di Salvatore Grimaldi
Da diversi giorni, campeggia con orgoglio, sia sui giornali cartacei, che telegiornali televisivi e on line, l’iniziativa dell’Assessore al Turismo di Roma Alessandro Onorato, che unitamente alla Presidente del Primo Municipio, Lorenza Buonaccorsi e al Capo della Polizia Locale di Roma, Mario De Sclavis, si sono prodigati, muniti di tronchesi, a rimuovere svariate Key Box, senza una ordinanza, o delibera, ma solo sulla scorta della “Carta per la Qualità”, ovvero uno degli elaborati gestionali del Piano Regolatore Generale.
Di solito, un comportamento del genere, con tronchesi rimuovere oggetti altrui, senza una motivazione già segnalata, come può essere una Ordinanza, una Delibera, un Verbale, rientra nell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, con violenza sulle cose, art. 392 c.p.
Nei commenti su una piattaforma on line, invece di sollevare i dubbi sulla legalità, dell’iniziativa, sono apparse minacce, neanche tanto velate, aggravando ulteriormente la situazione ed esacerbando provocatoriamente gli animi e perdendo di vista una critica costruttiva.
Mentre l’Assessore Alessandro Onorato, considera le Key Box deturpanti dal punto di vista architettonico e paesaggistico, attribuendole solo ed esclusivamente alle attività turistiche di sua competenza, come le case vacanza e procurando a queste danno emergente e lucro cessante dato che chi ne avrebbe dovuto usufruire, di lì a poco, non trovando più le chiavi come stabilito, ha così cancellato la prenotazione, interrompendo, di fatto il lavoro di tutta una filiera di lavoratori: l’host di cui all’annuncio; gli addetti alle pulizie; i noleggiatori di biancheria; le lavanderie annesse con annesso danno d’immagine e di pessima accoglienza, in un settore di traino in tutta Italia e specialmente a Roma, con riferimento al PIL, che ne rimane intaccato e danneggiato.
Perché le Key Box, sono un falso problema? Sono utilizzate in tanti altri paesi, europei e sodisfacendo più situazioni: anziani e persone sole, che hanno già avuto l’esperienza di dimenticare le chiavi all’interno; per svariate ditte ed attività, che hanno uffici e magazzini, o archivi sparsi sul territorio, così da non fare girare troppe copie delle chiavi tra i collaboratori, con rischio di perderle, o di essere di troppo peso.
Questo aspetto, è proprio delle Key Box di società che gestiscono più case vacanze e che svolgono i check in, in presenza di un incaricato, che per sua comodità e dovendo fare più check in, in diversi immobili, nell’arco della giornata, ha nella praticità delle Key Box, l’ausilio di non doversi caricare di troppe chiavi; quindi, l’assessore, con il suo gesto, ha interferito con un servizio, proprio per come viene preteso dalla normativa, di check in, in presenza.
Ancora meglio, le Key Box, così come vengono trovate davanti ai portoni, vengono affissi ovunque, in quanto divenute evoluzione dei “lucchetti dell’amore”, noti ai giovani, come narrati nel romanzo di Federico Moccia, del 2007: “Ho voglia di te”, ma di fatto, una “moda” sorta cento anni fa in Serbia.
Ma in cosa consiste l’evoluzione delle Key Box? Ormai, le iniziali degli innamorati, sui lucchetti dell’amore, amori per ogni sua sfaccettatura e declinazioni, non bastavano più e il fatto che vengono rimossi, ha richiesto più sicurezza per chi li apponeva e soddisfano la necessità d’inserirvi anche oggetti, con un valore affettivo e testi scritti, o foto.
Quindi, le Key Box, assurgono a oggetti culturali, con svariate utilità e come le moto, monopattini elettrici, o biciclette, necessitano di rastrelliere e regolamentandone l’utilizzo, si risolve l’aspetto anti estetico.
Se poi, vogliamo parlare di anti-esteticità, tanto sgradita all’assessore, anche le targhe professionali sulle facciate dei condomini, ora vengono, non solo incrementate da quelle delle case vacanza, di cui ai Key Box, che devono riportare CIR e CIN, ma non essendoci, neanche in questi casi regolamentazione, le dimensioni variano da una all’altra, per accaparrarsi maggiore visibilità.
Diventerà una lotta senza quartiere, tra l’insegna del medico, chirurgo, dentista, con l’insegna dell’avvocato, del notaio, delle case vacanza, a chi apporrà la targa più grande, per assicurarsi visibilità. Quindi, per crearsi una immagine politica, chi doveva tutelare il turismo, lo ha demonizzato, l’ha additato come il nemico da combattere in maniera demagogica, non considerandone la reale portata e sfaccettature d’utilità e ignorando tutti gli altri problemi, inerenti la “Carta della Qualità” impugnata.
Così, in pieno Giubileo, tra cantieri e pellegrini, mentre si svolge la crociata contro le Key Box, gruppi organizzati, borseggiano per ogni dove ed in ogni parte d’Italia, rovinando le vacanze a turisti e pellegrini; mentre si realizzano grandi opere, si tralasciano le buche in strade e marciapiedi, proprio percorsi dai turisti e pellegrini, come a Roma in via San Giovanni in Laterano, che unisce la Basilica di San Giovanni con l’anfiteatro Flavio, detto Colosseo e strade limitrofe; come arredo urbano, oltre a panchine rotte e persone in difficoltà che si accampano ovunque, vivendo in strada, l’iniziativa dei Cestò, i cesti per i rifiuti, ecco che come posizionati, divengono, insieme alle buche, elementi d’intralcio a carrozzine per neonati, o motulesi.
Quindi, ragionando sulle realtà sociali e problemi effettivi, che quotidianamente dobbiamo risolvere, senza fare demagogia, potremmo ottenere una visione globale e tutti gli aspetti, che affrontati seriamente, ci permetterebbero di migliorare l’accoglienza turistica, l’arredo urbano, transitabilità di strade e marciapiedi, dare dignità e assistenza ai diseredati, rispettare il lavoro e i lavoratori, in ogni settore, migliorando anche l’estetica di facciate dei palazzi storici, deturpati dai gruppi esterni dei condizionatori e dalle tante targhe professionali, come detto.