«Il mio Marco è ancora seguito in tutto il mondo e sono tantissime le persone che gli hanno voluto bene, che si sono esaltate con le sue imprese e che ne parlano ancora. Me l’hanno distrutto e fatto fuori per una questione di miliardi. È stato distrutto nel ’99 perché si stava ripetendo e stava rivincendo il Giro dando minuti agli altri. L’ha distrutto il potere: la camorra e il suo giro di scommesse clandestine. Avevano scommesso tutti su Marco, sarebbero saltati in aria. Gli hanno fatto l’esame un’ora dopo l’orario dichiarato e hanno tenuto la provetta al riscaldamento della macchina per alterarne il contenuto. Aveva già fatto 4 esami, aveva 47-48. Quel giorno gli hanno trovato 52».
Parole nette, decise, quelle di Tonino Pantani (il padre del Pirata) su cosa accadde nel 1999 a Madonna di Campiglio riportate da Tuttosport lo scorso 19 luglio. Papà Pantani insieme alla moglie non si è mai arreso alla narrazione ufficiale, i genitori del Pantadattilo (come lo definì Gianni Mura) hanno sempre continuato a battersi per chiedere verità e giustizia per il figlio. Accuse forti che riconducono alla presenza della camorra, all’Alleanza di Secondigliano e ai clan attivi nel mercato delle scommesse su cui ci siamo soffermati varie volte nel ciclo di approfondimento che stiamo pubblicando partendo dalla notizia della riapertura delle indagini sull’esclusione di Pantani al Giro d’Italia del 1999.
«Il clan ha avvicinato sicuramente gli addetti ai controlli e li ha corrotti – la rivelazione dal clan La Torre a precedenti inquirenti, parole riportate dal Corriere della Sera a metà luglio – immagino si siano serviti di persone napoletane, anche non facenti parte direttamente della camorra che potevano avere contatti professionali con i dottori». «Già prima del giugno 1999, era noto ai detenuti campani che Pantani sarebbe stato escluso dal Giro per mano di un clan camorristico» ha rilevato negli anni scorsi Renato Vallanzasca. Parole pubblicate da varie testate nel luglio scorso, in occasione della riapertura delle indagini a Trento, unitamente a quelle di un collaboratore di giustizia (di cui non è stato pubblicato il nome) ai carabinieri.
«Se Pantani vinceva il Giro il banco saltava. E la Camorra, l’alleanza di Secondigliano, avrebbe dovuto pagare diversi miliardi in scommesse clandestine e rischiava la bancarotta» le parole riportate anche nei verbali della Commissione Parlamentare Antimafia.
Dagospia lo scorso 15 luglio ha pubblicato, insieme a stralci dell’articolo del Corriere della Sera in cui sono riportate le rivelazioni ripubblicate in quest’articolo, ha pubblicato un comunicato stampa della Federazione Medico Sportiva Italiana. Parole che aumentano interrogativi e dubbi su quanto accadde alle 7 e 46 del 5 giugno 1999 all’Hotel Touring di Madonna di Campiglio. E perché oltre venticinque anni dopo molto c’è ancora da scoprire ed è doveroso e necessario non spegnere i riflettori. «In merito alle notizie apparse su diverse testate on line con riferimento al controllo ematico effettuato a Marco Pantani a Madonna di Campiglio, la Federazione Medico Sportiva Italiana precisa che lo stesso non fu effettuato da medici Doping Control Officer (DCO) della FMSI e che i campioni non furono mai analizzati dal proprio Laboratorio Antidoping FMSI all’Acqua Acetosa, unico in Italia accreditato WADA» il testo del comunicato.