Mentre si lascia che i bambini vivano nel disordine culturale della rete e si consuma la lunga agonia della comunità dei libri mentre è lecito augurarsi che la minima opportunità di un passaggio non traumatico verso l’oblio della lettura non vada sprecata in pervicaci conservatorismi o in dissennati avvenirismi molto accogliamo con favore quelle iniziative di impegno civile promosse dalle istituzioni volte a scongiurare situazioni sempre più diffuse di marcescenza del cervello dei ragazzi.
Il deterioramento cerebrale cui espongono i dispositivi digitali, a lume dei tanti studi scientifici segnatamente sugli smartphone, è ormai diventato una certezza. Nonostante i numerosi vantaggi offerti dagli smartphone, tra cui connettività sociale, sicurezza, efficienza nelle attività e intrattenimento, l’uso eccessivo può avere un impatto causale sul funzionamento psicologico. Gli smartphone potrebbero compromettere l’attenzione interrompendo ripetutamente le attività in corso e incoraggiando il media multitasking (1). Il multitasking cronico, ovvero il consumo di più di un elemento o flusso di contenuti mediali contemporaneamente, sta rapidamente diventando onnipresente, sebbene l’elaborazione di più flussi di informazioni in entrata sia considerata una sfida per la cognizione umana.
Il problema sembra particolarmente pertinente alla luce delle prove che la cognizione umana non è adatta a prestare attenzione a più flussi di input e a eseguire simultaneamente più attività (2)). Quindi, gli smartphone potrebbero danneggiare la salute mentale e il benessere soggettivo della persona sostituendo o interferendo con attività più sane, come la socializzazione (3).
Inizia il 26 marzo il corso “Leggere per Crescere – Un libro contro il deterioramento cerebrale. Le soluzioni della scuola al Brain-rot dell’era digitale”. Si tratta della prima iniziativa formativa rivolta ai docenti – voluta e organizzata dal Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura e realizzata dall’Osservatorio Carta, Penna & Digitale della Fondazione Luigi Einaudi – che affronta nella scuola secondaria di primo grado le problematiche (difficoltà di apprendimento, disturbi del comportamento e altro) causate negli alunni dall’abuso di dispositivi digitali, il “brain-rot”, deterioramento cerebrale: una vera emergenza, che l’Istituto Superiore di Sanità ha classificato in testa alle priorità d’intervento per il 2025. Il corso ha il sostegno del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) che lo diffonde fra i docenti con la piattaforma Sofia.
Si comincia mercoledì 26 marzo, alle 16:30, con la lezione “Il cervello che legge: neurobiologia della lettura in età evolutiva” del neurologo e psicoterapeuta Pierluigi Brustenghi. Lunedì 31 marzo il tema “Individuare difficoltà e disturbi dell’apprendimento: valutazione e diagnosi” sarà affrontato dall’esperto di DSA Andrea Di Somma. Il 7 aprile una doppia sessione. La prima affidata al componente dell’autorità garante per la protezione dei dati personali Agostino Ghiglia sull’Educazione Civica Digitale, quindi saranno presentate quattro case history di interventi realizzati in altrettante scuole italiane per prevenire e affrontare il tema del brain-rot.
A conclusione dell’iniziativa è previsto un assessment che coinvolgerà tutte le componenti intervenute, comprese rappresentanze dei genitori e degli alunni.
Gli incontri, in presenza, si terranno presso l’Istituto Comprensivo Borgoncini Duca di Roma
I dettagli e il form di iscrizione sono disponibili sulla piattaforma Sofia del MIM, tramite l’ID 146674. Le iscrizioni saranno accolte secondo l’ordine di arrivo fino a un massimo di 50 partecipanti entro la data del 23 marzo 2025.
Note:
1. Ophir E, Nass C, Wagner AD. Cognitive control in media multitaskers. Proc Natl Acad Sci U S A. 2009 Sep 15;106(37):15583-7. doi: 10.1073/pnas.0903620106
2. Marois R, Ivanoff J. Capacity limits of information processing in the brain. Trends Cogn Sci. 2005 Jun;9(6):296-305. doi: 10.1016/j.tics.2005.04.010
3. Sbarra DA, Briskin JL, Slatcher RB. Smartphones and Close Relationships: The Case for an Evolutionary Mismatch. Perspect Psychol Sci. 2019 Jul;14(4):596-618. doi: 10.1177/1745691619826535