Quarantaquattro anni, dalla notte della strage di Ustica sono passati undici anni più dell’età in cui Cristo, «Verità» per i Vangeli, fu tradito e crocifisso.
E di verità tradite e crocifisse in questi decenni sulle morti di quella notte e le tante morti successive (perché se arrivò l’alba del giorno dopo la notte della strage è durata molto ma molto di più uccidendo anche molti anni dopo) ce ne sono tante. È passato anche questo anniversario, apparso in sordina rispetto ad altri recenti ma che ci ha regalato anche quest’anno discorsi, celebrazioni, retoriche invocazioni.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, capo del CSM (il massimo organo della magistratura) e delle Forze Armate, il 27 giugno ha dichiarato che la strage di Ustica «resta una ferita aperta anche perché una piena verità ancora manca e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica» e che «la Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne il 27 giugno 1980».
L’anno scorso Mattarella parlò di «tasselli mancanti», otto anni fa della necessità di «rimuovere le opacità persistenti».
Quei tasselli mancanti e quelle opacità persistenti non sono figli del fato o delle stelle o di chissà quale oscuro e lontano manovratore. Sono di Stato, sono frutto di depistaggi (come accertato anche da una sentenza di tribunale) e comportamenti di alte sfere dello Stato italiano.
Ci sono coloro che, nonostante verità accertate e sentenze di tribunale, continuano a propagandare false piste e a negare l’innegabile, a portare avanti tesi precostituite di comodo con sprezzo del ridicolo e coloro che sono stati condannati per i depistaggi. Così come basterebbe guardare ad alcune sentenze di tribunale: c'è una sentenza di tribunale che ha accertato che l’aeronautica militare ha radiato con firma falsa dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini il capitano Mario Ciancarella. Dopo la sentenza il Ministero della Difesa dichiarò che avrebbe portato avanti gli atti di conseguenza, in qualsiasi Stato del mondo queste parole avrebbero avuto un solo significato ovvero la restituzione a Ciancarella del suo ruolo nell’aeronautica militare. Non fu così, non è mai avvenuto e in questi anni nulla di nulla è stato compiuto (lor signori affermarono successivamente che si riferivano al pagamento delle spese processuali). Ad un tribunale si era rivolta anni fa la famiglia di Mario Alberto Dettori , una delle vittime successive di quella strage.
Mentre l’Antimafia SpA, i professionisti dell’antimafia e l’antimafia da parata e ballata, da talk show e da sfilate degne di Cetto La Qualunque era “distratta” una sola voce si è sempre levata, accanto a Ciancarella e accanto alla famiglia Dettori, studiando carte, approfondendo, portando nei tribunali e in ogni sede la denuncia pubblica: l’Associazione Antimafie Rita Atria.
La storia di Mario Ciancarella è raccontata nel libro, uscito sul finire dell’anno scorso, «Si può si deve, l’ufficiale democratico che ha sfidato l’infedeltà di Stato». «Il libro non racconta soltanto una drammatica storia personale, è una denuncia finora gridata nel deserto, che dovrebbe turbare e interessare tutti» ha scritto nella prefazione Giovanni Maria Flick.
«Quello dell’ufficiale democratico Mario Ciancarella è l’unico episodio accertato di una falsa radiazione con la grave violazione delle prerogative della più alta carica dello Stato – si sottolinea nella quarta di copertina del libro – l’obiettivo della radiazione, ottenuta con un falso decreto il cui originale non è reperibile, era di impedire la ricerca della verità sulle stragi di Ustica e del Monte Serra».
«Il capitano Mario Ciancarella, il colonnello Alessandro Marcucci e il controllore di difesa aerea Mario Alberto Dettori sono i tre militari che hanno avuto l’enorme coraggio di dire la verità – prosegue la presentazione – Marcucci e Dettori sono stati assassinati». «Le vite di questi tre uomini sollevano dubbi inquietanti, pongono domande serie, drammatiche, alle quali il pilota militare Mario Ciancarella, grazie a una enorme preparazione, dà risposte convincenti che dissolvono la spessa nebbia creata da esperti depistatori – la conclusione della quarta di copertina – la grave violazione perpetrata con una radiazione falsa e i due omicidi mettono il sigillo della verità sulla loro storia».
«44 anni della strage di Ustica, uno dei più ignobili segreti italiani.
Ricordiamo come è giusto che sia le 81 vittime che furono assassinate quella sera. Ma le vittime non solo loro. Le vittime sono di più.
Dopo Ustica morirono tante persone che erano comunque correlate all’abbattimento dell’aereo dell’Itavia , molti erano militari dell’aeronautica, molti avevano delle verità, alcuni erano molto probabilmente testimoni oculari di quello che accadde nei cieli del sud tirreno
L’elenco è lungo 13 16 forse 19 vittime.
Per tanti, forse tutti, ancora permangono dubbi sulle vere cause delle loro morte.
Indagini sbrigative e oggettivamente spesso dilettantesche, che lasciano senso di vuoto nei loro familiari.
Ombre dubbi consigli di lasciar perdere.
In questi anni grazie all’associazione antimafie Rita Atria, mi sono occupato di tre di questi casi.
Sandro Marcucci colonnello dell’Aereonautica e Silvio Lorenzini. Morti in un incidente aereo senza che venisse, di fatto, compiuta nessuna indagine. A seguito di un nostro esposto la Procura di Massa ha riaperto le indagini ipotizzando il reato di omicidio.
A Grosseto da anni seguo la famiglia Dettori. Mario Alberto Dettori radarista dell’aereonautica in servizio quella notte. Trovato impiccato nel 1987.
Non fu fatta nessuna utopsia. il medico che fece l'esame del cadavere, quando venne risentito a seguito di nostra istanza, disconobbe il verbale del tempo, un carabiniere evidenziò un falso su un ordine di servizio, abbiamo evidenziato un altro falso sempre dei carabinieri, di recente è stato acclarato che un persona informata sui fatti ha dichiaratato il falso durante le indagini sulla riapertura del caso.
Nonostante tutto ciò il caso è stato nuovamente archiviato, senza che chi dovere abbia dato una minima riposta su questi dati oggettivi.
Ma noi non ci fermiamo».
Avv. Goffredo D’Antona, legale dell’Associazione Antimafie Rita Atria
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2024-07-01 18:20:31
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