«Guerra è il mondo storico, pace il mondo umano. Il mondo umano interessa ed attrae particolarmente Tolstoj soprattutto perché egli è convinto che ogni uomo -di ieri, di oggi, di domani- valga un altro uomo…». Questo afferma Leone Ginzburg, letterato e antifascista italiano di origini russa e ucraina, tra i principali animatori della cultura italiana degli anni Trenta, a proposito del romanzo di Lev Tolstoj.
Ma risuonano oltremodo attuali le sue parole, in un contesto ancora fortemente impregnato di fumi di guerra, lampi di distruzione, cieli di morte, consapevoli che – come ci ricorda Quasimodo in Uomo del mio tempo – nel corso della storia l’uomo ha modificato solamente il modo di combattere, ma sotto vari aspetti è ancora “quello della pietra e della fionda”.
Guerra e pace, mondo storico e mondo umano, l’uomo che uccide ancora, come sempre, come uccisero i padri: questa eco sembrava risuonare lo scorso venerdì 17 febbraio, a Roma, sulla piazza del Campidoglio, nell’imminenza di un interessantissimo e molto seguito convegno dal titolo “Guerra e pace: vittime del dovere”, organizzato dall’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto), per la tutela del lavoro nelle Forze Armate e nel Comparto Sicurezza, con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sul rischio amianto e di altri cancerogeni e creare un confronto tra professionisti, medici ed esperti riguardante la delicata questione delle vittime del dovere.
Significativo il luogo scelto per lo svolgimento dei lavori – il Campidoglio, appunto, simbolo del potere civile della Città Eterna – così come oculata la scelta della sala – Laudato sì, quasi a riecheggiare programmaticamente “la cura della nostra casa comune” cui ci invita Papa Francesco con la sua enciclica-manifesto – voce di tutti, sfida e dono per tutti – sottolineando l’importanza dell’ecologia integrale, quindi, dell’interconnessione tra crisi ambientale della Terra e crisi sociale dell’umanità.
Distruzione e creazione, crisi e rinascita, orientamento e azione, educazione e spiritualità “ecologica”, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali, in un’armonica dialettica tra diritti e doveri del civis: questi i temi-guida della Laudato sì; questa stessa trama di fondo ha intessuto l’avvicendarsi degli autorevoli interventi dei relatori ospiti ed esperti, che hanno delineato il quadro complesso di un’epopea dei tempi moderni, i cui colori e forme sono dati e fatti concreti, vicende tragiche e drammatiche accadute, esiti inappellabili di ricerche scientifiche condotte: storie di amianto, uranio impoverito, storie di morte, sangue, lutti e tragedie.
Amianto, uranio, metalli pesanti, vaccini contaminati: parole-macigni, che costituiscono la fabula e l’intreccio della storia di uomini e donne, delle loro sofferenze e di quelle delle loro famiglie. Uomini e donne che si sono affidati allo Stato, e ne hanno ricevuto malattie e morte.
A proposito di dialettica diritti-doveri: a fronte di doveri inderogabili assolti, con grande spirito di abnegazione, da tanti uomini delle Forze Armate e del Comparto sicurezza che si sono sacrificati – o meglio che sono stati sacrificati sull’ara della Patria! – quali diritti inviolabili sono stati riconosciuti? Tanti, troppi diritti sono stati negati e continuano ad esserlo; tante, troppe dignità della persona umana sono state e continuano ad essere calpestate.
L’ONA rende pubblica la storia della noncuranza, della negligenza, degli sfregi al rispetto e all’onorabilità dell’uomo, in quanto essere senziente e sensibile, che merita la tutela di diritti fondamentali.
La tutela non è quella del risarcimento del danno – a cui qualcuno, come il Colonnello Carlo Calcagni, che è stato testimonial del convegno, è persino disposto a rinunciare in cambio di scuse pubbliche da parte dello Stato alle vittime e ai loro familiari – o delle prestazioni previdenziali, per le quali molte volte il Ministero nega il riconoscimento. Tutelare vuol dire rispettare la Costituzione, che identifica nella salute il diritto fondamentale dell’essere umano. Eppure non è stato così per tantissimi nostri militari, in Patria e nelle missioni.
L’obiettivo dell’ONA è quello di contrastare una volta per tutte chi nega il nesso causale tra esposizione ai diversi cancerogeni e malattie spesso, purtroppo, mortali, come anche di eliminare le differenze tra le vittime del dovere e le vittime del terrorismo.
Il Ministero della Difesa continua a negare i riconoscimenti, anche davanti a studi che continuano a confermare la correlazione tra uranio impoverito, metalli pesanti e amianto con le patologie di tanti militari, che sono simili a quelle delle popolazioni che vivono nei teatri di guerra.
Un tema ancora più attuale dopo che la guerra è tornata prepotentemente in Europa. Proprio in questi giorni cade il primo nefasto anniversario dell’aggressione russa in Ucraina! Oggi, però, non possiamo più chiudere gli occhi davanti ai rischi che si corrono nelle zone del conflitto, ma anche nei luoghi in Italia destinati alle esercitazioni. I militari vanno informati e protetti, per quanto possibile, senza nascondere gli ulteriori pericoli che si incontrano durante le missioni. Se è necessario risarcire chi si è già ammalato, è ancora più importante non commettere gli stessi errori del passato.
Abbiamo bisogno di una memoria viva, che si traduca ogni giorno in responsabilità e impegno.
Dobbiamo trasformare la memoria del passato in un’etica del presente!
Dobbiamo fare della nostra Costituzione un’etica e una pratica di vita. Il sentimento di amore deve essere inseparabile dal sentimento di giustizia, dalla volontà di costruire una società con molto meno IO e molti più NOI.
La memoria è un processo continuo, per ricordare il passato allo scopo che ciò che è successo non capiti più. I morti e le vittime del dovere sono un punto di riferimento, un esempio per sviluppare il senso della comunità e per aprirsi verso una mentalità nuova.
Uomini, donne, ragazzi non sono morti o si sono ammalati in maniera irreversibile per una targa, una lapide, un premio, un discorso commemorativo, ma per un ideale di giustizia, che sta a tutti noi realizzare. Ricordare non basta: occorre trasformare la memoria in memoria viva, ossia in impegno a costruire una società diversa, formata da persone che si oppongono, non solo a parole, ma con le scelte e i comportamenti, alle ingiustizie, alle violenze, in nome dell’Onestà, della Giustizia, della Verità.
Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario – afferma George Orwell.
Ebbene, questa è la VERITÀ sull’URANIO IMPOVERITO, nemico invisibile, senza colore, senza faccia, senza divisa:
Sulla pelle il dolore incide segni che si moltiplicano nella mente come insanabili ferite. Solo chi ha la pazienza di decifrarli riesce a comprenderne il peso ed il valore, come testimonia il Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni, tra i relatori del convegno, che da più di vent’anni combatte una pesante battaglia, per sé e per quanti come lui convivono, giorno dopo giorno, insieme al nemico invisibile che cerca di indebolirli nel corpo e nella mente, ma ancor più dura è la lotta che questi valorosi uomini dello Stato devono affrontare contro la pesante e greve burocrazia.
Intervento del Colonnello Carlo Calcagni, contaminato da uranio impoverito e metalli pesanti per l’attività svolta durante la missione internazionale di pace in Bosnia-Erzegovina nel 1996:
Intervento del dott. Pasquale Montilla, oncologo e consulente scientifico ONA:
Intervento dei Professori Nicola De Marinis, giudice di Cassazione, e Fabrizio Proietti, professore di Diritto del Lavoro.
Durante il convegno il Sottosegretario alla Difesa Matteo Perego si è così espresso:
“Condivido il principio di equiparazione tra le vittime del dovere e le vittime del terrorismo. Quando si tratta di servitori dello Stato che hanno perso la vita o contratto invalidità e delle loro famiglie, e di tutti i servitori dello Stato che comunque compiono dei grandi sacrifici, l’attenzione deve essere alta. La mia presenza qui, oggi, sta a significare quanto questo governo abbia a cuore la questione”.
Intervento del Sottosegretario alla Difesa, dott. Matteo Perego:
Il motto di Carlo Calcagni “MAI ARRENDERSI” deve essere raccolto da tutti noi, proprio per poter far nostro l’invito di don Tonino Bello: “A tutti coloro che vi chiedono quanto resta della notte, soprattutto ai vostri figli, possiate rispondere: resta poco della notte, perché l’orizzonte già si inebria di luce!”.
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2023-02-22 11:25:08
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