Pino Cassata, già premiato nella prima edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo. Cosa è per te il Premio? Che obiettivi ha? E a chi è rivolto?
Il Premio Nazionale Lea Garofalo è innanzi tutto un’opportunità rivolta al mondo della scuola, non solo per ricordare Lea Garofalo e fare memoria delle tante vittime della cultura mafiosa ( in questo caso ”ndrangheta), ma per poter esercitare capacità critica su avvenimenti attuali. Lea è stata una donna, originaria della Calabria, che come tante altre mamme coraggio si è ribellata alla becera osservanza e sottomissione ai codici mafiosi e tra questi quello del: “tu figlio mio con gli sbirri non ci parli”, divenendo per questa via una “testimone di giustizia” che lo Stato non ha saputo proteggere.
Il Premio Lea Garofalo è soprattutto un’opportunità per guardare il mondo che ci circonda più da vicino e riconoscere quei segnali che traggono origine e si alimentano di una sub-cultura mafiosa, sempre più normalizzata e quindi resa invisibile. E’ questo il principale l’obiettivo del Premio. Per questa ragione tale opportunità è rivolta al mondo della scuola in tutti i suoi livelli scolastici, nessuno escluso, a partire dalla Scuola per l’Infanzia, fino a raggiungere gli studenti che frequentano le Università, passando attraverso ogni forma di aggregazione giovanile.
Nella edizione passata ti sei occupato degli alunni e delle opere che hanno presentato, avendo un contatto diretto con loro. Che risposta ricevi ogni anno proprio dagli alunni e quanto è importante parlare a loro?
Come dicevo il Premio è rivolto a tutto il mondo della scuola, nelle sue diverse articolazioni e discipline proprio perché differenti sono i livelli di approfondimento che si possono sviluppare per affrontare questo tema: come contrastare efficacemente il proliferare della “sub-cultura mafiosa” per pensare di poterla debellare a partire da noi. Per fare ciò è necessario utilizzare i linguaggi più semplici e appropriati.
Qui il ruolo del personale docente e dei formatori esterni è fondamentale. I ragazzi comprendono al volo se quanto viene loro proposto è frutto di una autentica passione, oppure è altro, se non vi è un reale convincimento.. Se viene meno il “pathos”, l’attenzione e la partecipazione dei giovani svanisce velocemente. E’ allora compito del personale docente e dei formatori allenare costantemente la capacità critica, educare al rispetto della singola persona, del gruppo, delle regole, al rispetto dell’ambiente (tema fortemente sentito), al valore della solidarietà, come pure al sentirsi parte di una Comunità civile che sta crescendo giorno dopo giorno. Di grande aiuto è la conoscenza della nostra Costituzione Italiana per meglio comprendere dove non viene applicata.
Occorre fare “memoria” della storia più recente del nostro Paese, di quanti hanno contrastato la cultura mafiosa, di quanti hanno combattuto la mafia e di quanti l’hanno invece sostenuta. Sono fermamente convinto che il tema del riconoscimento costante dei segnali della sub cultura mafiosa sia centrale e vada affrontato a partire dai più giovani, in modo che possano discostarsi da tale cultura. Come dicevo prima, la cultura della ”ndrangheta (la mafia oggi dominante) prevede che i propri figli vengano educati fin dal loro nascere a suon di ninne nanne del tipo “tu figlio mio con gli sbirri non ci parli …, tu figlio mio con gli sbirri non ci parli”. E’ certamente facile immaginare come questo modello educativo sia condizionante per quelle generazioni che certamente non per loro scelta nascono e vivono in quei contesti. Nei progetti seguiti fino ad oggi significative sono state le risposte dei giovani per capacità di sintesi, profondità, fantasia e impegno profuso in tutte le discipline artistiche che liberamente sono state scelte, dai fumetti ai testi rap, dall’elaborato pittorico all’elaborato video, dal gioco di gruppo al testo di una poesia.
Ogni progetto realizzato ha visto gli elaborati presentati all’interno di una mostra a favore degli altri studenti che non hanno partecipato. Assistere alla presentazione della mostra ad opera degli stessi studenti per altri studenti è il regalo più bello che ho ricevuto in questi anni, come pure alcuni elaborati dedicatami a sorpresa. Uno di questi elaborati accompagna da sempre la mia pagina facebook. I risultati sono andati sempre oltre le attese e ciò grazie anche al corpo docente che ha scelto di partecipare con impegno.
Cosa ti aspetti da questa terza edizione?
Per prima cosa mi aspetto una grande partecipazione di giovani scolari, studenti, docenti e rappresentanti delle Istituzioni, per condividere “… quel fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale” che certamente ogni elaborato presentato sprigionerà. In secondo luogo di fare tesoro degli errori delle precedenti edizioni, dando più spazio necessario agli studenti nel presentare gli elaborati che la giuria avrà prescelto. Mi aspetto che gli elaborati presentati nella terza edizione siano resi fruibili per quanti non hanno potuto partecipare.
Queste poche righe prendono forma dall’esperienza vissuta in questi anni di impegno civile nel ruolo di formatore tra i ragazzi ed anche organizzatore di questi eventi.
Premio Nazionale Lea Garofalo
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