«Sono a lavoro, mi dica». Comincia così la nostra intervista con Domenico Fico, consigliere di maggioranza a Petilia Policastro. Continua il nostro approfondimento intorno alla vicenda dei manifesti funebri di cordoglio per un mafioso da parte dell'amministrazione locale, ai funerali "in stile Casamonica" per omaggiare un ergastolano e alle presenze istituzionali. Qualcuno parla di "inchino" della politica locale. Noi, con il nostro racconto, stiamo cercando di capire cosa ha portato a determinate scelte.
Prima di ritornare alla breve intervista con il consigliere Fico dobbiamo aggiungere che nella giornata di ieri, in diverse occasioni, ci siamo messi in contatto con i vertici della Prefettura di Crotone. Ultimamente siamo poco fortunati con le telefonate. Il Prefetto era impegnato in una riunione. "Chiamate nel pomeriggio", ci hanno comunicato. Lo abbiamo fatto ma nessuno ha risposto. Nello stesso tempo avevamo chiesto di parlare con qualcuno per capire la loro posizione sui manifesti, sui "festosi" funerali e sulle presenze istituzionali. Questa la risposta: "chi si è occupato della questione è in ferie". Ad agosto, in Italia, tutto si ferma. Ma noi siamo pazienti.
Ecco la breve intervista con il consigliere comunale. A Fico abbiamo anche chiesto conto delle magliette e degli striscioni stampati per l'occasione. Ovvero per il ritorno festoso (atraverso il funerale) della salma dell'assassino di Lea Garofalo. Noi lo ribadiamo ancora una volta: Rosario Curcio è un delinquente. E certe condanne e certe azioni, come il massacro della fimmina che sfidò la 'ndrangheta, non si possono cancellare con la morte.
«Come può immaginare sto seguendo la vicenda».
Mi piacerebbe conoscere il suo punto di vista. Lei cosa pensa di tutto quello che è successo a Petilia Policastro?
«Credo che si sia già parlato molto, per cui non mi va di rilasciare dichiarazioni».
Secondo lei non bisognava parlarne?
«Ho detto soltanto che se ne è già parlato molto. Non ho detto che se n’è parlato troppo o poco».
Lei rappresenta un’Istituzione. Ecco perché sto chiedendo il suo punto di vista.
«Sì, certo. Rappresento un’Istituzione, appunto credo che non ci sia bisogno di commentare oltre».
Lei è il consigliere di maggioranza che ha fatto stampare le magliette e gli striscioni utilizzati il giorno del “festoso” funerale?
«Non credo di dover riferire del mio lavoro privato. Nel momento in cui si tratta di un lavoro pubblico, allora, sono pronto a dimostrare tutto. Se si tratta di un mio lavoro privato non credo sia nemmeno giusto.»
Lei nella vita privata di cosa si occupa?
«Ho una tipografia».
La sua tipografia ha stampato quelle magliette e gli striscioni per ricordare un ergastolano?
«Non sto commentando assolutamente».
Né le magliette né lo striscione?
«Io le sto dicendo che non parlo del mio lavoro privato. Se si trattasse di lavori… se lei mi stesse facendo una domanda di un lavoro pubblico sarebbe assolutamente giusto. E sarebbe anche il mio dovere dover rispondere. Se parliamo di lavoro privato credo che io possa mantenere la riservatezza negli interessi della mia azienda e dei miei clienti».
A lei risulta che componenti della giunta hanno partecipato al funerale di questo assassino rientrato da morto a Petilia?
«A me risulta la presenza dell'ex assessore Berardi».
L’ex assessora Berardi che si è dimessa per la sua partecipazione al funerale del mafioso condannato all’ergastolo?
«Esattamente».
Ma se dovessero essere confermate altre presenze istituzionali dovrebbero fare quello che ha fatto l’ex assessora? Dovrebbero dimettersi tutti coloro che hanno partecipato al “festoso” funerale?
«Credo che a quel punto diventerebbe ingiusto quello che ha fatto la Berardi».
Possiamo avere un suo commento su quel “colorito” funerale? Doveva essere celebrato in un altro modo o è giusto celebrarlo con magliette, striscioni, palloncini, lancio di fiori, rotazione della bara?
«Sì, è vero che rappresento una Istituzione però non sta nemmeno a me dire se un funerale può essere pubblico o privato…».
Vuole dire che ci sono altre Istituzioni che dovevano occuparsene?
«Non credo rientri nelle competenze degli amministratori locali stabilire se un funerale debba essere pubblico o privato».
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La storiaccia non finirà, certo, con le dimissioni di una assessora presentate in un consiglio comunale. O con le INUTILI lamentele. O con le sterili minacce, che rispediamo con forza alla mittente-parente.
La Stampa libera non ha padroni e padrini.
Ecco le nostre domande:
– Chi ha autorizzato e non ha controllato il "festoso" funerale?
– Perchè nessuno, ancora oggi, si assume le proprie responsabilità dopo un messaggio devastante che è passato su quel territorio?
– Bastano le dimissioni della ex assessora che ha partecipato al "festoso" funerale?
– Al "festoso" funerale era presente anche il vice-sindaco di Petilia Policastro Carmelo Garofalo?
– Al "festoso" funerale erano presenti anche due consiglieri comunali, uno della maggioranza e una dell'opposizione?
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Lo scriviamo ancora una volta, per l'ennesima volta. Visto che si continua a far finta di non capire: dovevamo farci i fatti nostri? dovevamo girare la testa dall'altra parte? dovevamo mettere la testa sotto la sabbia, come gli strunzi? dovevamo evitare le domande?
«Un fatto gravissimo. Queste sono responsabilità gravissime. Le Istituzioni non possono partecipare a un funerale di un uomo di mafia. Anche questa signora si dovrebbe dimettere. Ma che messaggio dà alla popolazione di quel paese? Che bisogna dare rispetto un uomo di mafia? Ripeto, la morte non ci rende tutti uguali.»
On. Stefania Ascari, componente commissione parlamentare Antimafia, WordNews.it, 20 luglio 2023
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2023-08-11 16:54:03
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