La narrazione personale, autentica, realistica della giornalista e scrittrice offre una infinita possibilità di conoscere il profilo sociale e culturale dei Paesi in cui ella ha viaggiato e nei quali ha ritrovato la profonda umanità nelle radici dei popoli ancorati alle loro tradizioni, alla loro antropologia e al loro vissuto.
Così, i ricordi, i racconti di un continente affascinante come è quello dell’Asia, portano a lucide disquisizioni sulla condizione delle donne, come in Afghanistan, dove sono costrette a rivendicare la libertà, le donne birmane vittime di stupri come arma di guerra.
E poi ancora la Cina, vissuta accanto al suo compagno Alberto Moravia, e la riflessione sull’ultima pedalata del Paese verso il capitalismo .
Il suo “Caro Giappone” quando dice:
“Caro Giappone, che mi sei stato padre e madre in una età in cui gli odori e i sapori, le forme e le voci si stampano incancellabili nella memoria infantile. Ho ancora negli occhi le bombe che si disegnavano sul cieli terso in una mattina nitida di agosto, nel campo di concentramento per antifascisti di Tempaku… Ho ancora nelle mani il ricordo delle foglie di gelso che allineavo sui vassoi di legno per nutrire i bachi da seta quando riuscivo a sgattaiolare far i fili spinato del campo…”.
Ricorda lo spirito collettivo di solidarietà del Giappone che domina quello privato e ricorda la forza di un popolo che si dimena tra tradizione e progresso tecnologico. Sprazzi di ricordi di Paesi lo Yemen afflitto dalla guerra e dalle carestie e l’India dove si moltiplicano episodi di stupri e femminicidi.
La Maraini riserva un’attenzione particolare alla guerra civile in Siria e la protesta delle donne afghane contro le restrizioni imposte dal regime talebano.
Un lungo e penetrante sguardo a quell’Oriente che lei ama ed ha tanto amato e che diventa la possibilità di parlare di argomenti sempre più attuali, di regimi politici, di guerre di religione e di oscillazioni culturali protese verso un futuro incerto, in piena pandemia, dell’intera umanità nell’eterno divenire delle stagioni umane, antropologiche e culturali.
Dacia Maraini, scrittrice, poetessa, drammaturga, giornalista, sceneggiatrice e saggista, è autrice di molti romanzi di successo come L’età del malessere (1963), Memoria di una ladra (1972), Donna in guerra (1975), Il treno per Helsinki (1984), La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990), Voci (1994), Buio (1999), L’amore rubato (2012), Chiara d’Assisi (2013), La bambina e il sognatore (2015), Corpo felice (2018) e Trio (2020). Ha vinto i premi Campiello, Strega, Alabarda d’oro, Cimitile, Pinuccio Tatarella, Fregene, e Viareggio.
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2024-07-06 19:46:09
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