L'ARMA SPUNTATA DEI PAPI CONTRO I MAFIOSI
«Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!
Qui ci vuole civiltà della vita! …lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!».
Giovanni Paolo II, Valle dei Templi, Agrigento, Sicilia, 9 maggio 1993
«Quando all'adorazione del Signore si sostituisce l'adorazione del denaro si apre la strada al peccato, all'interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza.
La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere.
Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono scomunicati».
Papa Francesco, Piana di Sibari, Calabria, 21 giugno 2014
Nei mesi scorsi ci siamo occupati, per diversi giorni, di una vicenda che ha permesso solo a qualcuno di cavalcare l'onda, nemmeno emotiva (perchè diciamola tutta, a pochi interessano queste tematiche), ma esclusivamente mediatica. Per qualche ora i giornaloni hanno ricopiato i nostri articoli. E, come sempre accade, la questione è rientrata dopo poche ore. Nessun approfondimento, nessuna presa di posizione.
Abbiamo registrato le parole vuote (scritte sui social, nei comunicati stampa) da parte dei politicanti di turno. Solo becera propaganda. Diversi non hanno concesso nemmeno una intervista. ("Ho già scritto quello che volevo dire – ci ha fatto sapere con un messaggino una sottosegretaria di Stato -. Non ho altro da aggiungere"). E questa è una Sottosegretaria dell'attuale Governo (che va a Caivano per le sue sceneggiate).
La questione ruotava intorno ai manifesti funebri realizzati dall'amministrazione comunale di Petilia Policastro per omaggiare il suicidio di Rosario Curcio, un delinquente 'ndranghetista condannato all'ergastolo (insieme ai suoi compari farabutti come lui) per la morte di Lea Garofalo, nel novembre del 2009. Per aver scritto questo siamo stati minacciati – in perfetto stile mafioso - dalla sorella del mafioso e accusati (dagli eletti del luogo) di essere il giornale della Procura. Ma questa è un'altra storia.
– Premio Nazionale Lea Garofalo, a breve il Programma ufficiale della 2^ edizione
Ma non solo i vergognosi manifesti istituzionali abbiamo dovuto registrare in questa devastante storia. Durante i festosi funerali abbiamo anche registrato la presenza dei rappresentanti del Comune calabrese. Le istituzioni hanno partecipato al funerale di un mafioso. Solo una assessore si è dimessa per questa storiaccia. Per adesso.
Una vergogna infinita che ha distrutto anni di falsa retorica. "Qui la 'ndrangheta non entra", si legge sui cartelli inutili affissi sulle pareti delle case comunali. Non solo continua ad entrare – il discorso ovviamente è generale (per evitare polemiche con gli inetti che fanno finta di non capire) – ma viene omaggiata (e qui il discorso è finalizzato al fatto di questa estate) con celebrazioni e manifesti a lutto.
Esiste una interrogazione depositata e indirizzata al Presidente del Consiglio e al ministro degli Interni. Dopo mesi di attesa, sino ad oggi, il Governo (sempre a parole) che vuole combattere le mafie ancora non ha risposto. Forse è troppo impegnato con Caivano e con le telecamere che riportano fedelmente gli incontri in terra di camorra. Anche questa – la mancata risposta ad una interrogazione parlamentare – è una Vergogna Istituzionale.
Come è una Vergogna Istituzionale la risposta di un esponente della Prefettura. "Non sapevamo nulla". Nei link in basso troverete tutti gli articoli e le interviste.
Ma ancora più vergognose restano le parole (anche in questo caso inutili) di due Papi. La scomunica, tanto sbandierata negli anni passati, è solo propaganda del potere cattolico.
I mafiosi continuano ad essere ammessi nelle chiese, anche per i loro squallidi funerali.
Nel Paese senza vergogna, in passato, gli onesti si sono visti chiudere le porte sontuose e benedette in faccia. Mentre per i mafiosi c'è sempre qualche escamotage per aggirare gli annunci papali.
Pace e bene, cari mafiosi. Per voi ci sarà sempre un inchino da parte di qualche madonnaro.
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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