Casa, una delle parole più importanti, fondamentali, per ogni persona. Casa è il rifugio, il nido, il luogo degli affetti e delle radici, lì dove è possibile in una società sempre più triste e arida abbandonarsi al calore umano, all’abbraccio e alle carezze degli affetti. L’edilizia popolare e le politiche per la casa sono stati capisaldi che hanno forgiato la società italiana dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ancora oggi, in molti territori, costruirsi una casa è il passo decisivo per far nascere una nuova famiglia, per costruirsi “una vita”.
È il fondamento della vita quotidiana, pilastro sempre più eroso. Dopo sedici anni di crisi economiche e sociali, di almeno sette guerre che hanno avuto un impatto devastante sull’economia e il tessuto sociale, sconvolgimenti di ogni tipo, una pandemia e tanto altro la casa è fonte di preoccupazione, ansia, terrore, angoscia per milioni di persone. Lo si può ascoltare, tastare con mano, vivere, su una delle prime trincee del disagio sociale, dell’agorà, della polis: i Comuni. Politica, che in origine era solo e soltanto l’agire nella polis per il bene comune, è parola che oggi partendo da questa trincea risalendo i palazzi ha tanti significati. Amministrare il quotidiano tirando a campare, giostra di cordate e consorterie, egoismi e carrierismi, scalata sulle spalle della società e rinchiudersi clanici e arroganti. O ascoltare, agire, sentire sulla propria pelle gioie e dolori, angosce e speranze, di ogni cittadino. Con passione, generosità, umanità, empatia. Parole da tanti bandite, sconosciute e scandalose per tanti, ma che per fortuna resistono, non muoiono come i raggi del sole dietro le nubi più nere.
È giunto nei giorni scorsi un grido d’allarme, una alta preoccupazione per le sorti di milioni e milioni di italiani in difficoltà. Famiglie che non arrivano a fine mese se non con drammatiche difficoltà, vedendo il nido, la casa con l’angoscia di vederla strappata, cancellata, sradicati dal luogo che dovrebbe essere conforto e rifugio. «A causa del Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 31 dicembre 2021, il fondo di sostegno all’affitto previsto dalla Legge 431/1998 non ha ricevuto finanziamenti per il 2023 e il 2024» sottolinea Anna Bosco, assessora alle politiche sociali del Comune di Vasto. «Questo ha lasciato molte famiglie in una situazione insostenibile, costrette a scegliere tra pagare l’affitto o soddisfare i propri bisogni essenziali – il grido d’allarme dell’amministratrice vastese – In un momento in cui i costi della vita sono sempre più alti, la mancanza di questo sostegno rappresenta una minaccia concreta per persone già in condizioni di vulnerabilità».
«Insieme al Sindaco Francesco Menna, esprimo piena contrarietà al taglio dei fondi per il sostegno agli affitti, una misura essenziale che ha permesso, fino ad oggi, a tante famiglie di affrontare con più serenità le spese abitative – ha dichiarato Anna Bosco – È urgente un intervento della Regione per evitare che queste famiglie vengano abbandonate. Salvaguardare il diritto alla casa è una priorità sociale: chiediamo che si trovi al più presto una soluzione per non lasciare indietro chi ha più bisogno».
«Ho inviato una lettera al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e ai membri della Giunta regionale, per sollecitare con urgenza un intervento risolutivo a favore delle famiglie in difficoltà nel pagamento dell’affitto, rimaste senza sostegno per i relativi rimborsi, a causa della mancanza di fondi» ha reso noto il sindaco di Vasto Francesco Menna. «Mi unisco agli appelli degli altri amministratori locali per sollecitare la Giunta regionale a trovare soluzioni straordinarie o alternative per evitare che queste famiglie scivolino ulteriormente nella precarietà» ha dichiarato il primo cittadino vastese.