Vi sentite degni di indossare la vostra divisa? Quale sarebbe l'ordine pubblico?
Semplici e lecite domande sulla repressione poliziesca. Le vergognose scene che stiamo registrando in questi giorni parlano da sole. Una vera e propria vergogna di Stato. In un Paese civile e democratico (lo siamo?) queste situazioni non dovrebbero esistere.
Si manganella la gente (donne, giovani, studenti, persone disarmate) perchè una manifestazione non è stata autorizzata? Ma siamo nel Cile di Pinochet? No, ci troviamo semplicemente nell'Italia meloniana con un ministro dell'Interno meloniano dove si autorizzano candidamente, senza che nessuno dica un cazzo (solo qualche inutile identificazione per "placare" le sterili proteste), manifestazioni, marcette e raduni fascisti.
In quel caso i manganelli restano nella custodia.
Poi, se qualcuno si permette di manifestare contro il GENOCIDIO arriva la violenza. Cieca e sorda. La protesta viene placata con il manganello.
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Ma secondo voi, scienziati dell'ordine pubblico, il manganello potrà mai fermare l'indignazione per un GENOCIDIO che si sta consumando nella totale indifferenza mondiale? Più manganellate e più continuano le manifestazioni.
Lo avevo capito questo?
«Abbiamo visto scene inaccettabili – ha detto Elly Schlein, segretaria del PD – una violenza sproporzionata verso studenti che non erano una minaccia per l’ordine pubblico: basta manganellate agli studenti. Vediamo un clima di repressione, in particolare contro i giovani. Il primo decreto del governo è stato contro i rave. Sui colletti bianchi sono iper garantisti, sui giovani vanno a colpi di manganello».
Ma la premier Meloni (un ossimoro), oltre a rispondere a De Luca sui caciocavalli, è muta sulla violenza di Stato?
«Sono immagini preoccupanti, non degne del nostro Paese. Non può essere questa la risposta dello Stato al dissenso», ha dichiarato il leader dei 5stelle Conte.
Il fascismo in questo Paese è stato messo da parte? Gli attuali governanti vogliono insaturare un clima di paura?
Dopo Catania è toccato agli studenti di Pisa e Firenze. Non saranno gli unici. Hanno una paura fottuta proprio degli studenti.
«L’Università di Pisa – è il rettore Riccardo Zucchi ad esprimere la sua opinione – esprime profonda preoccupazione e sconcerto per gli scontri avvenuti nel centro della città, che hanno causato a quanto pare il ferimento di studenti universitari e di studenti delle scuole superiori. In attesa di ricevere chiarimenti sull’accaduto e sull’operato delle forze dell’ordine, auspica che tutte le autorità competenti intervengano per garantire la corretta e pacifica dialettica democratica, tutelando la sicurezza della popolazione e della comunità studentesca. Conferma la sua posizione caratterizzata dalla massima apertura al dialogo pacifico fra tutte le posizioni e dal ripudio della violenza in tutte le sue forme. Riguardo alla tragica situazione in Israele e Palestina, ribadisce il suo sgomento per l’attacco terroristico dell’ottobre scorso e per la strage attualmente in corso nella striscia di Gaza, unendo la sua voce a quella di tutti coloro che chiedono l’immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi».
Per il segretario di Più Europa Riccardo Magi: «L’abuso della forza non può essere tollerato ed è proprio per questo che è necessario approvare al più presto una legge che imponga bodycam e numero identificativo per gli agenti. Non solo per la tutela dei privati cittadini rispetto ad eventuali abusi, ma anche nell’interesse delle stesse Forze dell’Ordine su cui non deve esserci alcuna ombra rispetto all’uso della forza».
Nella foto in basso la reazione della cittadinanza.
Queste, invece, le parole di Dario Nardella, sindaco di Firenze: «Le immagini delle cariche della polizia sugli studenti di Pisa e Firenze sono inquietanti. Usare la violenza contro chi manifesta pacificamente non è accettabile».
Enrico Mentana, giornalista: «Ho passato ore:a riguardare tutte le immagini di Pisa. Ho visto solo ragazzini a mani nude e agenti con il manganello. Non c'è nessuna giustificazione a quella violenza, nessuna».
E se la politica di governo non parla (e che cazzo dovrebbe dire) riportiamo le dichiarazioni di Antonino Alletto, segretario nazionale del Movimento dei poliziotti: «I fatti di Pisa dovrebbero aprire l’ennesima riflessione in un paese democratico quale è il nostro e far comprendere che sposare i principi democratici significa soprattutto rispettare la legge che ne regola il quieto vivere. La manifestazione svoltasi a Pisa a favore della Palestina era una manifestazione non autorizzata, evidentemente per il Questore di Pisa non autorizzarla ci saranno state a monte delle valide ragioni che, sicuramente, il nostro Ministro spiegherà nelle sedi opportune. Chi ha nel passato effettuato una manifestazione conosce senz’altro le dinamiche di una improvvisa contestazione e gli scontri verbali a cui sono sottoposti i tutori dell’ordine, che altri compiti non hanno che assicurare un sereno svolgimento della manifestazione stessa quando questa è autorizzata e segue un percorso ben delineato».
Evitiamo qualsiasi tipo di commento.
L'attuale questore di Pisa – secondo Bonelli di Europa Verde – ha avuto un ruolo operativo durante il G8 di Genova. «Il questore di Pisa va rimosso, ne chiediamo le immediate dimissioni. Si tratta di colui che aveva anche la responsabilità della pianificazione dell’ordine pubblico ai tempi del G8 di Genova dove l’Italia fu condannata dalla corte per i diritti dell’uomo per tortura per le violenze fatte contro i manifestanti».
Il numero identificativo, questo sconosciuto.
Non esiste la volontà politica e nemmeno delle forze di polizia di arrivare ad una norma elementare e democratica. Ogni rappresentante delle forze dell'ordine deve avere un numero o una sigla identificativa ben visibile.
Ma perchè non esiste nel nostreo Paese?
Per rispondere a questa domanda basta semplicemente rivedere i tanti video delle tante aggressioni da parte di chi dovrebbe tutelare l'ordine pubblico.
LA NOSTRA PETIZIONE. FIRMA ANCHE TU:
Ecco una proposta di legge (A.C. 561) presentata da Laura Boldrini:
Art. 1.
1. Il personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile o militare, impiegato in servizi atti a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, nonché durante le manifestazioni di piazza o sportive, è tenuto a indossare l’uniforme di servizio, ai sensi di quanto previsto dalle disposizioni vigenti in materia.
2. Al fine di consentire l’immediata identificazione del personale delle Forze di polizia di cui al comma 1, il casco di protezione deve riportare sui due lati e sulla parte posteriore un codice alfanumerico individuale assegnato all’operatore, di seguito denominato «codice identificativo». Lo stesso codice deve essere riportato sull’uniforme di servizio, sia sul petto che sul dorso, nonché sul corpetto protettivo.
3. Il codice identificativo deve essere realizzato in un materiale idoneo a consentirne la visibilità a distanza di almeno 15 metri o in condizioni di scarsa illuminazione.
Art. 2.
1. Salvo che il fatto costituisca reato o venga commesso per occultare un altro reato, il responsabile della tenuta del registro dei codici identificativi, contenente i citati codici e le generalità degli operatori ai quali sono assegnati, che non provveda all’aggiornamento di tali registri è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 300 a euro 6.000 ed è soggetto a procedimento disciplinare.
2. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro della difesa, stabilisce con proprio decreto le modalità di tenuta del registro dei codici identificativi.
Art. 3.
1. È fatto divieto al personale delle Forze di polizia di cui al comma 1 di utilizzare caschi e uniformi assegnati ad altri operatori, nonché di indossare fazzoletti e altri indumenti e mezzi di protezione non previsti o non autorizzati dai regolamenti di servizio atti a oscurare il codice identificativo ovvero ad alterarlo o a modificarne la sequenza.
Art. 4.
1. In caso di notizia di reato, l’accesso ai registri dei codici identificativi è disciplinato ai sensi delle disposizioni del libro quinto, titoli IV e V, del codice di procedura penale.
2. Fino alla fase dell’udienza preliminare, la polizia giudiziaria e gli uffici procedenti adottano ogni cautela utile per impedire la diffusione delle generalità dell’operatore coinvolto nelle indagini.
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2024-02-24 15:20:16
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