Anno nuovo ma emergenze vecchie. Il 2024 è stato l’anno del calvario, delle tribolazioni più diverse, per migliaia di pazienti abruzzesi e milioni in tutta Italia, l’anno in cui è esplosa la carenza di farmaci nella (fu) sanità pubblica. Il primo farmaco la cui carenza è apparsa come una gravissima emergenza è stato il Creon, indispensabile per i pazienti pancreatici. Tantissime nei mesi scorsi le segnalazioni giunte anche alla nostra redazione di queste carenze, delle difficoltà avute da chi ha (o meglio, di fatto, avrebbe, condizionale d’obbligo) il diritto di curare le patologie più diverse, dal diabete alla sclerosi.
Il Creon ha aperto il 2024. E per alcuni pazienti lo ha anche chiuso. Come abbiamo raccontato varie volte, a seguito della carenza la Direzione Sanità della Regione Abruzzo ha stabilito un rigido protocollo per la prescrizione e la somministrazione. Protocolli che hanno avuto piccole modifiche, ma i pazienti si son sempre dovuti informare da soli rincorrendo circolari e disposizioni varie, e che è rimasto immutato anche quando sono stati distribuiti farmaci equivalenti. Perché anche con altri farmaci disponibili è rimasto l’iter prescrittivo basato sull’emergenza carenza e come è possibile che l’emergenza è rimasta tale anche con più farmaci (almeno sulla carta) disponibili sono domande che abbiamo posto mesi fa. Rimaste, come troppo spesso accade a queste latitudini, senza risposte.
L’iter prescrittivo regionale prevede la compilazione di un piano terapeutico, valido solo tre mesi (anche se parliamo di patologie che accompagnano tutta la vita del paziente), a cui devono seguire le classiche ricette mediche. Ricette in cui è possibile prescrivere al massimo due confezioni e, quindi, non basta una ricetta per ogni piano terapeutico. Per poi recarsi nelle farmacie ospedaliere e dover sentire la classica frase «non c’è, deve tornare, la chiamiamo». Come già abbiamo evidenziato l’anno scorso, una corsa continua, un affanno senza sosta che mette a dura prova pazienti e familiari. E se il paziente è anziano e non figli o amici disponibili quasi ventiquattr’ore al giorno? Nessuna risposta dal “protocollo”.
Il piano terapeutico non può essere rinnovato prima della scadenza ma, come si può facilmente intuire (ma non sembra aver interessato nessuno nelle alte sfere, prima o poi qualcuno dovrà spiegarci perché vengono definite sfere e non cubi, per esempio), può accadere che il paziente ha necessità di nuove pillole. In quel caso, dopo mesi in cui la possibilità non è stata concessa, ci si deve recare nelle farmacie territoriali. E se il farmacista riesce a procurarsi la preziosa confezione pagare. Se il piano terapeutico può essere rinnovato solo dopo la scadenza è facilmente intuibile (ma pare il protocollo non contempli questa situazione) che il paziente ha immediata necessità della fornitura. Ma raggiunta la farmacia ospedaliera di riferimento la frase «non è disponibile, la chiamiamo» è all’ordine del giorno.
Unica soluzione, ancora una volta, recarsi nella farmacia territoriale più vicina e pagare se il farmacista riesce a procurarselo.