Il Tribunale di Siracusa, sezione penale, giudice monocratico dottor Salvatore Ettore Cavallaro, ha pubblicato il dispositivo della sentenza di assoluzione per Ivan Baio. Il processo riguardava l'arresto (falso) posto in essere da parte della polizia di Priolo ai danni di Baio che, nel 2017, manifestava pacificamente di fronte ai cancelli della Isab Lukoil.
Gli agenti di polizia Antonino Perez e Emanuele Formosa, in un racconto fatto di imprecisioni e dimenticanze, testimoniarono il falso asserendo che Baio "ostruiva il passaggio a mezzi e persone e, poiché manifestava ferma resistenza, lo avevano ammanettato e spostato fisicamente".
La protesta dell'ex operaio Isab nasceva dal precedente rapporto lavorativo con la multinazionale: Baio ha sempre dichiarato illegittimo il suo licenziamento avvenuto a seguito delle denunce che hanno dato origine alla sua terribile vicenda umana e professionale.
Riguardo all'episodio che ha dato origine al procedimento, Baio ha sempre smentito di aver ostacolato (con la sua protesta) il passaggio di persone e mezzi considerato tra l'altro la presenza di diversi ingressi per accedere all'interno dell'azienda. Fondamentale è stato anche il video girato dalla moglie dell'ex operaio Isab (presente quel giorno fuori dai cancelli), nel quale si documenta che il marito, insieme alla madre di 73 anni, erano seduti su uno sgabello all'ingresso della fabbrica.
Una protesta documentata attraverso una diretta Facebook fatta con il cellulare: dalle immagini si capisce che mezzi e persone potevano entrare ed uscire dall'azienda senza alcun problema. Si è trattato, quindi, di una pacifica manifestazione posta in essere senza violenza, né atti estremi, che in alcun modo avrebbe giustificato l'intervento o addirittura l'arresto da parte della polizia.
Non c'è stata violenza privata da parte di Baio, non c'è stata resistenza a pubblico ufficiale.
Si legge nelle pagine della sentenza "nel caso di specie da quanto emerso dall'istruttoria dibattimentale non può ritenersi provata la condotta delittuosa contestata in quanto a fronte le dichiarazioni dei testi che hanno riferito del rifiuto di Baio di sgombrare l'area, non è emersa un'effettiva limitazione della capacità di autodeterminazione dei passanti rispetto all'accesso ed all'uscita dall'Isab" e ancora "dalle deposizione dei militari operanti non è emersa con certezza alla circostanza relativa ad un eventuale blocco posto in essere dall'imputato di mezzo persone all'entrata o l'uscita dallo stabilimento ne appare appare ragionevole pensare che la suddetto ostruzione possa essere stata realizzata da un soggetto seduto al lato della sbarra di un cancello di ingresso"
Jvan Baio assolto "non ritenendo raggiunta la prova della penale responsabilità dello stesso oltre ogni ragionevole dubbio"
Quindi assoluzione piena per Jvan Baio.
Un operaio licenziato dall'azienda dove lavorava da anni e minacciato dai mafiosi del clan Bottaro-Attanasio di Siracusa che lui ha denunciato.
Accade in Sicilia, accade nel nostro paese: un cittadino denuncia il malaffare e, per tutta risposta, perde il lavoro, è costretto a vivere in grossa difficoltà, viene considerato un "infame" da chi delinque.
Questa volta giustizia è fatta.
Ma chi risarcirà Baio e la sua famiglia per tutto questo? Anni di udienze e ingiustizie; abbandonato dalle istituzioni e dal sistema dell'informazione nazionale. In questo paese chi si espone e denuncia le mafie paga un prezzo altissimo.
Chi invece si gira dall'altra parte, partecipando alle condotte criminali che infestano il paese anche solo con un atteggiamento di omertosa accettazione, vive bene e spesso trova facili sistemazioni lavorative. Quello che serve al nostro martoriato paese, sono cittadini che abbiano la schiena dritta, il coraggio della dignità. Uomini e donne capaci di crescere i propri figli nel solco dei valori e dell'onestà. Quello che, con grossi sacrifici, sta facendo Jvan Baio.
Assolto perché il fatto non sussiste.
Ecco le sue parole, rilasciate a WordNews:
«Per quanto riguarda l'assoluzione perché il fatto non sussiste inerente all'arresto falso che ho subito da parte della polizia di stato, chiaramente indotta dal potere che Isab lukoil utilizza contro chi decide di voler annientare usando il braccio della legge, in questo caso la polizia del commissariato di Priolo Gargallo, c'è un misto di soddisfazione, gioia, amarezza, delusione e paura perché se non fossi stato in possesso di un video che mi scagionava totalmente sarei stato annientato definitivamente.
Dato che non si può considerare vittoria aver avuto giustizia nata dall'ingiustizia politico sindacale istituzionale mediatico di una città ormertosa e connivente con i poteri che la governano compreso quello mafioso-economico non potrò mai gioire fin quando la dignità lavorativa umana economica strappata per tutelare un imputato per mafia non sarà restituita alla mia famiglia e al futuro dei miei figli, restando sempre fiducioso nei confronti della giustizia a cui ho affidato il futuro di tutti noi.»
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2022-07-14 18:35:52
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