«Sono un assistente capo della Polizia di Stato dal 2002 e svolgo attività sindacale come segretario regionale in Sicilia del sindacato Polizia nuova forza democratica. Sono stato licenziato nel 2019». Chi parla è Bruno Rullo, destituito dalla polizia di stato e senza stipendio. Un tentato suicidio alle spalle per le tante difficoltà che è costretto ad affrontare e per il forte senso di ingiustizia. «La mia sede era Palermo, presso il Complesso TRE TORRI, un edificio con alloggi per le forze dell’ordine e sede del parcheggio per molte auto blindate in uso ai magistrati.»
Vuole raccontarci perchè è stato licenziato e quando sono iniziati i problemi?
«Ho svolto sempre tranquillamente il mio lavoro affiancando a questo l’attività sindacale attraverso la quale denunciavo con comunicati sindacali i problemi della Questura e di altri uffici ove riscontrati. Sono stato anche riavvicinato a casa ad Alcamo per stare più vicino a mio figlio nel 2013, continuando a svolgere il mio servizio. I problemi sono iniziati con il cambio del questore nel 2017 e la nomina di Renato Cortese. Ero aggregato al commissariato di Partinico dove avevo scoperto alcune irregolarità: dalla gestione nella pulizia delle strutture, alla realtà di strutture fatiscenti (tutto documentato e fotografato), alle carenze igienico-sanitarie, ma anche carenza di personale, dispositivi di sicurezza scaduti (estintori), violazioni delle norme relative alla sicurezza sul lavoro e la grave situazione relativa alla mancanza di telecamere funzionanti nel parcheggio del complesso Tre Torri dove venivano parcheggiate le auto blindate dei magistrati, compresa quella del Dott. Nino di Matteo.»
Ha denunciato la cosa ai suoi superiori e cosa è successo?
«Nell’aprile 2017, appena insediato, il nuovo questore mi convoca e testualmente mi dice “lei ha rotto le scatole”,naturalmente la frase era collegata alla mia attività di sindacalista e alle mie numerose segnalazioni e mi comunica anche che sarei stato rimandato a Palermo. Ma tornato a Palermo iniziano le prime azioni disciplinari. Mi contestano di aver dormito una notte al commissariato di Partinico quando non ero neanche più in servizio: porto le mie giustificazioni in merito e un testimone che dichiara che quella notte ero stato suo ospite. Giustificazioni non accettate e per questo ho fatto ricorso al Tar. In un'altra contestazione mi viene addebitato un ritardo di pochi minuti all’inizio del turno nonostante avessi chiamato in commissariato per dire di aver forato una gomma e che stavo provvedendo alla riparazione. Le azioni disciplinari si susseguono e la cosa assurda è che ogni contestazione arriva sempre dopo mesi dal fatto contestato.»
A chi ha inviato le segnalazioni e le hanno risposto?
«Ogni volta ho inviato tutto al Questore, al Capo della Polizia e al Ministero dell’Interno. Sono stato contattato una volta dalla dottoressa De Bartolomeis, dirigente dell’ufficio rapporti sindacali che mi preannunciava un incontro con il Capo della Polizia Franco Gabrielli per poter chiarire qiesto rapporto cosi conflittuale con il questore, ma nessuno mi ha mai richiamato.»
Come si arriva al licenziamento?
«Ad aprile del 2018 decido di fare una manifestazione in occasione della festa nazionale della Polizia. Vengo quindi contattato dal capo gabinetto della questura di Palermo il quale mi comunica che il questore mi avrebbe riaggregato a Partinico e mi chiedeva di rinunciare alla manifestazione. Rispondo che la manifestazione si sarebbe tenuta ribadendo la mia volontà di andare avanti con le denunce relative alle problematiche in tema di sicurezza sul lavoro. Il dieci aprile c’è la manifestazione come corpo sindacale, con la presenza di poliziotti in permesso sindacale per denunciare illeciti e irregolarità che vi erano a Palermo; tutto scritto su un volantino da noi redatto con tanto di documentazione fotografica delle varie situazioni nelle strutture siciliane della Polizia di stato, ne divulghiamo oltre mille fra le persone presenti. Il giorno undici il Questore Cortese mi convoca in ufficio per due nuove sanzioni disciplinari e pene pecuniarie con conseguente decurtazione dello stipendio.»
Di quante azioni disciplinari è stato destinatario nel complesso?
«In tutto quattordici azioni disciplinari, tre denunce penali, due licenziamenti. Non lavoro da aprile 2019 ma ho fatto ricorso al Tar per la seconda destituzione in cui mi è contestato che non sarei stato in possesso della nomina a RSL, responsabile per la sicurezza sul lavoro: se andra’ bene come penso il ricorso dovrò essere riammesso in servizio.»
Signor Rullo ci ha anche raccontato di un episodio avvenuto mentre era in malattia a causa di un forte dolore al ginocchio: vuole spiegarci cosa è accaduto in quella circostanza?
«Il 26 settembre 2018 a seguito di una distorsione alla caviglia e quindi in malattia, vengo convocato per una visita all’ufficio sanitario della Questura di Palermo e visitato dal dott. Asaro che mi dichiara idoneo al servizio nonostante il forte dolore e la impossibilità a deambulare. Noto che il certificato di idoneità redatto viene tuttavia firmato da un altro medico, il Dottor Mazzola. Quando esco dalla caserma trovo ad attendermi un funzionario di polizia, un ispettore, un appartenente alla polizia scientifica: i tre mi fermano con fare violento obbligandomi a firmare il provvedimento di sospensione per un mese da parte del Capo della polizia: voglio ribadire che tutto questo è stato filmato come molte altre cose e telefonate che racconto e che ho denunciato. Voglio anche precisare che recandomi in seguito a questa circostanza all’ospedale pubblico di Alcamo mi veniva riscontrata ,effettuando un rx ,una lesione del piatto tibiale e per questo ingessato, cosa che non ha fatto la struttura sanitaria della polizia di stato.»
Ha denunciato i fatti?
«Certo: ho denunciato il Questore per abuso di ufficio, il medico che ha certificato l’idoneità fisica e i tre funzionari; le denunce fatte a Palermo sono state archiviate. Ho quindi mandato una lettera al procuratore di Caltanissetta Bertone il quale mi ha fatto sporgere denuncia, al procuratore Morvillo a Trapani e al procuratore di Perugia Cantone. A Caltanissetta ho depositato documentazione audio e video oggetto delle mie denunce.»
Secondo lei, tutto quello che ha denunciato e che sta subendo è conseguenza delle sue denunce?
«Certo. Il comparto sicurezza in Sicilia non vive un bel momento. Le mie denunce danno fastidio e attraverso quello che stanno facendo a me si sta lanciando un chiaro messaggio: chi va contro il sistema viene distrutto.»
Attualmente Renato Cortese (già questore di Palermo) è stato rimosso dal suo incarico a seguito della condanna a cinque anni per la vicenda dell'espulsione – dal nostro paese – di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Perugia.
Le persone citate da Rullo, ovviamente, potranno contattarci per dire la loro. Noi saremo felici di raccogliere il loro punto di vista.
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2021-02-02 12:08:14
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