«Deve essere fatto un plauso alla magistratura e alle forze dell'ordine per avere arrestato questo latitante ricercato». Dopo l’intervista di ieri con l’Onorevole Stefania Ascari (M5S, nella foto in basso a destra) “Omicidio Manca: «In questa storia ci sono anche gli apparati deviati dello Stato» pubblichiamo la seconda ed ultima parte, dedicata al pomposo arresto del latitante trentennale Matteo Messina Denaro (coperto dallo Stato deviato che fa “affari” con le mafie?).
«Detto questo, restano delle ombre a cui bisogna dare delle risposte.»
Che significa?
«Innanzitutto, dopo trent'anni viene trovato a casa sua. E questo dimostra che c'è una rete di copertura a trecentosessanta gradi. Esattamente a trent'anni dall'arresto di Totò Riina. Il 22 novembre scorso un favoreggiatore dei fratelli Graviano, Salvatore Baiardo, addirittura, ha anticipato l’arresto.»
LE PAROLE DI BAIARDO:
Lei come “interpreta” questa profezia?
«Va approfondita questa profezia, va assolutamente approfondita. Non è normale che esattamente si verifichi quello che lui ha detto. Non è possibile.»
Mancano ancora degli elementi, ad esempio, l'ergastolo ostativo e il riferimento, appunto, ai fratelli Graviano.
«Esatto. Ma bisogna mettere i puntini sulle “i”.»
Mettiamoli…
«Sull'ergastolo ostativo, viste le scadenze della Corte Costituzionale, noi nella scorsa legislatura abbiamo fatto un lavoro veramente certosino con la commissione antimafia. Ho firmato due relazioni, con il presidente Grasso, come relatrice, spunti che sono confluiti nella proposta di legge unitaria. In questa nuova legislatura il Governo ha preso la proposta di legge, però, l'ha completamente svuotata dei contenuti.»
Può spiegare meglio?
«Sono stati tolti i reati contro la pubblica amministrazione dall'elenco dei reati ostativi.»
E questo cosa vuol dire?
«Mettere la testa sotto la sabbia e non sapere che la corruzione è l'altra faccia delle mafie che sparano di meno ma corrompono di più. Oggi si parla di centri occulti di potere, attraverso i colletti bianchi, per controllare interi sistemi produttivi. E, quindi, questo vuol dire dare il via libera alla corruzione, all'evasione. Alle mafie. Così come è scritta la norma dell'ergastolo ostativo va a svantaggiare, va completamente a disincentivare la collaborazione con la giustizia.»
Perché?
«Un collaboratore di giustizia, con questa norma, non collabora più. Il collaboratore, oggi, sa che passano diversi anni, sta zitto, non parla dei suoi beni e ottiene, comunque, i benefici. Oggi il collaboratore di giustizia deve tassativamente indicare i patrimoni occulti. Se lo indica poi entra in un circuito di protezione e se mente si apre una procedura di revisione che lo va ad escludere dal circuito di protezione. Questo viene chiesto ai collaboratori.»
E nella nuova normativa?
«Il non collaboratore può tranquillamente tacere. Non viene chiesto di indicare i patrimoni occulti. Altra cosa il ravvedimento…»
Un pentimento?
«Una presa di consapevolezza vera di quello che è successo. Su questa norma che è uscita basta una revisione critica, che non vuol dire di fatto nulla. Perché non è un pentimento. Ed ancora, il motivare il perché non collabori. Anche questo non viene assolutamente richiesto. Altro aspetto, sono stati totalmente tolti i soldi alle intercettazioni. E sappiamo che per colpire la mafia c’è bisogno dei collaboratori che parlino, che aiutino a capire e a intercettare.»
Per i cosiddetti reati spia?
«Come la corruzione, il peculato, l'abuso d'ufficio, il traffico di influenze illecite, le fatturazioni false che, poi, ti portano ad arrivare lì. Casualmente questo coincide con questo arresto e, quindi, deve fare riflettere. Da una parte un mega arreso e dall'altra un intero abbattimento dell'ergastolo ostativo e delle intercettazioni.»
L’intervista:
«Ho paura che possa accadere qualcosa di brutto in questo Paese»
È possibile il ritorno di una stagione stragista?
«Mi auguro veramente di no, però sicuramente ci sono delle cose che non quadrano. Bisogna anche dire chiaramente che non è che è stato arrestato Matteo Messina Denaro la mafia è stata sconfitta.»
Una bizzarra teoria sostenuta anche dall’ex generale Mori.
«La mafia non è assolutamente sconfitta, anzi è ancora più liquida. Nella scorsa legislatura ho coordinato in antimafia il Comitato sul regime speciale di 41 bis e alta sicurezza e ho visitato tutte le dodici strutture di 41 bis. Innanzitutto i figli di questi boss mafiosi sono avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti e, soprattutto, non usano più la pistola ma usano un dito su un computer. È una mafia liquida, una mafia diversa, una mafia molto più evoluta. Tutto questo deve fare riflettere. Il boss Matteo Messina Denaro, si può dire, è in fin di vita. Ha una patologia cronica e qualcuno l'ha sostituito. Noi siamo venuti a conoscenza, all'interno della nostra indagine, che loro possono farsi delle foto una volta all'anno e queste foto vengono messe in circuiti social come Tik tok, Facebook, Instagram. Hanno musiche, spesso neomelodiche in sottofondo, in cui incitano a non parlare. Incitano all'omertà, incitano a contrastare la giustizia e, ovviamente, il sistema legalità. E i social raggiungono milioni di persone. E diventa una mafia che vogliono far diventare bella, ricca, che porta ad avere lusso. E porta a dire: “scelgo da che parte stare”. È agghiacciante.»
Ma non è possibile immaginare un freno a tutto questo?
«Abbiamo presentato una proposta di legge che punisce con l’aggravante l'istigazione all'apologia del delitto di associazione mafiosa. Se non si capisce questa evoluzione e come contrastarla per le vie educative, con un'educazione costante, a partire dalle scuole non ne usciamo.»
Pippo Fava, il giornalista ammazzato da Cosa nostra, diceva: «I mafiosi stanno in parlamento, i mafiosi sono ministri, i mafiosi sono quelli che stanno ai vertici della Nazione». Le mafie si sono impadronite della politica, sono stati fondati partiti politici dalle mafie, sono stati dei personaggi legati a questo mondo criminale. Secondo lei, lo Stato è in grado, oggi, di giudicare e di processare sé stesso?
«Tutti devono smetterla di voltarsi dall'altra parte.»
Tutti chi?
«I cittadini devono imparare a togliere la testa dalla sabbia. Per fare questo serve una sensibilizzazione costante, un'informazione costante a tutti i livelli. A scuola, sui luoghi di lavoro, dalle forze dell'ordine, dalla magistratura. Se ne deve parlare costantemente. Bufalino diceva che la mafia verrà sconfitta da un esercito di maestri elementari, grazie all'educazione, alla cultura della legalità, al rispetto della persona in generale. Al rispetto per lo Stato. Partiamo nel nostro piccolo, tutti la possiamo sconfiggere. È una rivoluzione culturale che richiede tempo e bisogna muoversi. Non oggi, già ieri.»
– LA PRIMA PARTE DELL'INTERVISTA: Omicidio Manca: «In questa storia ci sono anche gli apparati deviati dello Stato»
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Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»
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2023-01-25 18:26:03
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