La criminalità organizzata in Molise non ha mai raggiunto i livelli di radicamento presenti in altre regioni del Sud Italia, come la Campania con la camorra, la Calabria con la ‘ndrangheta, o la Sicilia con Cosa nostra. Tuttavia, la sua posizione geografica – vicina al Lazio (dove sono presenti tutte le mafie italiane che fanno i loro sporchi affari e possiamo registrare una Mafia autoctona) alla Campania e alla Puglia (dove il fenomeno mafioso ancora non viene illuminato dai riflettori) – ha reso il Molise un’area di interesse strategico per diverse attività criminali.
Un territorio isolato e poco popolato: il Molise, una regione marginale e scarsamente popolata, con una prevalenza di attività agricole e poche aree urbane sviluppate. Questo isolamento ha limitato l’insediamento strutturato di organizzazioni criminali. Ma ha favorito il fenomeno dell’omertà, tipico delle aree rurali.
Influenza esterna: A partire dagli anni ’60 e ’70, con la costruzione di infrastrutture (autostrada A14 e la vicina A1), il Molise è diventato un corridoio di passaggio per traffici illeciti. Droga e armi, soprattutto. Le organizzazioni criminali campane e pugliesi hanno cominciato a utilizzare il territorio molisano per attività di smistamento e transito.
Traffico di droga e armi: Negli anni ’80 e ’90, il Molise è stato utilizzato come via di passaggio per il traffico di droga, soprattutto lungo la costa adriatica. Alcuni clan campani hanno sfruttato l’area per attività di contrabbando.
Smaltimento illecito di rifiuti: A partire dagli anni ’90 diverse aree rurali sono state coinvolte nello smaltimento illegale di rifiuti, spesso organizzato da gruppi criminali campani o da personaggi senza scrupoli. Questo fenomeno, noto come “ecomafia”, ha avuto un impatto ambientale devastante per la popolazione. Il “registro dei tumori”, finanziato più volte dalle istituzioni regionali, ancora resta con dati parziali. Diverse operazioni di polizia e diverse indagini sono state realizzate per fare luce su questo fenomeno.
Influenza sui settori economici: il Molise ha visto (e vede) episodi di infiltrazione della criminalità organizzata nei settori dell’edilizia, degli appalti pubblici e del commercio, spesso con il coinvolgimento di clan – e di personaggi locali legati alle mafie – provenienti da altre regioni.
Operazioni di polizia: negli ultimi decenni, le forze dell’ordine hanno effettuato diverse operazioni per contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata in Molise. Questi interventi hanno spesso riguardato clan camorristici e pugliesi. Senza dimenticare legami con la ‘ndrangheta calabrese, per quanto riguarda i lavori pubblici.
Processi e indagini: Alcuni processi giudiziari hanno fatto emergere il ruolo del Molise come area di supporto logistico. Il territorio sembra essere di “appoggio” per organizzazioni esterne.
La criminalità organizzata in Molise è stata influenzata da dinamiche esterne, senza sviluppare un’identità propria. Non esistono – almeno secondo la documentazione ufficiale – mafie autoctone. La Regione resta ad alto rischio. Nel silenzio generale, non solo della politica ma anche di una popolazione silente, restano gli affari quarantennali di personaggi senza scrupoli. L’epopea della “terra felice” è terminata da tempo. Chi continua ad utilizzare queste parole lo fa solo per nascondere la polvere sotto il tappeto. Il termine “Felix” resta solo nell’inchiesta dei carabinieri di Venafro che, con dovizia di particolari, ha svelato gli affari con clan della camorra e i legami con la pubblica amministrazione.
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