Sono passati 55 anni e non abbiamo colpevoli. La storia che si ripete maledettamente. I mandanti e gli esecutori hanno condotto una vita agiata. Con la protezione dello Stato. Stiamo parlando, infatti, di una Strage di Stato. Per destabilizzare le Istituzioni democratiche. Un tentativo di colpo di Stato attraverso il sangue, il terrore. Le bombe fasciste. L’estrema destra utilizzata – come è accaduto con le Br e con le mafie – per la conquista e il rafforzamento del potere. Menti raffinatissime, che troviamo impiegate troppo spesso nella nostra storia, unite per stabilizzare attraverso la destabilizzazione. Per scacciare il pericolo rosso. I comunisti, con la complicità di entità esterne ed internazionali, non dovevano ottenere il consenso popolare.
Ancora oggi si utilizza questo fantasma. Un allarme scattato dalla fine della seconda guerra mondiale, passando per la prima Strage di Stato: Portella della Ginestra del 1° maggio del 1947 (11 morti, 28 feriti).
E a Milano, quel maledetto 12 dicembre 1969, vennero ammazzate 17 persone (88 feriti) con una bomba di Stato piazzata all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana. Un piano a metà. Il giorno dopo la popolazione rispose civilmente. Non ci furono scontri. Non scattò la fase emergenziale, lo stato d’assedio.
Però uccisero un anarchico, l’ex partigiano Giuseppe Pinelli, detto Pino. Un innocente scaraventato dal quarto piano della questura di Milano. I fascisti erano all’apice delle forze dell’ordine. L’altro, Valpreda, fu costretto – da innocente – a passare parte della sua vita in carcere.
Uno Stato occupato da personaggi schifosi. Ma, oggi, cosa è cambiato?
Un messaggio chiaro, ripetuto con le bombe e con il sangue di innocenti. Nel Paese dove alcune Istituzioni fanno più schifo delle mafie.
IL PAESE DELLE STRAGI IMPUNITE: la Strategia delle tensione non è mai finita
9 maggio 1950 – Strage delle Fonderie Riunite (MO). Sei operai uccisi dal fuoco della polizia durante lo sciopero generale proclamato dalla Camera confederale del lavoro.
7 luglio 1960 – Strage di Reggio Emilia. Cinque operai reggiani, i morti di Reggio Emilia, iscritti al PCI, uccisi dalle forze dell’ordine.
30 giugno 1963 – Strage di Ciaculli (PA). Attentato mafioso, massacro di sette uomini delle forze dell’ordine.
2 dicembre 1969 – Strage di Piazza Fontana (MI). Una seconda bomba venne rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala. Una terza bomba esplose a Roma alle 16:55 dello stesso giorno in via San Basilio, 13 feriti. Due bombe esplosero a Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all’Altare della Patria e l’altra all’ingresso del Museo centrale del Risorgimento, in Piazza Venezia, 4 feriti.
22 luglio 1970 – Strage di Gioia Tauro (RC). Deragliamento al treno direttissimo Palermo-Torino (Treno del Sole). Sei morti, 66 feriti. La ‘ndrangheta e l’estrema destra si mettono insieme. Ovviamente con la direzione statale.
31 maggio 1972 – Strage di Peteano di Sagrado (GO). Strage neofascista (“Ordine Nuovo”). Tre carabinieri uccisi, due militari feriti.
17 maggio 1973 – Strage alla questura di Milano. Quattro morti, 52 feriti. Una bomba esplode durante la commemorazione del commissario Calabresi.
17 dicembre 1973 – Strage di Fiumicino (RM). Trenta morti.
28 maggio 1974 – Strage di Piazza della Loggia (BR). In un cestino portarifiuti esplode una bomba: 8 morti, 102 feriti. L’estrema destra colpisce una manifestazione contro il neofascismo e il terrorismo.
4 agosto 1974 – Strage dell’Italicus (BO). La bomba fascista esplode a San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, nella vettura 5 dell’espresso Roma-Monaco di Baviera via Brennero. 12 morti, 48 feriti.
16 marzo 1978 – Strage di Via Fani (RM). Rapimento dell’onorevole Aldo Moro, presidente della DC (Democrazia Cristiana). Due carabinieri e tre poliziotti uccis dalle Br.
27 giugno 1980 – Strage di Ustica. Il Dc 9, compagnia Itavia, partito da Bologna (diretto a Palermo) “esplode” in volo. 81 morti, nessun sopravvissuto.
2 agosto 1980 – Strage alla stazione di Bologna. 85 morti e 200 feriti. Bomba piazzata nella sala di attesa dall’estrema destra. Anche in questa strage i mandanti e gli ispiratori politici non sono stati individuati.
29 luglio 1983 – Strage di Via Pipitone (PA). Una Fiat 127 viene fatta esplodere da Cosa nostra, viene ucciso l’ideatore del pool antimafia, Rocco Chinnici, insieme al maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile di via Pipitone, Federico Stefano Li Sacchi.
23 dicembre 1984 – Strage del Rapido 904 (BO). La “strage di Natale” causò 15 morti (poi 17) e 267 feriti. La destra eversiva e la mafia si mettono insieme.
4 gennaio 1991 – Strage del Pilastro (BO). Ultima strage dei fratelli Savi, Banda della Uno Bianca, responsabile di 27 omicidi.
23 maggio 1992 – Strage di Capaci (PA). 500 kg di tritolo per uccidere Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, i suoi uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
19 luglio 1992 – Strage di Via D’Amelio (PA). Esplosione per eliminare l’amico fraterno di Falcone, il magistrato Paolo Borsellino. Vengono uccisi il caposcorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
26/27 maggio 1993 – Strage di Via dei Georgofili (FI). Esplode una Fiat Fiorino nei pressi della storica torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l’Arno, sede dell’Accademia dei Georgofili: 5 morti, 48 feriti.
27 luglio 1993 – Strage di Via Palestro (MI). Altra autobomba mafiosa: 5 morti
«Il 12 dicembre 1969 – questa la dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – fu una giornata in cui i terroristi intendevano produrre una rottura nella società italiana, con ordigni fatti esplodere anche a Roma, generando caos e generalizzazione della violenza. Il popolo italiano superò una prova terribile. Fu anzitutto l’unità in difesa dei valori costituzionali a sconfiggere gli eversori e a consentire la ripresa del cammino di crescita civile e sociale. Milano fu baluardo e tutto il Paese seppe unirsi.
Seguirono tentativi di depistaggio e di offuscamento della realtà. L’impronta neofascista della strage del ’69 è emersa con evidenza nel percorso giudiziario, anche se deviazioni e colpevoli ritardi hanno impedito che i responsabili venissero chiamati a rispondere dei loro misfatti».
Per non dimenticare PINO PINELLI
SPECIALE PINO PINELLI/Parte prima. L’Italia delle STRAGI e dei SEGRETI DI STATO, dicembre 1969. L’INTERVISTA a Silvia Pinelli, la figlia...
Strage di Bologna: ‘Una fitta rete di collusioni tra estrema destra, P2 e Servizi Segreti, con coperture ad altissimi livelli’
“Occorre un'esplosione da cui non escano che fantasmi”. Il 2 agosto 1980, alle ore 10:25 un ordigno ad alto potenziale...
A GIUSEPPE PINELLI, l’Anarchico innocente ucciso dallo Stato
Scaraventato dalla finestra della Questura di Milano, 15 dicembre 1969 #uccisoinnocente #milano #strategiadellatensione #omicidiodistato Morte (poco) accidentale di un Anarchico...
Strage di Bologna, 43 anni dopo. Parla il superstite Tonino Braccia: «Una strage fascista di Stato. Meloni assente? Meglio»
«Tutta la strategia della tensione che, in pratica, è iniziata nel ’65 con il convegno dell’Istituto Pollio e poi, probabilmente, sta proseguendo...