- Premio Nazionale Speciale Lea Garofalo 2022 ad Angela Napoli
«Un ambiente sicuramente molto preoccupante, brutto perché attraversava momenti di faide e iniziavano i coinvolgimenti, in quel periodo, con la politica. Non se ne parlava proprio delle collusioni che poi, in effetti, sono state diramate un po’ in tutta Italia dalla mafia. Taurianova ha attraversato un momento davvero difficile e preoccupante, un periodo che fortunatamente passato e del quale c'è la volontà di dimenticare». Così inizia la nostra conversazione con l’On. Angela Napoli, già componente della commissione parlamentare Antimafia. Una donna tenace e dignitosa. Lo ha dimostrato con le sue battaglie politiche sulla legalità e sul rispetto delle regole. Non ha avuto paura di sfidare gli ‘ndranghetisti presenti sul suo territorio e per questa sua azione, in diverse circostanze, è stata minacciata di morte da questi farabutti senza onore.
Siamo partiti da Taurianova, dagli anni Novanta, quando nel suo paese le teste saltavano (letteralmente) per le faide tra le diverse famiglie mafiose. E, infatti, proprio dopo i fatti di Taurianova è stata emanata la legge, ancora oggi in vigore, sullo scioglimento delle amministrazioni colluse con le organizzazioni mafiose. Ma, negli ultimi anni, è cambiata la situazione sul suo territorio?
«Oggi è cambiata la situazione perché è cambiata la ‘ndrangheta. Non è più la ‘ndrangheta del tempo delle faide. È una ‘ndrangheta che si è vestita di perbenismo, molti boss sono stati assicurati nelle patrie galere, condannati. Anche se poi, col tempo, ci sono state anche delle scarcerazioni. Essendo cambiata la ‘ndrangheta non appare. E se non appare la gente non capisce che di fatto i suoi affari continua a farli, naturalmente sotto altre forme».
Tipo?
«Forme di inserimento nell'attività imprenditoriale, nell’attività commerciale e, naturalmente, diventa difficile anche individuarla. Sembra che tutto sia a posto. C’è la volontà, anche da parte di chi amministra la cosa pubblica, di non parlarne, di non trattare questi argomenti. È chiaro, e questo lo abbiamo visto un po’ in tutta Italia, che la sottovalutazione dell'argomento e la mancanza di indagini adeguate lascia espandere il problema. L’espansione, chiaramente, porta ad un coinvolgimento generale sulla libertà dell'intero paese ma, nello stesso tempo, consente di fare affari, di continuare ad ingigantirsi, soprattutto a livello di potere economico».
Esiste un rischio ulteriore?
«Quando ci sono di mezzo gli affari le faide potrebbero esplodere, potrebbero ritornare proprio per problemi di affari. Soprattutto c'è un giro di droga a Taurianova che continua ad essere sottovalutato, anche da parte degli investigatori. E questo è preoccupante».
Perché si registra questa “sottovalutazione”?
«Bisogna partire da lontano, la ‘ndrangheta perché è cresciuta, perché è diventata potente?»
Per la sottovalutazione del fenomeno?
«Veniva considerata una mafia di poco conto, una mafia stracciona e, quindi, non c'erano indagini. La mancanza di indagini, chiaramente, ha consentito alla ‘ndrangheta di modificare il suo aspetto e, nello stesso tempo, di ingigantirsi a livello economico e a livello criminale. Non quella criminalità che appare con fucili e pistole o con bazooka ma criminale nel senso che investe ed è presente dappertutto. Quella sottovalutazione di un tempo a me sembra che ci sia anche oggi».
In che senso?
«Nel senso che, e posso anche capire chi amministra la cosa pubblica, non è bello parlare di questi argomenti. Chi ne parla, come me, viene tacciato di volere assolutamente infangare l'immagine positiva. Non è assolutamente questo. Insisto sul discorso che la ‘ndrangheta ha assunto la forma del perbenismo e che chi è agli arresti domiciliari, e parlo dei boss e chi è in galera, continua comunque a gestire, perché lo sappiamo, i rapporti con l'esterno. E chi continua a sottovalutare questa possibilità di gestione consente automaticamente di fare affari, con il coinvolgimento trasversale. Mi sembra che il non volere parlare di questi argomenti non fa altro che aiutare ad ingigantire gli affari della ‘ndrangheta. Ci vorrebbero delle forze investigative molto più presenti…»
Rafforzare, quindi, la presenza delle forze dell’ordine sul territorio?
«Non c'è dubbio. Tutte le forze dell’ordine, compresa la Guardia di Finanza. Noi avevamo il comando della Guardia di Finanza e da diversi anni è stato tolto. C’è il distretto di Palmi».
È diverso averlo sul territorio un presidio.
«Esatto, non c’è dubbio. Il presidio sul territorio è indice di legalità. Quanto meno riesce a tamponare e ad occupare. Nel momento in cui un presidio delle forze dell'ordine viene tolto, chiaramente, la libertà viene a mancare. Anche perché non ci sono i numeri sufficienti per i controlli».
Dopo la chiusura del comando della Guardia di Finanza si è ripetuta la questione in questi ultimi mesi.
«Ormai corre voce, pare che sia vero, che anche la caserma di San Martino, che è una frazione di Taurianova molto popolosa, dove mi dicono che la situazione dal punto di vista del coinvolgimento di giovani, non è per niente positiva. Sottovalutare l'eliminazione di una caserma dei carabinieri a San Martino significa proprio non preoccuparsi del problema legalità».
Che messaggio passa quando in queste località ad alto rischio viene “soppressa” una caserma?
«Un messaggio assolutamente negativo, che garantisce l'impunità, perché non c'è la possibilità di intervenire, di controllare e di individuare, effettivamente, chi commette il reato e, quindi, questi criminali si sentono garantiti nell'impunità. Un po’ le norme legislative che sono diventate, a mio avviso, e parlo del settore della criminalità organizzata, un po’ troppo garantiste. C’è questa forma…»
Questa moda…
«In più la mancanza di controlli garantisce l’impunità. Non voglio dire che le forze dell'ordine che ci sono sul territorio non fanno il loro dovere. Ma non sono sufficienti».
Se viene a mancare un presidio diventa difficile controllare il territorio.
«Esatto. Mi sembra non ci sia la voglia di parlare di questi argomenti. Parlare di questi argomenti, soprattutto per chi amministra la cosa pubblica, significa infangare l'immagine di un paese. Io non sono di questo avviso, io sono di altro avviso. L'immagine di un paese viene infangata se non ci sono i controlli e se la pervasività del crimine c’è ma è offuscata».
Viene infangato un territorio anche quando si gira la testa dall'altra parte. Quindi anche quando non se ne parla.
«Esatto, io sono di questo parere. L'ultimo intervento che ho fatto su Taurianova mi ha fatto cadere le braccia».
Perché?
«Ho lanciato, il 21 marzo, il giorno del ricordo delle vittime di mafia, un concorso per le terze della scuola secondaria di primo grado su un tema, che aveva sei premi in buoni libro, perché è anche opportuno, a mio avviso, far leggere questi giovani che non leggono più. Avevo lanciato questo concorso sul tema ‘ndrangheta off, come dire no alla ‘ndrangheta. Per me è stata una delusione amara e mi ha fatto capire che anche le famiglie di questi argomenti non ne parlano e non vogliono che se ne parli».
Questo è anche un problema culturale.
«Esatto. È un problema culturale, non c'è dubbio. Intanto le famiglie a Taurianova sono assenti, non hanno la capacità di indignarsi. Dicono “a me chi lo fa fare? a me non ha toccato nessuno. Non sono affari miei”. Questa è la mentalità culturale del cittadino di Taurianova ma non credo che sia solo di Taurianova. All'interno delle famiglie, con i propri figli, di questi argomenti non bisogna parlarne, le scuole men che meno, perché non trovi tutti gli insegnanti disposti a trattare questi argomenti, pur se nell'ambito ormai dell'educazione civica, che è diventata materia obbligatoria, dovrebbero essere trattati. E, quindi, tutto scorre liscio. Sembra che tutta la vita sia legata alle feste, che per carità ci vogliono. È anche giusto che la gente si diverta, ci mancherebbe altro. Però i problemi reali, che poi rimangono fuori dalle feste, quelli saranno davvero dei problemi da risolvere. Ad oggi, non ho avuto ufficialità, sugli interventi da parte dell’amministrazione comunale per evitare la chiusura della caserma dei carabinieri a San Martino».
Di chi sono le responsabilità se una caserma, quindi un presidio di legalità, viene soppressa?
«Le responsabilità sono di diversa natura. Intanto, forse, anche lo stesso comando provinciale dei carabinieri, Arma gloriosa, io ho avuto parenti, quindi proprio non c'è l'ho con i carabinieri, tutt'altro, stia sottovalutando il problema e non stia incoraggiando la necessità del mantenimento della caserma a San Martino. L'amministrazione comunale, che dovrebbe trovare i locali idonei, perché è chiaro che la situazione dei locali della caserma di San Martino sono assolutamente in una situazione deplorevole, non mi risulta stia lavorando per risolvere la questione. Mi risulta, semplicemente, che ci sono cittadini di San Martino, parlo dei cittadini onesti, che sono molto preoccupati per questa chiusura della caserma, alla luce del fatto che nelle due frazioni – San Martino e Amato – la situazione, dal punto di vista criminale, non è per niente bella, non è per niente positiva. E, soprattutto, c'è il coinvolgimento dei giovani, che sono quelli che preoccupano maggiormente».
Quale potrebbe essere la soluzione per evitare questa chiusura definitiva?
«Un perfetto accordo tra l'amministrazione comunale e il comando dei carabinieri, con la garanzia che l'amministrazione comunale trovi dei locali adeguati, idonei alla caserma. Ci deve essere la precisa volontà. Una volontà ufficiale che, oggi, io non vedo. Ma non sono solo io, perché poi incontro, appunto, le persone di San Martino che, in privato, perché a Taurianova c'è anche questa cattiva abitudine di dire “Eh, ma chiudono la caserma…”. Però nessuno parla, nessuno protesta, lo dicono in privato, mi incontrano e manifestano la preoccupazione. Io, con qualcuno dell'amministrazione, il problema l'ho affrontato».
Qual è stata la risposta?
«Mi hanno detto che ho ragione, che è vero e giusto, che la situazione è difficile ma che starebbero provvedendo. Mi hanno detto che non è facile…».
Intanto sono passati due mesi dalla chiusura della caserma di San Martino.
«Ho detto che con le feste, tra una cosa e l'altra, non ci si rende conto. Ma finite le feste o prendete di petto la situazione per risolverla, con la volontà di risolverla, o non c'è niente da fare. Una volta chiusa non c'è più niente da fare. Tra l'altro teniamo conto che la caserma di Taurianova, nonostante ci sia un Comando con capitano, tenente, eccetera, alle 20:00 chiude il portone. In una realtà come questa, capisco anche la questione degli organici nei piccoli centri, se pensiamo che un Comando dei carabinieri alle 8:00 di sera chiude il portone, insomma, ci rendiamo conto che qualcosa non va. Voglio dire ai cittadini di Taurianova di avere la capacità di indignarsi, di non stare con le braccia conserte, perché ne va di mezzo il futuro dei loro figli».
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2023-08-28 12:37:02
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