“Certamente sia da persona che si è occupata di mafia e antimafia per decenni sia come ex pubblico ministero antimafia, non posso che registrare l’allarme giustificato da parte di chi si trova oggi in prima linea come magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine per il fatto che stiano rientrando sul territorio molti capimafia di peso e di grosso calibro, addirittura mafiosi accusati di stragi e che sono stati tra gli artefici della strategia stragista, che tornano sul loro territorio ed è difficile pensare che tornano sul territorio convertiti alla legalità purtroppo, torneranno a riprendere il loro posto. L’organizzazione mafiosa, ai quali sono stati inferti dei colpi durissimi nei decenni passati ponendola in una situazione se non di disarmo comunque sicuramente di minore offensività pericolosità rischia di tornare ai massimi livelli di offensività e pericolosità.”
Commenta così l’avvocato Antonio Ingroia, già procuratore aggiunto a Palermo, le uscite dal carcere di alcuni boss senza alcuna collaborazione con la giustizia.
“Fino a qualche anno fa avevamo delle mafie che abbiamo studiato così tanto in modo che avevamo ben chiari i paletti, le connivenze, le coperture. Oggi per una serie di motivi ci troviamo di fronte a delle mafie che hanno mutato forma, approccio e tutta una serie di caratteristiche che le porta ad essere difficile non da intercettare ma da contrastare. la difficoltà nel contrasto sta rispetto agli strumenti che le istituzioni italiane hanno deciso di utilizzare, di dotarsi e cioè quasi nulla”
Questo è il pensiero di Sonia Alfano, già europarlamentare a capo dell’unica commissione antimafia europea e figlia del giornalista Beppe Alfano ucciso l’8 gennaio 1993, rispetto al cambiamento delle mafie.
Con Ingroia e Alfano abbiamo parlato pure dell’emergenza social, dei deversi omicidi che stanno accadendo a Napoli, della emergenza di sicurezza del territorio ma anche della decisione dei magistrati rispetto alla questione migranti-Albania, dell’uscita dal carcere di mafiosi e del 41bis.
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