro attività e inevitabilmente crescerà il tasso di disoccupazione e conseguentemente di povertà, sia in termini relativi che assoluti, in due regioni dove le risorse destinate alle politiche sociali sono insufficienti in quanto la platea dei richiedenti è molto alta e gli ambiti sociali territoriali non riescono a soddisfare le richieste di tutti gli aventi diritto.
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2020-04-24 16:35:49
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