Clelia Bruzzì dirigente scolastico Liceo scientifico M. Guerrisi, oggi Polo Liceale M. Guerrisi V. Gerace. Quest’anno sarete voi ad ospitare la III Edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo. Che significato ha svolgere questo premio all’interno di strutture scolastiche?
Ospitare il premio Lea Garofalo all’interno delle scuole ha il duplice obiettivo di sensibilizzare i giovani su temi scottanti come la mafia e il femminicidio e di proporre al tempo stesso modelli positivi, donne e uomini che ogni giorno rischiano la loro vita per difendere la giustizia e la legalità e per tutelare i diritti delle donne.
La nostra scuola pone al centro dell’azione didattico-educativa lo studente come persona e come futuro cittadino e mira a sviluppare competenze disciplinari e di cittadinanza attiva attraverso un’offerta formativa di ampio respiro.
Nella nostra biblioteca intitolata allo studente Francesco Vinci, vittima innocente di mafia, i ragazzi guidati da un team di docenti formidabile, catalogano, studiano, leggono, e incontrano gli autori nella convinzione che la criminalità si combatte con i libri e con la cultura.
La Calabria è un territorio abbastanza complicato con, ancora, una forte presenza della ‘ndrangheta. I suoi alunni che preparazione e percezione hanno del fenomeno mafioso?
I miei studenti, anche grazie al lavoro di approfondimento condotto nei percorsi extracurriculari proposti dalla scuola, hanno studiato il fenomeno mafioso, le sue radici, le sue regole e le sue trasformazioni. La capacità di queste organizzazioni di adattarsi continuamente e rapidamente ai cambiamenti sociali ed economici.
Sono consapevoli delle preoccupanti dimensioni che la ‘ndrangheta sta assumendo anche fuori dai nostri confini e ne percepiscono la pervasività e la grande pericolosità. Si rendono conto che per contrastare questo fenomeno non basta l’intervento repressivo ma è necessario un forte cambiamento culturale.
Sicuramente svolgere un Premio contro le mafie in questi territori è difficile. Perché, quindi, è importante che venga realizzato proprio in questi territori?
La nostra mission è formare “cittadini europei”. Grazie al progetto Erasmus i miei studenti sin dal primo biennio partecipano ai programmi di mobilità europea per perfezionare la conoscenza della lingua inglese e per acquisire un bagaglio di competenze e di esperienze utili per inserirsi in un contesto di studio o di lavoro internazionale.
Vogliamo che facciano una scelta consapevole e che non siano costretti ad andare all’estero per necessità!
Vogliamo infatti, soprattutto, che i nostri ragazzi una volta formati e specializzati, possano decidere liberamente di restare nel proprio paese, in questa nostra terra ricca di storia, di cultura, di arte e di tradizioni e di un inestimabile patrimonio naturalistico.
Per rendere possibile la “Restanza” come l’ha definita un illustre studioso calabrese, bisogna risvegliare le coscienze per dare vita ad un nuovo contesto in cui le nuove generazioni possano vivere e lavorare, liberi dai condizionamenti e dalla presenza della criminalità organizzata.
Cosa si aspetta da questo premio e quale coinvolgimento si aspetta dei suoi alunni?
Questo premio è un momento importante di confronto e di riflessione. Fare memoria è un nostro dovere! Non possiamo e non dobbiamo dimenticare le tante vittime innocenti di mafia ma dobbiamo impegnarci attivamente per trasmettere ai giovani il valore della legalità, proponendoci come modello positivo e guidandoli a compiere scelte consapevoli e responsabili.
Con questo spirito abbiamo ospitato nella nostra scuola il Premio Lea Garofalo. Naturalmente, saranno gli studenti i veri protagonisti di questo Premio e saranno pienamente coinvolti in tutte le attività in programma nella convinzione che questa esperienza contribuirà a farli volare sempre più in alto sulle ali della legalità.
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