“La scarcerazione di boss che erano al regime del 41bis e per i quali ci sono voluti anni di indagini è inaccettabile.
Ma il ministro della Giustizia esiste? Si pone il problema di quello che sta avvenendo? A quante scarcerazioni in attesa di giudizio dobbiamo assistere ancora? Lo chiedo al ministro, dato che diversi cavilli tecnico-giuridici stanno permettendo fatti che creano inquietudine nell’opinione pubblica e che sono aggravati dal silenzio di tutte le istituzioni. Così la lotta alla mafia diventa inutile e stucchevole, arrivando a essere una forma di propaganda e mera retorica”.
Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia all’Ars.
La notizia riguarda 11 fedelissimi di Matteo Messina Denaro, scarcerati la settimana scorsa per scadenza dei termini di custodia cautelare pur avendo condanne in appello e, alcuni di loro, precedentemente al 41bis. Il processo è quello scaturito dall’operazione antimafia “Anno Zero“, risalente al 2018, nel quale la Corte d’Appello di Palermo ha emesso nuove sentenze che portano a significative riduzioni di pena e alla scarcerazione di tutti gli imputati, nonostante le condanne.
La nuova sentenza è stata emessa dalla Corte di Appello di Palermo, presieduta da Sergio Gulotta. Le pene sono state ridotte a seguito di un processo d’appello riaperto dopo la decisione della Corte di Cassazione che aveva annullato alcune sentenze ritenendo non valide alcune aggravanti.
Gli undici scarcerati sono:
- Nicola Accardo (detenuto al 41 bis) condannato a 10 anni;
- Antonino Triolo, 8 anni;
- Giuseppe Tilotta, 8 anni;
- Bartolomeo Tilotta, 1 anno e 10 mesi;
- Giuseppe Paolo Bongiorno, 6 anni;
- Angelo Greco, 6 anni;
- Vincenzo La Cascia (ex custode dei terreni della famiglia Messina Denaro e detenuto al 41 bis), 9 anni e 8 mesi;
- Raffaele Urso, 11 anni e 2 mesi; Andrea Valenti, 7 anni e 6 mesi; Filippo Dell’Aquila, 8 anni e 8 mesi;
- Calogero Guarino, 8 anni.
L’unico assolto è Giuseppe Rizzuto, scagionato dall’accusa di favoreggiamento.
Altro scarcerato importante è Giuseppe Corona, “il re delle scommesse” all’Ippodromo di Palermo, condannato in appello a 15 anni e 2 mesi e sottoposto al regime di 41bis ad Opera, Milano.
Per i fedelissimi è scattato il divieto di dimora in Sicilia e il divieto di espatrio, oltre all’obbligo di non uscire da casa dalle 20 alle 8 del mattino e firma ogni giorno in caserma.
immagine di copertina diffusa dai Ros
Davvero ci meravigliamo?
Si è meravigliata quasi tutta Italia quando siamo venuti a sapere che Matteo Messina Denaro aveva un'amante che la chiamava...
«Aggiustata l’audizione di Natoli in Commissione Antimafia», la risposta del PM: «Tutto falso»
Ieri mattina veniamo a sapere, tramite il giornale “La Verità” in un articolo a firma di Giacomo Amadori, che...
«Presidenza del Consiglio e Ministero dell’Interno responsabili civili»
foto di Antonino Schilirò A Caltanissetta si sta svolgendo il processo che vede imputati Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo...
Ergastolo per il boss Gaetano Scotto
Il 7 ottobre, dopo 35 anni dall'assassinio dell'agente di polizia Nino Agostino e della moglie incinta Ida Castelluccio, arriva...