Una storia a lieto fine ma carica comunque di paure e angoscia per la sorte della signora Demetria,87 anni, ospite da giugno del Pio Albergo Trivulzio.
A parlare è sua figlia Gaetana, una dei tanti famigliari che si sono uniti al "Comitato verità e giustizia per le vittime del Trivulzio": «Mia mamma è stata ricoverata perchè non cammina, ma gode di ottima salute». L'ultimo incontro, tra fine febbraio e inizio marzo, poi la chiusura a causa della diffusione del coronavirus: «Pareva tutto sotto controllo, c'erano stati segnalati alcuni casi ma non erano motivo di preoccupazione perchè rari e isolati».
Una tranquillità destinata a durare poco perchè la signora Gaetana ha ricevuto poco dopo una chiamata telefonica dalla dottoressa che seguiva sua mamma la quale le comunicava che Demetria aveva la polmonite ma non poteva dire con certezza che si trattasse di Covid: «Ovviamente di tamponi non se ne è parlato fino al 20 aprile, data in cui mia madre è risultata negativa».
La malattia era stata infatti scoperta quasi per caso poichè asintomatica: una lastra, eseguita al fine di altri accertamenti, aveva rivelato la verità. La signora è stata quindi spostata di padiglione, al Bezzi 2A: «Lì si trovavano tutti i casi sospetti ma senza prova che fossero contagiati»: curata per la polmonite con antibiotico, la signora Demetria è guarita ed ora si trova nello stesso reparto ma con pazienti che sono risultati tutti negativi al tampone.
«Non posso parlare male in assoluto del trattamento che è stato riservato a mia madre, sono riuscita a tenere rapporti con lei in maniera costante anche grazie alla dottoressa che l'ha seguita e che mi inviava di sua inziativa foto e video. Tutto questo finchè lei stessa non si è ammalata ed è stata sostituita da un medico che si è però infettato anche lui poco dopo. Al momento attuale c'è una terza dottoressa ad occuparsi della mamma ma gli altri due specialisti non sono ancora rientrati».
La signora Gaetana racconta di aver visto operare il personale con mascherine e poi, man mano che la pandemia si espandeva, anche con altri dispositivi di protezione individuale. «So che posso dichiararmi fortunata perchè in altri reparti e con altri pazienti non è andata così».
Una storia a lieto fine dove comunque, si vuole arrivare fino in fondo: «Ho aderito al comitato per far luce su quanto accaduto: sono vissuta un mese nell'incertezza. non ho mai pensato di trasferire mia mamma perchè sapevo che le condizioni nelle case di riposo erano pressochè simili: l'errore è stato fatto dalla Regione quando ha deciso di introdurre malati nelle Rsa per alleviare il carico degli ospedali».
Sono passati due mesi dall'ultima visita a Demetria e se c'è un epilogo ancor più felice di questa vicenda, sarà quando mamma e figlia potranno rivedersi e finalmente riabbracciarsi.
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2020-05-21 16:04:31
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