«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»
Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)
Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.
- Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)
LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.
WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)
- IL MASSACRO MAFIA-STATO: Attilio Manca è stato ucciso per coprire una latitanza
11.3 Le dichiarazioni di Stefano Lo Verso
Autista di Bernardo Provenzano, affiliato della famiglia mafiosa di Ficarazzi, Stefano Lo Verso decideva di collaborare con la giustizia nel 2011. Lo Verso fu uno dei soggetti che si occuparono della protezione della latitanza di Bernardo Provenzano negli ultimi anni antecedenti al suo arresto.
Nel medesimo intervallo temporale si colloca la morte di Attilio Manca. Stefano Lo Verso riferiva alla Procura della repubblica di Roma di aver incontrato per la prima volta Bernardo Provenzano nel gennaio 2003. Nello stesso periodo suoi affiliati gli chiesero se avesse la disponibilità di locali in cui organizzare riunioni con il boss latitante. Le riunioni continuarono per tutto il 2003, alla presenza di Francesco Pastoia e Onofrio Morreale, per poi riprendere dopo la scarcerazione di quest’ultimo. Il compito del Lo Verso era quello di accompagnare Pastoia da Ficarazzi al luogo dell’incontro, mentre gli uomini della famiglia di Bagheria si occupavano di spostare Provenzano.
Lo Verso dichiarava anche che Provenzano rientrò in Sicilia, dopo il suo primo viaggio in Francia, a luglio, nella giornata del festino di Santa Rosalia di Palermo.
Con riferimento alle cure fornite all’allora latitante, il collaboratore riferiva che nel giugno 2004 un affiliato di nome Giuseppe Comparetto si era presentato da lui con una ricetta medica bianca, chiedendogli di procurare il farmaco in essa indicato, che non erano riusciti a trovare, avvertendolo che il prezzo sarebbe stato molto alto, poiché costava 560,00euro. Lo Verso riusciva ad acquistare il medicinale nella farmacia sita in via Oreto a Palermo ed il farmacista, dott. Pietro Muratore, nell' occasione gli spiegava essere un farmaco iniettabile che serviva per non sviluppare il tumore della prostata, che aveva efficacia di 3 mesi. Nella stessa farmacia furono acquistate successivamente altre due fiale.
Stefano Lo Verso aggiungeva, infine, che «c’era un legame tra la mafia barcellonese e quellapalermitana. Nel territorio di Messina c’era Nicolò Eucaliptus, suocero diOnofrio Morreale, già in epoca antecedente all’operazione di Provenzano».
LO VERSO Stefano: «(…) Le riunioni che si facevano a Bagheria, a Bagheria accanto alla Pretura di Bagheria, nella casa di Eucaliptus, Tommaso Eucaliptus compare di un altro collaboratore, di Sergio Flamia questo Tommaso Eucaliptus e io il mio compito era di prendere Pastoia a Ficarazzi e portarlo la perchè poi ci pensava il gruppo di Bagheria a spostare Provenzano nella casa della riunione; poi io dovevo prendere di nuovo Pastoia e riportarlo di nuovo a Ficarazzi (…).
Una settimana prima il Comparetto, nel mese di… siamo sempre nel mese di giugno 2004 viene con una ricetta e mi dice: “ti devi interessare a cercare questo farmaco perchè noi non l’abbiamo potuto trovare, è un farmaco… vedi che è costoso”, perchè in passato le punture gliele procuravo io, però erano punture che costavano decine di euro, va, non erano costose. Questa costava 560 euro, no 500… 560 euro, scontata 400euro, scontata… scontata a noi però, diciamo, perchè io ci sono andato (…), Muratore si chiama il farmacista, la farmacia Muratore invia Oreto (…), io e il Signor Belvedere e il Signor Belvedere – era stato operato lui, fra l’altro, pure di prostata – gli mostra questa ricetta al dottore Muratore che io conoscevo perchè c’ero andato tantissime volte con il ragioniere Mezzatesta a prendere dei farmaci. Il dottore Muratore dice: “(…) questo farmaco – spiega a noi – questo farmaco è un farmaco per non fare sviluppare il tumore della prostata, agisce su questa. E' un farmaco costoso, io l’unica cosa che posso fare, non mi prendo soldi, mi prendo le spese e quel farmaco ci costa 400 euro è una puntura con la durata di tre mesi”, quindi siamo a giugno, giusto, tre mesi, loro successivamente, nel mese prima che partisse di nuovo, nel mese di ottobre, ottobre-novembre, loro tornarono di nuovo per altre due iniezioni e io ho incaricato Belvedere di andare a prendere queste due iniezioni sempre nella stessa farmacia, quindi sono tre fiale di iniezioni che sono uscite dalla stessa farmacia, con la durata di tre mesi; poi quando noi siamo stati tratti in arresto, gennaio 2005, non so più chi abbia provveduto per cercare questi farmaci, perchè io dico, se lui non si faceva queste punture… giustamente il fastidio per ste punture, ci sarà stato qualche urologo che gli avrà detto “ormai siamo all’estremità (?), ti devi fare per forza questa puntura”.
Ma siccome era un farmaco sconosciuto, almeno io non… penso che non sia stato mai un urologo della zona a scrivere un farmaco del genere perchè io suppongo che questa ricetta lui già l’aveva conservata di questo farmaco, perchè lui, da quando lui è stato operato, fino al punto di farsi questa puntura, lui non ha fatto nessuna terapia, l’unica terapia che faceva era una terapia… (…) dopo l’intervento lui terapia, non è che faceva punture, cose, lui è stato con me, non si faceva… si prendeva delle pillole, però punture, cose, niente, invece prima dell’intervento si faceva sempre le punture, che veniva un infermiere a fargliela addirittura una volta gliel’è venuta a fare a casa mia, un’altra volta gliel’ha fatta nel villino di mia suocera. (…) Questaricetta…»
P.M.: era bianca?
LO VERSO Stefano: «bianca, un foglio bianco, pero la scritta era di medico, perchè era una scritta.. tanto che io non riuscivo a leggerla, ma lui il farmacista subito l’ha letta e subito ha individuato il farmaco. Ora io dico, un farmaco che è cosi costoso non è che è un farmaco che si vende tutti i giorni, è un farmaco che deve essere prescritto a determinati pazienti che soffrono di questa patologia, quindi ritengo io che se il dottore Muratore svelasse, senza intimidazione e senza pressione da parte della ma.. perchè già Mezzatesta sa tutto di questa situazione e loro fanno incontri e fanno riunioni Mezzatesta con Muratore, probabilmente si potrebbe arrivare ad individuare il nome del farmaco, a vedere se questo farmaco è stato venduto in altre zone dell’Italia o se è stato venduto ad altri soggetti che sono stati sottoposti a cure… a cura del dottore Manca, perchè se il dottore Manca ha avuto altri soggetti con questa malattia si può individuare se… (…) Poi altre cose io non lo so, io posso riferire che nella zona di Messina, quando lui mi dice “un amico mio e un amico di mio suocero” e io per la prima volta lo accompagno che lui doveva andare in Francia, non è che mi dice che sta andando in Francia, lui mi dice: “si va a fare un po'… si va a prendere un po' di sole e se ne va un poco con la sua famiglia”, a quel punto io collego che lui se ne va a Messina, perché ad Acquedolci in quel periodo c’era Nicolò Eucaliptus che aveva l’obbligo di dimora;
Nicolò Eucaliptus era il suocero di Onofrio Morreale, capo famiglia… era il capomafia della famiglia di Bagheria Nicolò Eucaliptus. Quindi io ricollego e dico può darsi che.. poi tutti i collegamenti che c’erano fra gli imprenditori Bagheresi e la mafia Barcellonese perché mi ricordo che in quel periodo c’era Mimmo Toia che lavorava nell’autostrada Palermo-Messina, stava facendo dei cantieri, aveva l’appalto elettrico lui e gli era stato rubato del materiale a questo Signor Toia e il Signor Toia se ne andò da Nicolò Eucaliptus ad Acquedolci per risolvere il problema; quindi il legame della mafia messinese con quella bagherese è da una vita che c’è, tanto che un certo Duca Francesco, arrestato di recente in un’operazione antimafia che c’è stata qua nel messinese, era legato a Pippo Lo Bue, ex sindaco di Bagheria vicino a Nicolo Eucaliptus e lui addirittura, questo Duca Francesco, è venuto a fare pure lavori di recente, quattro, cinque anni fa, lavori al depuratore ad Aspra, prendere questi… ed era l’anello di congiunzione fra Mimmo Toia e questo Duca Francesco che il suocero era un mafioso, era di Milazzo il suocero, perché loro originari sono di Milazzo, però forse o è il suocero di Milazzo e lui abita a Barcellona o viceversa, comunque il suocero è mafioso di questo Duca Francesco e questi contatti con Lo Bue erano sempre tramite Nicolò Eucaliptus.
Quindi questo legame che porta sempre a quel territorio di Messina, siamo nel periodo antecedente all’operazione perché Nicolò Eucaliptus già c’è dal2002 su quel territorio».
Sentito nuovamente un anno dopo, dietro sua esplicita richiesta, Stefano Lo Verso aggiungeva un episodio non narrato in precedenza, richiamato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma che nel 2018 nel provvedimento con il quale dispose l’archiviazione del procedimento aperto a seguito della denuncia dei familiari di Attilio Manca
Scrive infatti il giudice: nel mese di gennaio del 2004 «le condizioni di salute di Provenzano si erano aggravate ed Onofrio Morreale gli aveva detto che stavano provvedendo per farlo vedere da un medico, non sapeva se in Italia o all’estero. Ai primi di febbraio, quindi, lui stesso aveva affidato al Morreale il boss, che aveva bisogno di maggiore assistenza, e non ne aveva avuto più notizie sino a che non era stato incaricato di reperire il farmaco di cui aveva riferito. Lo Verso supponeva però che, prima di ricevere la ricetta, qualcuno avesse già fatto a Provenzano una prima puntura di quel farmaco, forse il medico da cui poteva essere stato visitato».
Riguardo le cure ricevute da Bernardo Provenzano a seguito del tumore alla prostata, la procura della Repubblica di Roma ha ritenuto non decisive le dichiarazioni di Lo Verso, evidenziando come si fosse già arrivati alla ricostruzione completa della vicenda.
La cura a cui aveva fatto riferimento Lo Verso era, infatti, «una piuttosto diffusa terapia ormonale, finalizzata a contrastare la produzione di testosterone, ormone maschile che stimola la crescita del tumore della prostata. (…) Ed in effetti al momento dell’arresto di Bernardo Provenzano egli recava con sé una confezione di Decapeptyl 11,25 con la dicitura 3 mesi, farmaco che all’epoca costava € 550,00 senza esenzione del SSN, esenzione che avrebbe necessitato la redazione di un piano terapeutico da parte di un medico specialista. Circa l’utilizzo di detto farmaco da parte dell’allora latitante Provenzano e sulla persona che si occupava della somministrazione del farmaco (oltre che di altre incombenze infermieristiche) sono già intervenuti importanti arresti giudiziari nell’ambito del procedimento penale DDA Palermo RG 9547/07.
(…) Si addiveniva così alla condanna per associazione mafiosa di Lipari Gaetano Michele Arcangelo n. Corleone il 29.9.1960, infermiere professionale presso la ASL 6 di Bagheria, quale uomo di fiducia di Provenzano di cui si è giudizialmente accertato che, oltre a fungere in alcuni casi da messaggero, si occupava della somministrazione della cd. “puntura dei tre mesi”, farmaco che si procurava presso una farmacia di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, nonché di effettuare i prelievi al boss Provenzano. L’attività di somministrazione del sopracitato farmaco risultava essere attività già avviata in epoca antecedente al dicembre 2004, data certa di un “pizzino” rinvenuto al riguardo nel covo del latitante (vedi sempre atti AG Palermo sopracitati) ed il coinvolgimento del Lipari risultava dimostrato, oltre che dalla documentazione rinvenuta ed acquisita, anche dalla ricostruzione dei suoi spostamenti in alcune date emergenti anche dai citati messaggi cifrati e da una serie di intercettazioni telefoniche.
Alcune di esse intercorrono proprio con un farmacista di Altavilla Milicia, che poi confermerà di aver venduto nel luglio 2005 al Lipari una confezione di Decapeptyl 11,25».
Tuttavia, gli argomenti sopra riportati posti a fondamento della richiesta di archiviazione, poi accolta dal giudice per le indagini del tribunale di Roma nell’ambito del procedimento iscritto al n.42590/16B R.G.N.R., concernente la morte di Attilio Manca, non appaiono incompatibili con quanto dichiarato dal collaborante Stefano Lo Verso. Infatti, Lipari risultava essere stato l'«infermiere» di Provenzano nel 2005 e, prima di allora, in una non meglio definita «epoca antecedente al dicembre 2004».
Inoltre la necessità di Provenzano di sottoporsi a visita medica manifesta l’inadeguatezza della assistenza praticata solo da un infermiere e ciò sia nel caso in cui l’esigenza della visita specialistica fosse scaturita –come riferito da Lo Verso – dall’aggravarsi delle condizioni fisiche di Provenzano dopo l’intervento chirurgico, sia nel caso, come prospettato dal Prof. Barnaud, che si trattasse di un controllo post operatorio previsto dal protocollo.
Identico discorso è da farsi riguardo la farmacia scelta per acquistare il farmaco Decapeptyl 11,25. Il farmacista di Altavilla Milicia, come rilevato dallo stesso Ufficio del pubblico ministero, risulta aver confermato di aver venduto quel farmaco nel luglio 2005. Nulla sembra essere emerso dalle indagini riguardo i periodi precedenti.
Le dichiarazioni di Lo Verso sul punto, pertanto, possono ritenersi concordanti perfettamente con le risultanze investigative dell’inchiesta Grande Mandamento, appurato che il collaborante ha saputo riferire il costo e la durata di conservazione esatti del medicinale ed ha indicato il nome del farmacista che lo avrebbe a lui venduto, che non risulta, invece, essere stato escusso a sommarie informazioni.
L'INTERVISTA ALL'ON. STEFANIA ASCARI
- Omicidio Manca: «In questa storia ci sono anche gli apparati deviati dello Stato»
L'INTERVISTA AD ANTONIO INGROIA
- CASO MANCA. Ingroia: «L'Antimafia ha fotografato i fatti acclarati: un omicidio di mafia e di Stato»
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- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/50
- Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia
- Senso di rabbia ed indignazione
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IL CASO MANCA: vergogna di Stato
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- IL CASO MANCA, la seconda parte
- IL CASO MANCA – Una storia tra mafia e Stato corrotto.
LA PRIMA PARTE (Video) - Attilio Manca è Stato ucciso
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- Morte di Attilio Manca, arriva l’assoluzione per Monica Mileti
- Omicidio Attilio Manca: un pezzo di Trattativa Stato-mafia
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L'INTERVISTA a Salvatore Borsellino
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L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO
Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»
Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»
Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»
Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»
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2023-07-04 19:19:19
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