In qualsiasi Paese civile, in qualsiasi moderno Stato di Diritto ove vige il principio della separazione dei poteri, le sentenze, tutte le sentenze della magistratura, si rispettano. Anche se non piacciono perché non corrispondono alle attese emotive, irrazionali e passionali di una parte della pubblica opinione e della politica.
Un Paese di cittadini e di politici adulti, maturi ed equilibrati, prima di esprimere affrettati giudizi attende di conoscere le motivazioni delle sentenze, di comprenderle e, in caso contrario, di farsele spiegare. Dopo, solo dopo, ha un senso sottoporle a critica, e attendere gli eventuali e successivi gradi di giudizio.
Purtroppo in questo Paese, in Italia, ciò avviene sempre meno. Un ceto dirigente nel quale abbondano i faziosi e gli ignoranti farisei, applaude o starnazza a seconda che certe decisioni dei giudici siano o no conformi ai propri desideri. E trascina, nel tifo da stadio, gli altrettanto faziosi e ignoranti suoi seguaci.
Quanto sopra vale anche per la sentenza del Tribunale di Palermo che ha assolto Matteo Salvini con la formula “il fatto non sussiste”. In attesa di conoscerne la motivazione è bene astenersi da qualsiasi commento: se ne prende atto, e basta.
Tuttavia, a prescindere dalla sussistenza di comportamenti penalmente rilevanti, ritengo Matteo Salvini, in assoluto, uno peggiori personaggi che la politica italiana abbia prodotto dal dopoguerra ad oggi.
Nefasto per il nostro Paese, non solo sul piano politico ma anche umano ed etico.
Da indicare alle nuove generazioni come esempio da non seguire.
Occorre risalire la china perché avverto un pericoloso arretramento collettivo sul piano dei valori e del rispetto dei principi costituzionali.
Il rischio, concreto, è dietro l’angolo: diventare un Paese di trogloditi.
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