Non è una novità questa affermazione dell’avvocato Trizzino, soprattutto dopo che è stato ritratto in una bellissima foto insieme ai membri del Partito Radicale e il generale Mario Mori a sostegno della Presidente della commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, dopo gli attacchi da parte dei parenti vittime di mafia dopo che è stata pubblicata la sua foto insieme a Ciavardini.
Quindi è normale che parta questa campagna di delegittimazione a chiunque affermi che la Trattativa c’è stata ed è stata la causa dell’accelerazione della strage, visto la sentenza della Cassazione sulla Trattativa che assolve i componenti del Ros e la riabilitazione di Mori prima (intervistato da tutti) e Subranni dopo (forse ci dimentichiamo le parole di Borsellino quando afferma che fosse stato ‘punciutu‘).
“Occorre andare a cercare dentro l’ufficio della Procura di Palermo per vedere se allora si posero in atto condotte che in qualche modo favorirono quel processo di isolamento, delegittimazione, indicazione come target e obiettivo di Paolo Borsellino, che sono quelle condizioni essenziali che hanno sempre proceduto gli omicidi eccellenti a Palermo”.
– afferma così l’avvocato Trizzino durante l’audizione.
Preso il discorso sulle dichiarazioni rese al Csm dai magistrati della Procura di Palermo, subito dopo la strage, e “rimasti nei cassetti per 30 anni” ha sottolineato che:
“È un dolore incommensurabile avere scoperto che già dal luglio del 1992 esistevano dei verbali e delle audizioni dei magistrati della Procura di Palermo in cui vuoi per la vicinanza rispetto alla strage o vuoi perché in quella Procura vi era un malessere che covava da tempo, i magistrati di allora furono sinceri e privi di qualunque freno inibitorio nel racconto delle dinamiche che, messe in atto dal procuratore Pietro Giammanco, resero di fatto impossibile la vita di un magistrato valoroso come Borsellino”.
Poi tocca alla figlia di Borsellino, Lucia Borsellino:
“Chiediamo che le componenti statali possano fare piena luce, senza condizionamenti, sui dettagli della vita di mio padre che hanno caratterizzato gli ultimi momenti della sua vita, perché il diritto alla verità non sia una ossessione solo delle famiglie vittime di mafia, ma non di tutti.
Non sono venuti fuori del tutto atti e prove testimoniali che potessero fornire elementi, a nostro avviso indispensabili, per comprendere il contesto nel quale mio padre operava e il profondo stato di prostrazione e isolamento in cui ha vissuto fino all’ultimo giorno della sua vita.
Perché il diritto alla verità non è una ossessione della famiglia Borsellino, o degli altri familiari vittime, ma un diritto che appartiene all’intera comunità.
Pensiamo che sia doveroso consegnare alle giovani generazioni la narrazione fedele di ciò che è realmente accaduto in quella fase drammatica del nostro Paese oltre che della nostra famiglia.”
“Non farò alcuna domanda sulle parti delle dichiarazioni dell’avvocato Trizzino dove ha fatto riferimento alla mia persona: questo per ragioni di eleganza istituzionale e anche perché, tenuto conto dell’esiguo tempo a mia disposizione, ritengo di dovermi concentrare soltanto sulle questioni rilevanti.
Ho fatto questa premessa affinché il mio silenzio non venga frainteso come acquiescenza alla dichiarazioni dell’avvocato Trizzino, che ritengo in più punti inesatte”
– ha replicato così il senatore Scarpinato ripreso dalla Presidente
“Sono venti minuti che lei interviene, ma non siamo in un’aula di un tribunale e questo non è il contro esame di un teste.
Qui si fanno domande che servono per ricostruire la storia e non per legittimare o meno alcune posizioni. Le chiedo di stare nei tempi.”
“Emerge dalla storia recente degli atti processuali e dalle sentenze definitive che si attribuisce grande importanza al movente ‘mafia e appalti’ proprio perché era il fulcro di una rappresentazione alquanto degenerata di un sistema che stava cadendo”
– conclude così l’audizione l’avvocato Trizzino.
Sono state diverse le reazioni tra cui la Presidente della Commissione parlamentare antimafia:
“Credo che dovremmo chiedere perdono se non siamo riusciti in tutti questi anni a dare una risposta alle tante domande che fin qui ci avete posto, con sofferenza e amore.
Abbiamo sentito il cuore batterci nei timpani. Vorrei che di questa commissione non si avesse mai a dire che non si è fatto quello che si doveva fare.”
“La Commissione parlamentare antimafia dia seguito alle richieste, inascoltate per oltre 30 anni e oggi ripetute da Lucia Borsellino, sulla procura della Repubblica di Palermo sino alle stragi del 1992 guidata dal dottor Giammanco e che Paolo Borsellino aveva definito ‘nido di vipere‘”.
– afferma così l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
immagine di copertina presa da QdS