L’Italia intera si sta preoccupando, in questi primi giorni di luglio, dei nuovi focolai e della (leggera) ripresa dei contagi da covid19: i timori sono legati soprattutto a comportamenti individuali in contrasto con le disposizioni sanitarie e a situazioni esplosive in cui il degrado, lo sfruttamento e situazioni strutturali indegne di un Paese che si definisce civile dovrebbe tollerare.
Focolai che abbiamo visto esplodere anche nelle settimane di massima emergenza, apparsi in alcuni casi solo un rischio non deflagrato. Tra questi il funerale del 30 aprile a Campobasso che, per alcuni giorni, ha conquistato anche le cronache nazionali. Passati alcuni giorni però, davanti la notizia di poche decine di positivi isolati il caso è finito nel dimenticatoio: "pericolo cessato" era la (non) notizia e tutto è tornato come prima nel silenzio assoluto.
L’ attenzione e preoccupazione quindi non hanno mai raggiunto grandi picchi, le notizie erano al massimo di poco più di 80 coinvolti (sicuramente più dei numeri forniti nei primi giorni a Mondragone dove abbiamo visto di tutto e di più per interessi vari e speculari). Ma uno spaccato probabilmente più aderente alla realtà è stato restituito dai bollettini dell’Asrem: il 13 giugno riportava un totale di 332 appartenenti alla locale comunità rom guariti.
Il funerale del 30 aprile non ha avuto conseguenze solo in Molise ma anche in Abruzzo: a Rancitelli di Pescara e nei quartieri Santa Rita, Lanciano e San Paolo di Vasto è stato accertato che i partecipanti allo stesso sono risultati successivamente positivi al nuovo coronavirus. Una mappa che apre uno spaccato importante su realtà sociali, anche intrecciate e collegate tra loro, dove i focolai sono stati conseguenza di una pandemia forse anche più violenta e sicuramente molto più radicata: quella del totale sfregio alle regole e all’interesse pubblico, criminalità di ogni tipo, violenza e prepotenza.
Famiglie, ma probabilmente sarebbe più calzante scrivere clan o gang a seconda dei casi, che hanno sempre rappresentato una minaccia alla convivenza sociale e che affermano la propria presenza come se vivessero in uno Stato a parte, dove comandano solo gli affari illeciti e l’affermazione personale con ogni mezzo non consentito.
Di Silvio, Ciarelli, Spinelli, De Rosa, Bevilacqua, Guarnieri, Di Rocco sono alcuni dei maggiori cognomi che costantemente animano le cronache nere e giudiziarie; i Casamonica–Spada d’Abruzzo non hanno condotte diverse dai due clan protagonisti dei sistemi criminali di Roma, Ostia, Latina e tutto il Lazio e con sono nella quasi totalità imparentati e affiliati.
La notte tra il 26 e il 27 giugno scorso un violentissimo far west ha infuocato il quartiere Santa Rita di Lanciano, iniziata nella serata con la violenza irruzione in una villa e proseguita fino all’alba. La ricostruzione delle forze dell’ordine inizia intorno alle 21:30 con l’irruzione in una villa da parte di vari soggetti armati di mazze di ferro, bastoni, coltelli, cric per auto e persino una cassetta della posta diveltata. La rissa si è spostata in breve tempo all’esterno, mentre altri esponenti delle due famiglie coinvolte sono arrivati (anche da fuori Lanciano) per sostenere una delle due fazioni che si stavano picchiando selvaggiamente.
A sostegno delle locali forze dell’ordine (polizia, carabinieri e guardia di finanza) sono dovuti arrivare rinforzi da Chieti e Vasto. Nuove, forse anche più violente, scene di guerriglia urbana sono avvenute in piena notte dopo il ritorno a casa di alcuni dei feriti dal pronto soccorso: far west ripartito perché alcune auto, passate sotto l’abitazione di alcuni esponenti dei rivali, sono state colpite dall’anta di una finestra che gli è stata scagliata dall’abitazione stessa: la faida gangheristica, dunque, potrebbe essere stata originata, secondo alcune fonti, da contrasti vari o dalla contesa intorno agli alloggi popolari. Un tema delicato, che vede da Pescara a Lanciano centinaia di famiglie in attesa di veder concretamente riconosciuti i propri diritti, situazioni familiari e personali disperate, mentre c’è chi occupa ripetutamente appartamenti, sfonda le porte e anche i muri per lucrare su uno squallido racket estorsivo.
Questi fatti sono solo tra gli ultimi episodi di una violenza criminale endemica, di un impasto tra prepotenza e gangherismo puro che si impone da decenni, violando ogni legge e ogni banale e civile norma di convivenza. L’abbiamo visto anche nelle settimane di emergenza sanitaria dove, da Rancitelli a Casalbordino, ci sono stati anche arresti per spaccio che. come raccontano le cronache, non si è mai fermato durante il lockdown che, come hanno anche rivendicato su facebook, per loro non è mai esistito. E in queste settimane ci sono già stati episodi, anche oltre questo di Lanciano già raccontato, che fanno pensare ad un possibile aumento delle violenze e di un sistema che sta alzando decisamente il tiro: ci è stato segnalato che nel mese di maggio varie risse sono scoppiate in un locale a Casalbordino mentre per diversi giorni abbiamo visto vari esponenti della famiglia fare quasi da «vedette» della strada davanti l’abitazione di un congiunto in atteggiamento intimidatorio.
Nel comune del vastese un rapido aumento di risse e aggressioni si ebbe dopo la fine del provvedimento col quale, a seguito della denuncia di un barista, fu inibito dal tribunale a tutta la famiglia per anni la presenza nella piazza principale. Passati ormai molti anni, tutto è tornato come prima, se non peggio: il 4 novembre 2017, durante una fiera, fu aggredito un residente («colpevole» di aver difeso un’altra persona che quindici giorni prima era stata presa di mira) in piazza. La rissa durò per diverse ore e inveirono con violenza anche contro le forze dell’ordine e le locali istituzioni gridando «non me ne frega nulla chi sei», «per noi non conti nulla» e frasi simili.
In questi mesi, anche durante le settimane di lockdown, ci sono stati arresti nell’ambito di operazioni contro lo spaccio di droga in vari comuni tra cui Vasto, Casalbordino, Pescara, Martinsicuro, Chieti, Giulianova e Alba Adriatica. Prima della notte da far west a Lanciano un’altra aggressione era già avvenuta ad inizio maggio a Montesilvano, protagonisti esponenti delle stesse famiglie giunti anche in questo caso da Lanciano, ad aprile ad Avezzano c’era stato un accoltellamento. Il 3 maggio e il 26 giugno le forze dell’ordine sono intervenute per fermare e multare due corse sul lungomare, il 28 maggio scorso il sindaco di Città Sant’Angelo ha denunciato con forza che a «Piano di Sacco», frazione del suo comune, nelle settimane precedenti ha ricevuto segnalazioni che le corse clandestine dei cavalli stanno tornando in attività dopo essere state stroncate dal duro intervento del Comune e delle forze dell’ordine.
L'inchiesta «The horse» nel 2008 stroncò un giro di corse clandestine ad Avezzano e che coinvolse anche il Lazio, in queste settimane – come ha documentato Site.it – nel locale nucleo industriale le corse clandestine sono tornate a pieno ritmo. Un'organizzazione illegale con una poderosa macchina organizzativa di controllo del territorio dotato di servizio d'ordine e vedette.
2. continua
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2020-07-14 19:01:51
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